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Interviews

‘Il Rapimento’ Intervista a Daniela Goggi e Rodrigo De La Serna

In occasione della presentazione ufficiale alla Mostra del Cinema di Venezia 2023 e dell'uscita su Paramount+, ecco la nostra intervista esclusiva a Daniela Goggi e Rodrigo De La Serna, regista e interprete de Il Rapimento.

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In occasione della presentazione a Venezia 80 de Il Rapimento (El Rapto), abbiamo ottenuto un’intervista esclusiva a Daniela Goggi e a Rodrigo De La Serna, rispettivamente regista e protagonista della pellicola.

Disponibile su Paramount+, dal 3 novembre 2023, il film ha gareggiato nella sezione Extra ed è passato per i maggiori festival del mondo, da Toronto al San Sebastian, riscuotendo ovunque un (meritato) successo di pubblico e critica.

L’opera prima dell’argentina Goggi, liberamente ispirata al romanzo El Salto de Papa di Martin Sivak, racconta un periodo storico particolare e difficile, quali gli anni Ottanta in Argentina, attraverso le vicissitudini di una famiglia.

‘Il Rapimento (El Rapto)’: dopo Venezia, arriva su Paramount+

Il rapimento | Intervista a Daniela Goggi e Rodrigo De La Serna

Ma andiamo a scoprire cosa ci hanno raccontato la regista e il suo interprete – noto ai più per il ruolo di Palermo ne La casa di carta – circa la realizzazione e l’importanza del progetto.

Come è nato il progetto e conoscevi già il libro?

DANIELA GOGGI: Era un libro molto venduto in Argentina e mi colpì la relazione tra padre e figlio, dal punto di vista di quest ultimo. Ho la stessa età dell’autore del libro e ho iniziato a riflettere su come questa generazione ha vissuto la conseguenza della democrazia.

Mi interessava raccontare anche i duelli ideologici che i miei genitori hanno affrontato nel mezzo di una dittatura e il costo che hanno pagato.

Il film comunque è idealmente ispirato al libro, che è stato un pretesto per iniziare a raccontare come il processo storico e politico abbia impattato sulle famiglie. Il ritorno alla democrazia significava anche raccontare tutto quello che ha fatto la dittatura e che ha attraversato le vite delle persone.

L’importanza di raccontare una storia

Quanto è importante raccontare simili storie, non solo per farle conoscere, ma anche per trasmettere un messaggio?

RODRIGO DE LA SERNA: Non penso che sia la trasmissione di un messaggio l’aspetto più importante, quanto piuttosto la necessità di raccontare una storia individuale a livello artistico e poi da lì si passa a anche a quello sociale.

In quanto individui apparteniamo a un determinato gruppo, a una comunità, e trasmettiamo quello che viviamo.

Per cui riflette anche delle inquietudini, preoccupazioni o interessi a livello generazionale. Quindi non si tratta di trasmettere un messaggio, quanto rivisitare una parte della nostra storia e tentare di illuminare delle zone del nostro passato che sono rimaste in ombra, per capirle meglio noi e magari per invitare a riflettere.

Tra emozioni e supereroi

Come avete lavorato per creare questa emotività forte? Il film è stato girato in sequenza?

DG: Il piano delle riprese non tiene conto della continuità emotiva e questo l’attore lo sa. La cosa più affascinante di questa specie di Frankeinstein che è il processo delle riprese è che tutti sappiamo sempre esattamente qual è il momento emotivo in cui ci troviamo. Rodrigo è un grandissimo attore e non ha alcun problema, e tutta la messa in scena lo segue. La macchina da presa sa esattamente come muoversi quando è il momento di pace o di disperazione e incertezza.

Come avete lavorato sulla costruzione del personaggio? Avevate dei modelli di riferimento?

RDLS: Si tratta di fare un lavoro di assemblaggio, di riunire il maggior numero di informazioni, riversandole nel personaggio al dettaglio, nelle inflessioni, nei gesti, nel linguaggio. Comunque è un ‘epoca che abbiamo attraversato da bambini, per cui ci accostiamo con intimità e vicinanza, non è stato tanto difficile.

C’è un aspetto importante di cui abbiamo parlato molto: lo studio molto clinico del modo di parlare, dei verbi che venivano usate, le pause. Era una generazione più colta e aveva un modo più formale, molto solenne, di esprimersi.

Aveva una grande formazione intellettuale, psicoanalitica. All’epoca veniva vista male la superficialità, tutto doveva essere approfondito, anche il modo di versare il caffè e girare il cucchiaino nella tazzina.

Un’ultimissima curiosità: nel film la figlia piccola è convinta di avere dei superpoteri, voi avete mai sognato di averne uno?

RDLS: Poter parlare con gli animali e fare in modo che mi obbediscano… Lo desidero ancora a dire il vero! (ride, ndr.)

DG: Diventare invisibile.

*Sono Sabrina, se volete leggere altri miei articoli cliccate qui.