Si è tenuta al Rome International Documentary Festival, ‘Montare il conflitto’, masterclass presentata dal produttore, montatore Beppe Leonetti, da Annalisa Forgione, insegnante al centro sperimentale di cinematografia, e dal professore Roberto Perpignani, montatore e fondatore del corso di montaggio al centro sperimentale.
Rome International Documentary Festival: di cosa si è parlato a ‘Montare il Conflitto’
L’idea della masterclass parte dalla visione di ‘20 Days in Mariupol‘ (20 giorni a Mariupol), un film documentario ucraino del 2023 diretto da Mstyslav Chernov. L’idea di Chernov è stata quella di documentare e mandare immagini ai giornali e notiziari di tutto il mondo occidentale, mostrando gli avvenimenti dei primi 20 giorni dell’invasione della Russia in territorio ucraino.
‘‘Una delle prime cose che mi ha colpito è come il significato delle immagini cambi a seconda del contesto in cui vengono visualizzate ed in base al montaggio che gli viene dato. Personalmente ho avuto l’impressione che le immagini mostrate al telegiornale fossero meno potenti’’.
Sono le parole di Beppe Leonetti, che riflette su una quesione interessante, che in qualche modo apre il dibattito. Quanto le immagini al telegiornale sono potenti rispetto a quelle del film?
Le scelte del montatore, che ad una prima visione possono sembrare strane, in realtà sono essenziali. Mostrano dettagli che rendono il racconto molto più realistico e vivo.
Durante il dibattito, Annalisa Forgione ha notato il confronto tra materiali che nel documentario ci vengono illustrati come in presa diretta e le news al telegiornale, soggette ad impaginazione (quindi incorniciate dai testi), al sonoro e alle voci dei cronisti che raccontano ciò che si sta vedendo. ‘Quindi proprio una contestualizzazione che diventa predominante rispetto all’immagine stessa.’

Presentando il testo di Roberto Perpignani, in cui si parla dell’attentato dell’11 settembre 2001 alle Torri Gemelle, c’è una riflessione che riguarda il secondo tema della masterclass.
Anche prima venivano messe in dubbio le immagini ai notiziari al mondo occidentale, davano una sensazione di qualcosa ‘già vissuto’ attraverso i film. C’era una spettacolarizzazione degli eventi. Da lì in poi, la messa in dubbio delle immagini reali è diventata una costante.
L’intervento di Perpignani si apre proprio dall’obiettivo che lo spettatore si deve porre, riconsiderando il proprio ruolo di osservatore. Partire dalla costruzione di una documentazione. Utilizzare le immagini con il massimo della serietà, per far si che si abbiano degli elementi sui quali costruire la propria interpretazione.
‘‘Essere consapevoli che le scelte del montatore, il modo in cui gestisce il racconto, ha un’influenza su ciò che narra e di conseguenza su ciò che si vede, affrontando la questione di come si trova il montatore di fronte alla morale’’
Secondo Annalisa Forgione, il discorso del montaggio va di pari passo con la morale. ’Manipolatori siamo tutti perché quasi stare al mondo è manipolare’. Il montatore, però, dovrebbe costruire un racconto partendo dagli elementi, per dargli una forma e ricostituirne il senso.
”Se mi capitasse di essere chiamata per un film che mi sembra di avere un contenuto o un punto di vista che repelle al mio stare al mondo, io non lo faccio. Quindi credo che ci sia una scelta rispetto a questo”
La masterclass del Rome International Documentary Festival si è conclusa con l’analisi della parola ‘Conflitto’:
‘Conflitto viene dal latino cum-fligere, ma oggi noi diamo al termine il significato di urtare, contrastare, combattere, richiamando immagini di vincitori e di vinti e di competizione negativa. Ma è interessante notare che l’altro significato di conflitto è incontrare, mettere a confronto”