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‘Conversazioni con altre donne’ intervista al regista Filippo Conz

Valentina Lodovini e Francesco Scianna sono i protagonisti dell'opera prima di Filippo Conz

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Al cinema dal 31 agosto Conversazioni con altre donne, il film diretto da Filippo Conz che vede come protagonisti Valentina Lodovini Francesco Scianna. Distribuito da Adler Entertainment con il contributo del MIC – Ministero della Cultura con il sostegno della Calabria Film Commission, il film è la storia di una coppia.

Due anime gemelle si rincontrano dopo nove anni ad una festa di matrimonio a Tropea. Nonostante siano entrambi impegnati in una relazione si lanciano con cinica spensieratezza in una scappatella segreta che diventa presto un disperato tentativo di recuperare il tempo perduto. Un film dai dialoghi serrati e scoppiettanti che con l’adattamento italiano trova un più ampio ventaglio di emozioni – passione, ironia ed una punta di malinconia – tipico di quella commedia all’italiana apprezzata in tutto il mondo.

Al regista Filippo Conz abbiamo fatto alcune domande.

Conversazioni con altre donne di Filippo Conz

Vorrei partire dall’inizio e dalla prima sequenza che ci introduce alla storia. Mi sembra significativa del film e di quello che hai voluto trasmettere. C’è una sorta di voce fuori campo (il presentatore/intrattenitore del matrimonio) che accompagna le immagini: una donna seduta a un tavolino che si accende una sigaretta e che guarda quello che fanno gli altri. Poi, solo dopo, viene presentato, con uno stacco il personaggio maschile. Secondo me è sintomatica di quello che vediamo dopo. Noi pubblico siamo la voce fuori campo, nel senso di sguardo che osserva quello che succede tra i due protagonisti e loro sono al centro della storia. Lei inquadrata per prima perché, nonostante il giusto ed equo bilanciamento, sembra che sia una storia più orientata verso di lei.

Tutto quello che dici è vero. Partendo dall’introduzione dei personaggi mi sembrava necessario iniziare con le prime inquadrature componendo accordi che dicessero “lei è la protagonista e lui è l’antagonista”. I personaggi sono simili. Noi volevamo dare questo input iniziale. Era importante dipingere i personaggi per quello che sono: lei ferma, immobile, comunque fuori dalla festa, in una distanza fisica e mentale. Gli altri sono nell’altro spazio a sentire questo cerimoniere. Addirittura lei fa questo gesto illegale fuori dalla normalità di pescare queste sigarette (altro simbolo che verrà sviluppato). Lui invece arriva zampettando, saltellando, super energetico e propositivo, ma più ingenuo.

Lei cinica, lui zuzzurellone. Lui è il cantastorie.

filippo conz

Il cerimoniere butta alcuni ragionamenti sull’amore. In questo senso, anche dal punto di vista della ripresa, mi è piaciuto creare un doppio fondo. Spesso nel film o attraverso gli stacchi o con le riprese c’è questa soluzione registica di arrivare a un punto che sembra finale e aprire invece oltre le spalle del personaggio anche un altro spazio, usando lo zoom, a significare tanti elementi del film. Uno è la diversa percezione dell’interiorità sia come tempo tanto che poi loro iniziano a parlare di cose che hanno a che fare con passato e futuro. Ci sono poche scene che mostrano che loro siano in grado di vivere il presente.

Per quanto riguarda il punto di vista il film era stato scritto tenendo in mente la protagonista femminile come principale ancora. E potevamo lasciare tutto dal punto di vista di lei, ma come tutte le storie, a metà il protagonista sembra aver raggiunto quello che voleva, si accorge di non averlo ottenuto e ha un momento di rilassatezza, una morte interiore che porta tutti i film a rilassarsi. Cambiando punto di vista c’è un’iniezione di energia.

Andando poi a guardare nel dettaglio anche i punti di vista del linguaggio sono assegnati a lei nella prima parte, fatta eccezione per quelli che sono una somma dei due (come i ricordi comuni), poi a lui. Dopo diventa una rincorsa, un cercare di recuperare questa donna che sta scappando.

Poi nel terzo atto si cerca di creare un concerto di punti di vista, un accordo quando si ricordano della canzone. Dal punto di vista geometrico e numerico il film inizia con lei e finisce con lei. Poi ci sono queste onde all’interno del film, ma è chiaro e simmetrico. Inizia nel luogo della villa dove finisce. Ho utilizzato una struttura simmetrica, non solo usando tanti specchi all’interno del film, ma anche la molteplicità e la frammentazione dell’identità personale attraverso le varie versioni di sé accumulate nel passato. C’è tanta simmetria anche nello script, negli spazi, negli incontri e nei temi.

