Disponibile dal 5 aprile 2024 su AppleTV+, Sugar riporta in scena Colin Farrell, a distanza di un anno dall’apprezzatissimo Gli spiriti dell’isola e in attesa della serie The Penguin. L’attore irlandese interpreta un personaggio che gli calza a pennello, acuto e affascinante, e che funge da guida agli eventi per lo spettatore. E il progetto deve essergli piaciuto tanto, per prenderne parte anche in veste di produttore esecutivo. Dettaglio che ci fa pensare (o sperare) che lo stesso Farrell abbia contribuito a creare il protagonista e a sentirlo più suo.
Ideato da Mark Protosevich (Thor), Sugar si sviluppa in otto episodi ed è ambientato a Los Angeles, location perfetta per raccontare le vicissitudini di un investigatore privato d’altri tempi – sebbene la serie sia contemporanea, l’atmosfera che la avvolge sa di anni Quaranta.
Sugar | La trama
John (Farrell) lavora come detective privato. Il mestiere lo conosce bene e sa come far quadrare le cose. La violenza non fa parte del suo modus operandi – sarà forse un caso che il suo nome sia Sugar? – nonostante sia talvolta costretto a ricorrere a metodi poco ortodossi.
In procinto di abbandonare questo stile di vita e di concedersi una meritata e attesa “pensione”, si imbatte in un caso che lo colpisce, nella Città degli Angeli. Olivia Siegel (Sydney Chandler), nipote del celebre produttore hollywoodiano Jonathan Siegel (James Cromwell), è scomparsa senza lasciare tracce.
La missione viene prima.
Da esperto conoscitore e grande appassionato di cinema, Sugar non può assolutamente rifiutare una simile proposta di lavoro. Nel corso delle sue indagini, emergeranno segreti e misteri legati al nome della famiglia (e non solo), mettendolo di fronte a una situazione sempre più difficile da gestire.
Tra omaggi e citazioni, un prodotto sopra la media
Il primo elemento a rendere Sugar un prodotto sopra la media è la regia. L’omaggio al grande cinema del passato, a quei classici che hanno fatto (e ancora rappresentano) la storia della Settima Arte, ne costituisce, al tempo stesso, la cifra stilistica e l’originalità.
L’ottimo lavoro di montaggio crea questo continuo parallelo tra le vicende del protagonista e le trame di alcuni indimenticabili capolavori, solleticando la curiosità e l’interesse dei cinefili più esperti. John diviene, in maniera graduale e a tutti gli effetti, una delle figure che ama tanto, con cui è cresciuto e grazie alle quali ha assunto determinati atteggiamenti.
Col suo completo, quasi sempre immacolato e spesso ammirato, il detective ostenta un particolare carisma, che gioca a suo favore e lo fa piacere al pubblico.
Cosa aspettarsi da Sugar
Aiuta nello scopo anche la caratterizzazione: le sfumature del personaggio emergono un poco alla volta, insieme alle esperienze e ai traumi che lo hanno reso l’uomo che vediamo. Un uomo segnato dal passato, ma deciso a credere nelle seconde occasioni, nella possibilità di un finale diverso, magari migliore.
Nel corso della narrazione vengono sollevati vari temi, dalla solitudine alla paura, dall’amicizia alla famiglia. Il ritmo cresce andando avanti – il vero salto sembra verificarsi dal terzo episodio – modellando la serie da un genere a un altro.
Se il punto di partenza è il crime, ben presto si arriva al thriller, venato di tinte legal, e all’action più puro, seppur debitore a un’epoca differente dall’attuale. Nostalgica, raffinata, suggestiva, la serie in questione riesce a coinvolgere e affascinare, con i suoi inserti in bianco e nero, la voce over e un mistero che tiene tutti col fiato sospeso.
*Salve sono Sabrina, se volete leggere altri miei articoli cliccate qui.