Il nome di Joachim Trier da un po’ di tempo è sulla bocca di tutti gli appassionati di cinema. Con The Worst Person in the World (2022), il regista norvegese si è fatto conoscere a livello mondiale e sembra, almeno per ora, aver confermato le voci di coloro che già dai sui primi lavori lo avevano inquadrato come una delle nuove voci più interessanti del cinema europeo. La pellicola con Renate Reinsve va a chiudere la cosiddetta “Trilogia di Oslo”, di cui i primi due capitoli sono Oslo, August 31st (2011). E appunto Reprise (2006).
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LA TRAMA DI REPRISE
Oslo. Erik (Espen Klouman Høiner) e Philip (Anders Danielsen Lie) sono migliori amici tra loro. Fin da piccoli condividono gli stessi gusti letterari e la passione per la scrittura. Tuttavia, se Erik colleziona un rifiuto dietro l’altro dalle case editrici, il romanzo di Philip viene subito accettato e diventa un successo istantaneo. Inevitabilmente, i due si allontanano. Per Erik inizia un periodo di rinascita e di ricerca, mentre per Philip una fase carica di stress e di attaccamento morboso alla fidanzata, Kari. Passano i mesi, i due si vedono poco. Fino al giorno in cui arriva la notizia che Philip è stato ricoverato in un ospedale psichiatrico.
L’ARTE DELLA RIFLESSIONE
Nel 2012, nel corso di un’intervista, Trier aveva elencato i suoi dieci film preferiti, i dieci film che più lo aveva ispirato. Tra questi: Annie Hall (Woody Allen, 1977), Hiroshima Mon Amour (Alain Resnais, 1959), La Notte (Antonioni, 1961), Persona (Ingmar Bergman, 1966)… Di fronte a questi titoli, manifesti di poetiche, sembra quasi già di intuire con che tipo di film si ha a che fare.
Reprise è un film con frequenti cambiamenti temporali e spaziali. Si passa ad una scena all’altra assecondando i pensieri dei personaggi e il loro tono. Da questo punto di vista regia e sceneggiatura, scritta a quattro mani con Eskil Vogt, non tradiscono mai le aspettative. Il conflitto, seppur molto sottile, tiene attaccati allo schermo e alle personalità in gioco.
Reprise racconta frammenti di vita e di psicologia, ricordi, incubi e sogni. È un “patchwork” estetico e concettuale, con cui si parla di letteratura attraverso il cinema e si fa cinema in modo letterario. È una riflessone malinconica su domande esistenziali quali l’amore, l’ambizione, la memoria e l’identità. Il tutto contaminato da un’impronta punk.
Il successo precoce di Philip e la ricerca spasmodica di affermazione da parte di Erik sono due facce della stessa medaglia; vale a dire il ragionamento sul settore artistico letterario e su ciò che serve per affermarsi. Il mentore dei due è il grande scrittore Sten Egil Dahl, che, aldilà del successo, altro non è che un anziano eremita, quasi incapace di comunicare con le persone e di empatizzare con loro.
Reprise gira tutto attorno a questa fondamentale domanda: “Cosa sei disposto a fare per eccellere? Cosa serve per essere uno scrittore oggi?”
TRAILER: https://www.youtube.com/watch?v=J6xhnSp5Gdw