Standing Ovation in sala stampa per il film più atteso: “Io Capitano” ultimo lavoro del regista italiano Matteo Garrone.
Il film è stato sceneggiato da Massimo Gaudioso e scritto con la collaborazione Kouassi Pli Adama Mamadou, autore del libro «La rotta di Mamadou».
Mamadou originario della Costa d’Avorio è uno dei ragazzi che hanno deciso di intraprendere il viaggio verso l’Europa riuscendo nel proprio intento.
Dopo essere fuggito col cugino dal suo paese, detenuto per tre anni in Libia finalmente arriva in Italia per stabilirsi a Caserta, dove tuttora vive e lavora come mediatore culturale.
Presenti in sala, oltre al regista ed agli attori, Paolo del Brocco produttore per Rai Cinema lo sceneggiatore Massimo Gaudioso, il produttore belga Joseph Rouschop per Tarantula.
Moderatrice “Puoi raccontarci come nasce il bisogno di raccontare questo viaggio attraverso l’Africa?”
Matteo Garrone: “l’idea di partenza è quella di raccontare una sorta di controcampo rispetto a quello che siamo abituati a vedere. Da anni da decenni vediamo le immagini di questi barconi che arrivano, a volte li salvano a volte no.
C’è la rituale conta dei morti e con il tempo si tende a pensare a queste persone come numeri. Si perde di vista il fatto che dietro c’è un mondo, una famiglia, dei sogni e tanti desideri. L’idea era quella di mettere la macchina da presa dal lato opposto. Dall’Africa verso l’Italia e raccontare il viaggio dal loro punto di vista cercando di dare una forma visiva a quella parte di viaggio che di norma non ha una forma visiva; il deserto, i campi di detenzione, fino ad arrivare al viaggio in mare.
Giornalista: “Dopo la guarda costiera c’è l’accoglienza in Italia; quale è il suo giudizio sulla politica italiana ed europea?”
Matteo Garrone: ” Io sono qui per parlare del film che ho fatto che racconta una forma di migrazione fatta di giovani perché ci sono tante forme di migrazioni: quella a causa della guerra o a causa di carestie e poi quella dei giovani. In Africa ci sono milioni di giovani che scappano non da una povertà assoluta ma da una povertà dignitosa.
Sono ragazzi alla ricerca del coronamento di un sogno, poter arrivare in Europa e aiutare la famiglia.
Questo è un tema che mette in luce una profonda ingiustizia che si muove su un piano etico più alto perché questi ragazzi non sanno dare una risposta al fatto che dei loro coetanei possano andare in vacanza nei loro paesi, spesso anche parlando la stessa lingua e loro per andare in Europa ed in generale nei paesi occidentali sono costretti ad affrontare dei pericoli e dei viaggi di morte.
Il film racconta il loro viaggio epico. E’ uno dei rari casi in cui si può usare questa parola perchè loro sono i portatori di un epica contemporanea un viaggio avventuroso una odissea omerica, raccontando tutti gli stati d’animo che che vivono i nostri protagonisti nei momenti di euforia in cui hanno la sensazione di essere ad un passo dalla meta ed i momenti di disperazione. Questo racconto è quello che mi ha spinto a fare Io Capitano.
Il film si ferma nel momento in cui loro avvistano l’Italia dopo si aprirebbe un altro discorso, un altro dibattito, un altro film che non so se avrò mai intenzione di fare ma che comunque può essere materiale molto interessante per il lavoro di qualche mio collega
Giornalista: “quanto c’è di inventato nella sceneggiatura e quanto di reale ? il film verrà proiettato in Senegal? ”
Matteo Garrone: il lavoro di sceneggiatura fatto con Massimo Gaudioso, Andrea Tagliaferri e Massimo Ceccherini parte da un grande lavoro di documentazione. Abbiamo avuto la possibilità di lavorare con dei ragazzi che avevano vissuto quelle esperienze e ne abbiamo scelti tre o quattro. Mamadou è uno dei principali autori che ci ha aiutato molto, specie nella prima parte del film dove i ragazzi devono chiedere il consenso agli antenati nel cimitero, affrontano la paura di confessare il desiderio di andarsene ai genitori e poi arrivano alla partenza. Siamo rimasti il più possibile fedeli a questi racconti ed abbiamo cercato, oltre a raccontare il viaggio che attraversa l’Africa, quindi una sorta di road movie, di fare un film di formazione.
Ci interessava raccontare il viaggio dall’anima di questi ragazzi con i vari momenti di entusiasmo sconforto paura, orrore.
I due sogni che abbiamo inserito aiutano a raccontare la parte interiore del protagonista con i suoi sensi di colpa prima nei confronti della donna che non riesce a salvare poi nei confronti della madre che ha tradito. Servono a dare al personaggio una maggiore profondità.
Il film si muove su un piano di realismo che rimanda per certi versi a Gomorra e su un piano anche più fiabesco che rimanda a Pinocchio, anche perchè abbiamo ritrovato nella lavorazione di Io Capitano tante similitudini con il romanzo di Collodi che parte da un burattino, puro, ingenuo, e che disubbidendo al padre per andare nel paese dei balocchi e si trova a contatto con un mondo estremamente pericoloso. n io capitano i due ragazzi partono con una ingenuità una purezza che mi ha ricordato il candore di pinocchio. Seydou e Moussa partono sapendo che rischiano di morire.
Kouassi Pli Adama Mamadou: colgo l’occasione per ringraziare Matteo Garrone che racconta una realtà, un viaggio che io ho fatto con mio cugino. Avevamo voglia di scoprire l’Europa che vedevamo in televisione. Sognando questo paese, bello con accesso ai diritti, scuola gratis e tante cose bellissime. Anche se eravamo a conoscenza dei rischi, abbiamo deciso di parlare con un reduce per prepararci psicologicamente a non aver paura di affrontare il viaggio quindi abbiamo avuto la “cazzimma” di partire
( risata generale ). Abbiamo incontrato delle persone che ci hanno detto ” ragazzi ! non è un gioco da bambini! non vi consigliamo di farlo abbiamo visto delle persone morire” ma noi eravamo decisi e non abbiamo rinunciato. per fortuna possiamo raccontarlo.
Dopo la proiezione del film
di Nicolas Deroussin