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Approfondimenti

Pedro Almodóvar: tra desiderio, passione, trasgressione e dolore

Il cineasta spagnolo nei suoi film originali e liberi racconta il proprio mondo con maestria e stravaganza

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Pedro Almodóvar è il regista spagnolo più acclamato dal pubblico e dalla critica dentro e fuori dalla confini della penisola iberica. Dalla fine degli anni ’70 ad oggi ha raccontato tanto di sé e della vita in Spagna mettendo sotto i riflettori storie di donne, omossessuali, transessuali, tossici in un’epoca e in un paese in cui non era affatto comune.

Almodóvar

Nasce a Calzada de Calatrava (Castilla La Mancia) nel 1949 da una famiglia di umili origini. Lì passa l’infanzia per poi trasferirsi nella città di Cacéres (Estremadura) dove frequenta un collegio cattolico.

Questi luoghi ritorneranno in modo consistente nel suo cinema più “maturo” solo dai primi anni 2000, quando sente la necessità di tornare a parlare della sua terra e delle sue origini in film come La Mala Educación (2004), Volver (2006), Dolor y Gloria (2019) e Madres Paralelas (2021).

La movida madrileña

Conseguito il diploma lascia la provincia spagnola per la capitale Madrid. La sua gioventù coincide con movida madrileña tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli anni ’80 in un momento in cui la società spagnola era in fase di transizione e di rinascita dopo la dittatura franchista. Le strade di Madrid di notte si riempiono di giovani che frequentano locali, ascoltano musica rock e punk e vivono finalmente quella vita che prima era vietata. Sono gli anni della liberazione sessuale, dei movimenti femministi, della musica underground, delle riviste culturali indipendenti e del diffondersi delle droghe.

Almodóvar approda a Madrid proprio in quel momento e per mantenersi lavora per circa 12 anni alla Telefónica e in contemporanea in modo amatoriale gira i primi cortometraggi in Super 8.

L’esordio: Pepi, Luci, Bom e le altre ragazze del mucchio (1980)

Dopo tanti corti esordisce nel 1980 con un film trasgressivo e tutto al femminile. Pepi (interpretata dalla sua musa Carmen Maura) è una ragazza libera, ricca che all’inizio del film si offre sessualmente a un poliziotto in cambio del silenzio riguardo la coltivazione abusiva di marijuana sul suo balcone. La protagonista conosce la moglie del poliziotto, Luci, una casalinga murciana, segregata a forza in casa dal marito. Per farle cambiare mentalità le presenta una sua amica cantante rock punk, Bom, con la quale inizia una relazione.

Nel teatro di Madrid si scontrano la libertà sessuale e l’indipendenza di Pepi e Bom e i valori reazionari del marito di Luci che esercita in toto il proprio potere su Luci.

Pepi, Luci, Bom e le altre ragazze del mucchio (1980) | MUBI

Già dal primo film Almodóvar lavora su uno dei tratti che più caratterizza il suo cinema: la commistione di generi. Costruisce storie qui come nei film successivi che intrecciano la vita delle donne e delle persone emarginate dalla società, la passione e il sentimentalismo, il desiderio, il melodramma, la trasgressione, momenti comici e il dolore.

Gli anni ’80

Il regista spagnolo inizia ad affermarsi  in questo decennio prima nel suo paese e poi attraverso i festival e i premi in Europa e negli Stati Uniti. Tra i film più noti di quegli anni si inserisce L’indiscreto fascino del peccato (1983), una commedia nera sulle suore di un convento spagnolo.

Julieta Serrano, Marisa Paredes e Carmen Maura interpretano qui delle suore dai nomi antifrastici di penitenza (come Sor Rata e Sor Perdida) residenti in un convento sui generis in cui fa improvvisamente irruzione una cantante tossicodipendente da Madrid. Sono suore lontane dal racconto convenzionale: scrivono e leggono romanzi harmony e non testi religiosi, allevano una tigre, si drogano e non reprimono la propria libido sessuale.

