Giorgio Diritti arriva oggi a Venezia con il suo Lubo, l’ultimo film italiano in concorso che racconta una storia basata su fatti realmente accaduti.
Protagonista assoluto del film è Franz Rogowski, ancora una volta estremamente convincente ed amatissimo dal pubblico.
Un film ambientato in Svizzera tra il 1939 e il 1959, che narra la tragedia di Lubo un artista di strada Jenish ( comunità nomade Svizzera ) al quale vengono strappati i figli dopo un arruolamento forzato nell’esercito elvetico allo scopo di difendere i confini nazionali dal rischio di un’invasione tedesca.
Il famigerato programma di rieducazione nazionale per i bambini di strada ha permesso alla polizia di uno dei paesi più progrediti del mondo di macchiarsi di questo abominevole crimine.
In conferenza stampa immancabile Paolo del Brocco per Rai Cinema, gli attori Valentina Bellè e Franz Rogowski ed il regista Giorgio Diritti hanno risposto alle domande della stampa.
Moderatrice: “Hai raccontato una vicenda storica che pochissimi conoscono; quando hai incontrato questo libro e come ci hai lavorato?”
Giorgio Diritti:”Alcuni anni fa, una amica, mi ha parlato del romanzo di Mario Cavatore che narrava questa vicenda così particolare.
Ho avuto l’occasione di incontrare Mario con il quale ho condiviso delle belle serate di chiacchere fino a quando è rimasto con noi perchè purtroppo adesso non c’è più.
La vicenda si svolge in Svizzera quindi un paese che nell’immaginario comune è sinonimo di grande cultura e rispetto dei diritti umani.
Motivo per cui questa azione di rieducazione nei confronti dei bambini portati via dalle famiglie Jenish ha attirato la mia attenzione.
Ho sentito che era veramente importante raccontarla perchè questa storia è lo specchio delle persecuzioni, della incapacità dell’uomo di concepire e capire la diversità che è un grande valore.
Dopo anni di ricerche siamo arrivati alla realizzazione di questo film che mi rende felice grazie anche a tutti quelli che hanno collaborato.
Il film ha un senso di responsabilità quando racconta storie utili al mondo.
Che aiuti le persone a capirsi, per far si che certe situazioni tendano a migliorare…avrei voluto dire che non accadano più ma non credo sia possibile.”
Moderatrice: “hai cambiato qualcosa del libro ?”
Giorgio Diritti: “Ho scelto un percorso differente volevo stare più sul protagonista e mostrare un la vita di un uomo, un artista di strada a cui arriva addosso qualcosa di più grande, di negativo, di drammatico che gli modificherà tutta la vita.”
Giornalista: ” Nel monologo di Lubo vero la fine c’è un discorso sulla diversità; Il programma di riabilitazione permetteva di portare via i bambini alle famiglie nomadi era di fatto un programma di distruzione delle stessa etnia e quando parla Lubo sembra si rivolga a tutti gli spettatori più che alla persona che ha davanti. E’ così?”
Giorgio Diritti: “in generale nei film i protagonisti come le vicende parlano a noi toccano la nostra coscienza e questa è una delle grandi magie del cinema se è così forte da riuscire a farci ripensare al valore della nostra giornata, al valore della vita, al valore degli altri. Un buon film è qualcosa che resterà con noi e ci accompagnerà nel tempo, nella vita e magari tra molti anni lo ricorderemo. Questo ci da forza”
Giornalista: Sei presente in film internazionali a Berlino con Disco Boy.
Come hai sviluppato la tua carriera partendo dalla Germania
Franz Rogowski: “Non lo so.. sinceramente io sto cercando delle sceneggiature che mi interessano con artisti che mi interessano.
Non è stata una decisione volontaria; sono tedesco ed è l’unica lingua che parlo quindi recitare in altre lingue che non parlo è difficile ma mi da frizione che è energia e vita quindi uno stimolo per me
Paolo del Brocco: è stato un film lungo che siamo riusciti a fare grazie alla tenacia di Giorgio.
Questo è il cinema che ci piace Fare, una storia forte non conosciuta, dove coesistono tanti sentimenti: amore, odio, vendetta, pietà, politica tutti visto in con uno sguardo molto umano, in una grande coproduzione internazionale. Come Rai Cinema siamo veramente felici di essere qui.
Giornalista: “vorrei che approfondissi il tema delle le istituzioni e della violenza che ne deriva quando le leggi sono sbagliate e sui danni della storia che accadono per colpa delle istituzioni”
Giorgio Diritti: “Purtroppo quanto racconta il film ha uno specchio nei nostri giorni. Siamo molto vicini ad una guerra dove veniamo a conoscenza di storie di bambini ucraini rapiti dai russi. Uno dei limiti dell’umanità è che malgrado gli sforzi che alcuni fanno, gli errori ritornano. Volevo dare un segnale che io definisco politico, non nel senso istituzionale, ma per sensibilizzare le persone perchè abbiano un atteggiamento vigile, attento a tutte quelle cose e tutti quegli elementi che portano ad azioni è contro la vita come sradicare dei bambini dalle proprie famiglie. Il film ci dice anche come ad una violenza subita si genera una reazione e nasce una catena del male.
Facciamo tutti un piccolo sforzo per rendere il mondo migliore.
Di Nicolas Deroussin