fbpx
Connect with us

Mubi Film

‘World of glory’: la caduta infernale dell’impiegato medioborghese

Su MUBI il cortometraggio di Roy Andersson è una piccola perla che mette in mostra la genesi dell’alienazione

Pubblicato

il

Tutti i grandi hanno iniziato da qualche parte.

David Lynch è partito dalle arti visive e da curiose sperimentazioni nell’animazione. In The Alphabet c’erano già i semi stilistici e gli intenti del suo film esordio, Eraserhead.

È diventato un esempio da manuale il secondo lungometraggio di Steven Spielberg: con un misero budget di 450.000 dollari, Duel presentava già quel guizzo geniale e una passione per l’epicità della narrazione proprie del regista di Lo Squalo.

Più in generale, vi sono autori nel panorama cinematografico che coltivano il loro stile e la loro poetica, maturando di film in film una serie di qualità e di tematiche ricorrenti che li identificano e li rendono riconoscibili.

In uno dei tanti recuperi salvifici del catalogo MUBI, il corto World of Glory (1991) di Roy Andersson è esemplificativo della nascita di un genere autoriale come quello del regista svedese.

La vita scorre breve per i grigi omuncoli svedesi

Nella periferia di una città svedese, uomini donne e bambini vengono caricati nudi su un camion/camera a gas per essere uccisi, sotto lo sguardo impassibile della folla. Tra gli spettatori, un omuncolo pallido si gira e guarda in camera. Da quel momento ci offre un tour guidato per i quadri magrittiani della sua vita: il matrimonio, il lavoro, i rapporti familiari, le sue attività quotidiane. A mano a mano che l’uomo si spoglia di fronte a noi assistiamo alla sua caduta nella follia: una particolare forma di pazzia auto-prescritta dall’uomo medio borghese che ha venduto tutto per ricevere niente.

In questa caduta all’inferno l’anonimo impiegato assiste passivo alla morte delle nude vittime della camera a gas, come alla scritta “volvo” tatuata sulla fronte del figlio per finanziare il suo futuro da tennista.

In World of Glory, l’omuncolo medioborghese anni ‘90 non è lo yuppie senza pensieri, abbronzato e sorridente. È un impiegato grigio, in una grigia città, con una grigia vita piena di dolori non suoi e di ingiustizie che non lo riguardano, nonostante sia in prima linea, nel suo essere spettatore, ma passivo.

Con un ritmo alienante accompagnato da una melodia ripetitiva che pian piano diventa sfarzo religioso, World of Glory (il cui titolo originale svedese è Lovely is the Earth, “lieta è la terra”, tratto proprio da un inno cristiano) riflette sul macabro della nostra esistenza in società, in un racconto consequenziale di tragedie personali e sociali.

Hai pensato sempre a tutto Roy?

Se si guarda a World of Glory oggi, con alle nostre spalle la conoscenza di film come Canzoni del secondo piano, Un piccione seduto su un ramo riflette sull’esistenza (leone d’oro alla 71ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia) e Sulla infinitezza, la genealogia del desiderio estetico e di contenuto di Andersson si dipana di fronte a noi e scopriamo che essa ha radici ancora più profonde di quelle registrate nel corso degli anni 2000 con i suoi lungometraggi.

Omuncoli pallidi e stralunati come protagonisti. Divisione del racconto in brevi quadri statici e inquieti. Telecamera fissa. Recitazione straniante. Sguardi in macchina giudicati e giudicanti. Un tappeto musicale ripetitivo e alienante, a tratti orrorifico. Una relazione di irrealtà e di cruda critica alle brutalità sottili della società tardocapitalista.

Tutti gli elementi della poetica di Andersson sono già palesati in World of Glory, come un anticipo di un cinema che verrà.

Preludio dei successivi studi sull’alienazione umana, World of Glory è un corto devastante, ma contraddistinto da una cupa ironia.

Tra spazi pubblici e privati, l’opera espone l’insensibilità grottesca di un uomo e, per estensione, della società contemporanea, in un inno religioso alle maschere medioborghesi che il protagonista si sente costretto a portare, in un’epoca a metà tra la corte del Re Sole, la seconda rivoluzione industriale e l’alba del 2000.

Presentato nel 1991 al Gothenburg Film Festival, il cortometraggio World of Glory di Roy Andersson è disponibile su MUBI nella sezione “Grandi nomi per piccoli film”.

Trova qui tutte le recensioni su Taxi Drivers del catalogo Mubi.

Scrivere in una rivista di cinema. Il tuo momento é adesso!
Candidati per provare a entrare nel nostro Global Team scrivendo a direzione@taxidrivers.it Oggetto: Candidatura Taxi drivers

  • Anno: 1991
  • Durata: 17'
  • Genere: Cortometraggio
  • Nazionalita: Svezia
  • Regia: Roy Andersson