Donne sull’orlo di una crisi di nervi (1988)

La pellicola debutta alla 45ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia in concorso dove ottiene un premio per la migliore sceneggiatura. Il film vince inoltre 5 premi Goya e riceve una candidatura agli Oscar come miglior film straniero.

Il regista si ispira all’opera teatrale La voce umana di Cocteau che a sua volta ha ispirato Rossellini nell’adattamento L’amore (1948) con Anna Magnani e che Almodóvar ha ripreso molto dopo nel cortometraggio The Human Voice (2020) con Tilda Swinton.

Questo film viene definito da lui stesso come l’unica vera e propria commedia che ha scritto e diretto. Pepa (Carmen Maura), un’attrice e doppiatrice amante di Ivan, il quale scappa dal suo appartamento (una sorta di piccola arca di Noé con animali non domestici nel centro di Madrid), dalla città e da sua moglie Lucia (Julieta Serrano). Pepa si mette alla ricerca di lui ma alla poi trova consolazione in altro.

La commedia alterna la leggerezza (il taxi kitsch che ritorna, l’estravaganza di Lucía, il carattere lunatico di Candela, il gazpacho che genera il sonno) con una non troppo velata critica al ruolo di madre e moglie che la società attribuisce alla donna (come nella pubblicità interpreta da Pepa del detersivo “Ecce homo”).

La donna per amore può essere spinta fino alla distruzione di sé a differenza dell’uomo la cui psicologia rimarrà sempre sconosciuta a Pepa:

“È molto più facile capire la meccanica che la psicologia maschile”

Mujeres al borde de un ataque de nervios (1988) | MUBI

I personaggi non riescono a comunicare tra di loro né in presenza né attraverso il telefono (oggetto caro al regista) che ci avvicina ma non risolve il problema della distanza e rende impossibile un confronto degno. Quindi forse vale la pena gettarlo dalla finestra.

Gli anni ’90

I film degli anni successivi come Légami! (1989) e Tacchi a spillo (1991) con Miguel Bosé e Kika – Un corpo in prestito (1993) riscuotono un discreto successo ma mai lo stesso di Donne sull’orlo di una crisi di nervi.

Ci si muove sempre tra dramma, ironia e critica dello status quo. Soprattutto in Kika in cui si struttura una vera e propria critica ante litteram ai mass media e della televisione spazzatura.

A partire dalla metà degli anni 90′ il suo cinema si fa più cupo e riflessivo con pellicole come Il fiore del mio segreto (1995) e Carne trémula (1997).

Nel primo il regista si sposta da Madrid facendo tornare la protagonista (Marisa Paredes) nella sua provincia (Estremadura) e nel secondo si apre per la prima volta alla riflessione sulla memoria storica spagnola. Il protagonista Victor (Liberto Rabal) nasce su un bus nel Natale del 1970 in una Madrid con le strade completamente vuote dove si è dichiarato lo stato di emergenza, mentre nel finale le strade della città nel Natale di ventisei anni dopo sono gremite di persone libere senza più paura del potere dopo tanti anni la fine della dittatura.

Tutto su mia madre (1999)

Grazie a questo film vince il suo primo Oscar nel 2000 con accanto sul palco due suoi grandi attori Penélope Cruz e Antonio Banderas.

Tutto su mia madre è l’apoteosi della sua maturazione come regista e una summa del percorso intrapreso sin ora. Il film ha al centro la vita di Manuela (Cecilia Roth), un’infermiera argentina e madre single di Esteban, un diciassettenne con la passione per la scrittura.

