Il corto Ivalu scritto e diretto dal regista danese Anders Walter e co-diretto da Pipaluk K. Jorgensen, dopo la presentazione al pubblico del Pop Corn Festival del Corto, è approdato al Sentiero Film Factory. Tratto dall’omonima graphic novel di Morten Durr e Lars Horneman, la trasposizione cinematografica, conserva la stessa grazia nel far parlare le immagini dove le parole non possono arrivare, nel racconto dell’indicibile. Tra i paesaggi mozzafiato della fredda Groenlandia, in cui la vicenda si ambienta, si celano minacciosi crepacci, in grado di far precipitare negli abissi.
Il corvo e altri segni premonitori
Pipaluk e Ivalu sono sorelle, bambine spensierate che si rincorrono tra le rovine, raccolgono mirtilli sulle montagne, pescano d’estate sui fiordi prima che ghiaccino. Mentre tutti si adoperano nella piccola cittadina danese, per prepararsi all’arrivo della regina, Pipaluk è sulle tracce della sorella che sembra essere scomparsa. Di lei restano solo disegni a matita nera appesi al muro della loro cameretta condivisa e il costume folkloristico indossato alla sua cresima, che ancora trattiene il suo profumo. Un corvo la accompagna nella ricerca, dalle montagne al mare, dove Ivalu raccontava che riusciva a vedere una madre accogliente dai capelli arruffati. Il sound design avvolgente e una fotografia calda a contrasto con le distese ghiacciate attraversate affannosamente da Pipaluk, immergono lo spettatore in un’atmosfera sospesa e magica. Scivoliamo su un velo di ghiaccio che il finale farà crollare sotto il peso di una dura verità.

Ivalu
Il punto di vista
Il racconto si configura come un viaggio interiore di Pipaluk, una confessione sussurrata e dolorosa in voice over allo spettatore, una lettera d’amore alla amata sorella Ivalu. Le immagini si configurano solo come visioni e sogni funzionali all’elaborazione di un’assenza. Il punto di vista fortemente soggettivo svela lentamente una realtà di abusi sottaciuti e di un gesto estremo mai reso esplicito ma sempre trasfigurato in tono favolistico. Viaggiando a ritroso nei suoi ricordi, la solitaria Pipaluk scova i segni del male contro cui la piccola Ivalu combatteva silenziosamente: uno sguardo di troppo, le lacrime in notti insonni, un’improvvisa esplosione di violenza. Il viaggio di Pipaluk si conclude con un grido senza suono, innocente e disperato allo stesso tempo, custodito dal corvo e dalle pareti rocciose di una desertica Groenlandia.