Vincitore di ben sei Nastri d’argento, tra cui quello per il miglior film e la miglior regia, approda in blu-ray Rapito. Presentato in anteprima al Festival di Cannes 2023, un cupissimo lungometraggio che apre nella Bologna del 1852 per raccontare una storia vera. La storia di Edgardo alias Enea Sala, bambino di sette anni facente parte della famiglia Mortara nel quartiere ebraico della città. L’Edgardo che, secondo le dichiarazioni di una domestica, a sei mesi, ritenuto in punto di morte, venne segretamente battezzato.
Fatto che lo porta, per ordine del cardinale, ad essere preso nel 1858 dai soldati del Papa.
Il motivo? La legge papale è inappellabile: deve ricevere un’educazione cattolica. E da qui, stimolato da un libro di Vittorio Messori che difende la scelta cattolica di Sua Santità, Marco Bellocchio concretizza il tutto. Oltre due ore e dieci di visione in cui i genitori del piccolo fanno di tutto per riaverlo. Sostenuti dall’opinione pubblica e dalla comunità ebraica internazionale in una battaglia che finisce per assumere una dimensione politica. Perché Rapito testimonia ancora una volta l’attrazione dell’autore de Il traditore nei confronti delle combinazioni di politico e privato.

Quelle stesse combinazioni che hanno caratterizzato, tra gli altri, Esterno notte e i suoi film riguardanti il Fascismo. Combinazioni qui rappresentate dal crollo di un potere temporale, ovvero quello del Papa. Del resto, cerca in qualche modo di difendersi tramite il rapimento in questione per affermare la sua autorità agli sgoccioli, con lo Stato Pontificio prossimo alla dissoluzione. Un Papa Pio IX incarnato in questo caso da Paolo Pierobon, all’interno di un ricchissimo cast comprendente Barbara Ronchi, Fausto Russo Alesi e Filippo Timi.
Senza contare Fabrizio Gifuni nel piccolo ruolo di Pier Gaetano Feletti e un insolito Paolo Calabresi drammatico in quello di Sabatino Scazzocchio.
Al servizio di un’operazione non priva neppure di suggestive situazioni, quasi fantastiche, come quella del Gesù che scende dalla croce. Mentre, in mezzo all’inconfondibile cura estetica bellocchiana, risultano evidenti i riferimenti ad una certa pittura italiana ottocentesca. A cominciare dalla breccia di porta Pia dichiaratamente ispirata a Michele Cammarano. Con musiche di Fabio Massimo Capogrosso che provvedono poi ad accentuare ulteriormente i toni tragici di Rapito. Distribuisce Eagle pictures, corredando il disco di ventuno minuti di backstage quale contenuto speciale.