Per il suo compleanno la madre esaudisce il desiderio del figlio di andare a teatro insieme a vedere l’opera Un tram chiamato desiderio di Tennessee Williams interpretato dall’attrice Huma (Marisa Paredes). Qui il figlio muore in un tragico incidente e Manuela decide immediatamente di lasciare la sua vita a Madrid e andare a Barcellona per ricostruirsene una nuova. Lì ritroverà l’amica di una vita Agrado (Antonia San Juan) e conoscerà la giovane Rosa (Penélope Cruz).

Tutto su mia madre», 20 anni da cult: trailer, analisi, scene top | GQ Italia

Al centro ci sono le donne, ma più nello specifico la loro capacità di superare il dolore, aiutare gli altri e mettersi a servizio di chi ha bisogno. Il film è dedicato alle donne e alle madri:

“A Bette Davis, Gene Rowlands e Romy Schneider, a tutte le attrici che hanno fatto le attrici, a tutte le donne che recitano, a tutti gli uomini che recitano e si trasformano in donne, a tutte le persone che vogliono essere madri. A mia madre”

Un altro personaggio memorabile del film è Agrado che alleggerisce i toni drammatici del film, ma ci invita anche a riconoscerci ed essere sempre noi stessi:

 Mi chiamano Agrado perché per tutta la vita ho sempre cercato di rendere la vita gradevole agli altri. Oltre che gradevole sono molto autentica. […] Quello che stavo dicendo è che costa molto essere autentica signora mia… e in questa cosa non bisogna essere tirchie, perché una più è autentica quanto più somiglia all’idea che ha sognato di se stessa.”

Gli anni 2000

I primi film del nuovo millennio sono dei grandi successi. Parla con lei (2002), il film su due uomini che accudiscono due donne in coma, vince un Oscar per la miglior sceneggiatura.

Nel 2004 esce La mala educación, film in cui si racconta la storia di un amore omossessuale nato nei dormitori di un collegio tra Enrique e Ignacio (Gael García Bernal) divisi però da un prete pedofilo Padre Manolo. La storia si muove tra diverse stratificazioni del passato (l’infanzia in collegio, i loro incontri successivi) e il presente in cui è presente un mistero.

Volver (2006)

Nel 2006 viene presentato al Festival di Cannes Volver (2006), che vince il premio per la migliore sceneggiatura e per la migliore interpretazione femminile al gruppo di attici protagoniste. Raimunda (Penélope Cruz) uccide il marito che aveva tentato di abusare della figlia e continua la sua vita senza di lui lavorando in un ristorante, mentre nel frattempo lo spirito della madre ritorna e la riconduce nel suo paese materno in Castiglia la Mancha da cui era andava via da giovane.

È un ritorno alle origini, alla sua famiglia, al ricordo della madre e a quel tempo passato con le donne del suo paese.

Volver: recensione del film

Le pellicole successive ottengono meno il favore del pubblico e della critica, ma in esse c’è sempre una componente più drammatica e cupa che comica e di critica dei primi anni della sua carriera, come in  Gli abbracci spezzati (2009) e La pelle che abito (2011).

Con Dolor y gloria (2019) e Madres paralelas (2021) il regista ha rivisitato il proprio passato nel primo film, mentre nel secondo si rivisita esplicitamente per la prima volta il tema della Guerra Civile verso coloro che si sono opposti ai franchisti. Alla fine del film il regista cita Eduardo Galeano (scrittore e giornalista uruguaiano):

«Per quanto si tenti di ridurla al silenzio, la storia umana si rifiuta di tacere»

I film in inglese

Potremmo dire che, dopo i due cortometraggi The Human Voice (2020) e Strange Way of Life (2023) e con la notizia del nuovo film che girerà negli Stati Uniti con Tilda Swinton e Julianne Moore, siamo davanti a una svolta nella carriera del regista.

Con tantissimi film alle proprie spalle e all’età di 74 anni Pedro Almodóvar si sente pronto a girare per la prima volta negli Stati Uniti un film in inglese con un cast stellare. Dopo tante sfide e film coraggiosi il regista vuole ancora vivere il cinema e la regia da protagonista.

 

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