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Animazione

Animazione italiana: il governo rimuove gli investimenti al settore

Cartoon Italia annuncia il taglio delle sottoquote all'animazione da parte del governo, provvedimento che mette a rischio un intero settore

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Cartoon Italia animazione governo

Il settore dell’animazione italiana è stato messo a rischio da una delibera del governo italiano, che ha rivisto il Testo unico dei servizi media audiovisivi. I finanziamenti da parte dello stato che avevano sovvenzionato fino ad ora le televisioni private consentendo al settore di stare in piedi sono stati cancellati. Ad essere colpite da questo provvedimento sono, nello specifico, le televisioni private e le piattaforme online di streaming, che si vedranno private delle sottoquote di programmazione e investimento.

Sono stati i referenti di Cartoon Italia, l’associazione nazionale produttori d’animazione, a segnalare il problema. Si sono mostrati piuttosto perplessi dal momento che, a detta loro, il Ministero della Cultura si era già espresso in favore delle sottoquote per l’animazione.

Maria Carolina Terzi Cartoon Italia

Posti di lavoro a rischio per il settore dell’animazione italiana

Maria Carolina Terzi, la presidente di Cartoon Italia, nelle sue dichiarazioni a La Stampa non ha usato mezzi termini per condannare la decisione

“Non comprendo la scelta di questo Governo di mettere in ginocchio un comparto industriale che consta di oltre 50 aziende che dà lavoro a 6.000 giovani con un’età media tra i 20 e i 30 anni e che crea contenuti per bambini veicolando i valori che appartengono alla nostra tradizione culturale. Dal governo una miopia che impedisce la crescita naturale e necessaria per un comparto industriale e creativo, eccellenza del made in Italy”.

A rischio sarebbero, insomma, numerosi posti di lavoro soprattutto fra i più giovani. E questa decisione del governo, c’è da dire, stride un po’ con la politica portata avanti dallo stesso, andando a colpire un settore importantissimo per la formazione dei più piccoli. Formazione che sarà evidentemente delegata, si intende, ai colossi dell’animazione americano e asiatico. Anche in Francia, così come prima in Italia, sono previste delle sottoquote da parte dello stato per il finanziamento dei progetti d’animazione. Non è un caso che l’industria francese sia fra le più in rilievo negli ultimi anni, con numerosi e variegati progetti che stanno riscuotendo successo. Un panorama di grande sperimentazione che dimostra grande attenzione da parte del governo francese per la cultura cinematografica.

Questa decisione del governo italiano, peraltro, non fa che confermare la RAI come unico rilevante investitore del settore. Che è una magra consolazione, visto e considerato che i prodotti d’animazione italiana sono già piuttosto scarsi e questo non fa che limitare enormemente l’emergere di nuovi progetti.

 

Andrea Occhipinti Lucky Red

Fuga di cervelli all’estero

Andrea Occhipinti, CEO di Lucky Red, ha commentato a sua volta questo provvedimento.

«È un vero peccato che in Italia non si comprenda l’importanza che ha la produzione di animazione, un linguaggio molto apprezzato dal pubblico come dimostrano gli incassi. Le società italiane sopravvivono con Rai Kids e lavorando per produzioni straniere. Alcune delle nostre eccellenze e talenti nel campo sono emigrati all’estero, mentre tutti gli altri Paesi europei sono diventati grandi produttori e esportatori di film e serie, sia per bambini, che per adulti. L’animazione è la forma di cinema più facile da esportare, ha spesso un linguaggio universale dove il doppiaggio non è un problema».

Anche quello evidenziato da Occhipinti è un altro enorme problema. È purtroppo risaputo fra chi lavora nel settore che è estremamente difficile ottenere un impiego rimanendo in Italia. Molti di coloro che si specializzano in Italia per lavorare nel campo dell’animazione si vedono spesso costretti a fare i conti con il fatto che bisogni poi andare all’estero. La Francia è una delle principali attrattive, ma naturalmente molti decidono anche di trasferirsi in America. Quel che accadrà a causa di questo provvedimento è che il fenomeno della fuga di cervelli si intensificherà, mentre sempre meno potenziali artisti saranno disposti a tentare la carriera di animatori.

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