Baby Reindeer è una serie comica/drammatica creata e interpretata da Richard Gadd, basata sul suo omonimo one man show e su una storia vera che l’ha coinvolto personalmente. Un prodotto di altissimo livello che è già diventato un vero e proprio fenomeno. Sotto la superficie comica, la serie affronta con intelligenza tematiche complesse, come lo stalking, la dipendenza, gli abusi e il trauma. Disponibile su Netflix.
TRAMA
Donny Dunn è un aspirante comico di quasi trent’anni, insoddisfatto della sua vita, che lavora in un pub e cerca, senza successo, di emergere come cabarettista. Durante un turno di lavoro, al bancone del pub, si presenta una donna, Martha, che chiede a Donny una tazza di tè. Non potendosela permettere (nonostante affermi di essere un noto avvocato) e suscitando la compassione di Donny, quest’ultimo gliela offre. Questo gesto di empatia scatenerà in Martha un morboso attaccamento nei confronti di Donny. Comincerà a stalkerarlo, a inviargli centinaia di email al giorno, pedinandolo senza sosta. Addirittura arriverà al punto di abusare di lui fisicamente. Questo costringerà Donny a fare i conti con traumi passati che lo hanno segnato profondamente. Cercherà di gestire le sue insicurezze e di risolvere una situazione spiacevole che sta distruggendo la sua vita e il rapporto con le persone che ama.
PERCHÈ VEDERE BABY REINDEER
Baby Reindeer è una serie scritta in modo impeccabile. I dialoghi, i personaggi, gli eventi…tutto è curato, ben strutturato e coinvolgente.
Partendo da un’esperienza personale, Richard Gadd mette in scena un’opera che bilancia perfettamente umorismo e tematiche delicate e complesse. Lo fa con onestà e intelligenza, mettendosi a nudo e riflettendo su certi tipi di insicurezze con cui tutti possono empatizzare.
Baby Reindeer utilizza il tema dello stalking per riflettere sul trauma e sulle ferite emotive che esso infligge. Come si reagisce di fronte al trauma e quali conseguenze, a livello personale e sociale, un trauma può provocare. Si parla di mancanza di autostima, di come spesso sia difficile uscire da una condizione che ci fa stare male. Spesso ci si rintana in una routine di sofferenza facendo finta che vada tutto bene, ci si accontenta di un dolore che diventa quasi abitudine e che ci logora dall’interno.
Si parla di empatia e fino a dove essa possa spingersi. L’empatia è un dono meraviglioso ma può anche esporre la nostra vulnerabilità e le nostre ferite a chi ci vuole fare del male. Va donata con parsimonia, alle persone giuste, senza permettere agli altri di approfittarsene.
Martha, interpretata da una grandiosa Jessica Gunning, diventa un vero e proprio simbolo: incarna tutto ciò di cui Donny, a livello inconscio, aveva bisogno. La dipendenza affettiva, l’ossessione di significare qualcosa per qualcuno, il desiderio di non essere più invisibile agli occhi degli altri. Seppur a livelli morbosi, Martha diventa per Donny un vero e proprio capro espiatorio su cui sfogare le sue insicurezze. Diventa la sua ragione di vita, seppur estremamente pericolosa e nociva.
La serie non si risparmia nel trattare tematiche particolarmente delicate. Il quarto episodio, a tal proposito, segna un netto cambio di tono rispetto alle prime tre puntate, molto più smaccate a livello comico. È un vero e proprio pugno nello stomaco che scava nello sconvolgente passato di Donny. Un passato di abusi, dipendenze e manipolazione psicologica e fisica, un passato che torna prepotentemente a tormentarlo appena Martha varca la soglia del pub.
Donny è un personaggio che vuole essere amato, compreso, aiutato. Ma ha paura di aprirsi, vede la sua vita come un fallimento e Martha diventa quasi una valvola di sfogo. Si parla di dipendenza, sia dalle sostanze ma anche da certi rapporti tossici che danneggiano irrimediabilmente una persona. Si parla di ambizione e di come essa possa offuscare la nostra vita, quando si punta talmente in alto da perdere di vista le cose che hanno davvero importanza.
Anche tecnicamente la serie è un piccolo, grande gioiello. La regia e il montaggio regalano spesso soluzioni creative e d’impatto, così come l’uso delle musiche e delle canzoni. C’è un grande utilizzo dei primi piani, atti a scavare nell’anima dei personaggi. Basta uno sguardo, un’espressione per comprendere a fondo lo stato d’animo dei protagonisti. Grazie soprattutto alle magistrali e intense interpretazioni di Richard Gadd e Jessica Gunning. Non mancano momenti estremamente divertenti, con battute taglienti di puro humour inglese.
Baby Reindeer è anche un inno alla sincerità verso se stessi e gli altri. Raccontarsi, mettersi a nudo e non reprimere le proprie emozioni è fondamentale per essere compresi e aiutati. Il monologo di Donny alla fine del sesto episodio è straordinario, emozionante e segna un vero e proprio momento di catarsi per il personaggio.
Il finale della serie è agrodolce, una perfetta chiusura del cerchio. Le insicurezze ci perseguiteranno sempre, che sia in grande o piccola misura. Non importa quanto possiamo reprimerle. Sta a noi decidere come affrontarle e se lasciare che influenzino la nostra vita in modo permanente.