Un film teatrale

Conversazioni con altre donne è un film quasi teatrale, ma è diretto in maniera cinematografica con poche location (un esterno e un interno) e due soli protagonisti, salvo rare eccezioni e apparizioni. Una cosa che mi ha colpito in questo senso è il fatto che, per renderlo ancora più cinematografico, sembra quasi che i due interpreti danzino. Raramente sono fermi e statici all’interno dell’inquadratura. E, anche in questo, quindi, torna il discorso che hai appena fatto sulla simmetria. Come hai lavorato sul testo di partenza?

Cronologicamente nella fase dell’adattamento mi avevano chiesto e ci eravamo interrogati su come non chiudere la storia in una location che avrebbe portato inevitabilmente a limitare il peso delle azioni (anche se si possono fare migliaia di cose all’interno di un luogo). Avevo iniziato a isolare lei da lui. Era interessante stare con il personaggio quando è solo. Per esempio quando lei è sul terrazzo e cominciano ad arrivare delle voci dalla festa.

filippo conz

Unendo ad altre soluzioni drammatiche come quella dell’anello e del vestito che si rompe abbiamo deciso di aprire la seconda parte con una seconda festa, spostando il tutto all’esterno. Inoltre sono suggestioni che arrivavano dalla scrittura e che poi sono state scolpite e studiate. Una delle suggestioni, che mi sembrava nascere dai dialoghi, è la forza ineluttabile e sconvolgente con cui bisogna confrontarsi nell’amore: è comunque un punto di attrazione che può metterci le ali, esaltarci, ma, appena ci si accorge che le cose non vanno come desideriamo, ci fa soffrire, ci mette in prigione e ci rende più umili di fronte a una forza che non possiamo controllare, anche le pulsioni e i desideri che abbiamo.

Tutta questa cosa per dire che una delle metafore a cui ho sempre pensato per loro due, oltre a quella che hai già sottolineato giustamente del valzer o comunque di un ballo, è quella di due pianeti. L’amore come forza gravitazionale e i due amanti come due pianeti. E a tal proposito c’è anche una battuta pronunciata dalla protagonista che dice che sono entrati l’uno nell’orbita dell’altra creando un disastro. Nel momento della realizzazione avevo inserito queste cose, ma poi l’avevo dimenticato talmente avevo assorbito questa cosa. Ma riguardandolo penso a tutte le immagini e i riferimenti “cosmici”, come le canzoni sull’universo, la luna, i riferimenti a guardare le stelle e il cielo, addirittura tutto sfidando la gravità.

Un amore classico

Volevo chiederti una riflessione sul tema principale del film e su come è stato reso. Non conosco il testo di partenza, ma quello che viene mostrato nel film è un amore e un corteggiamento tradizionale. E per sottolinearlo ancora di più hai inserito anche elementi che possano ricondurre a questa tradizionalità: uno su tutti la scelta di vestire le donne (e la donna protagonista) in rosa e l’uomo in blu che per tradizione sono i colori da associare a uomo e donna. Ma non solo. Sia visivamente che con le azioni quello che emerge da Conversazioni con altre donne è una classicità.

La storia è adattata e mi sembrava che avesse tre modulazioni “di genere”.

Uno per esempio è questo discutere dei significanti piuttosto che dei contenuti. Questa classica schermaglia verbale, questa dinamica si trovava nella commedia brillante, la screwball comedy dove la donna è quella che detta i tempi e prende in giro il maschio. Era già modernissima e rivoluzionaria e lo è ancora. Racconta una verità che è la necessità per una coppia di trovare un linguaggio comune attraverso battibecchi a volte fini a sé stessi, a volte meno. Anche il trovarsi d’accordo sui termini usati e sui nomi è un aspetto importante. Loro, per esempio, non si chiamano mai a segnalare anche la paura di definire troppo le cose, anche perché molte volte quando si usa il nome di una persona che conosciamo è quasi per rimproverarla, però poi bisogna stare attenti perché con le parole sbagliate si può cambiare l’equilibrio. Quindi questo è molto classico e si rifà a una tradizione anche in Italia popolare, ma anche a film come The Eternal Sunshine of the Spotless Mind, commedia brillante con un contesto post moderno geniale.

Poi c’è un secondo filone da dramma romantico classico in cui invece le battute diventano più stilizzate e drammatiche (Casablanca) dove sia come regista che come personaggi c’è sempre il rischio di cadere, di dire qualcosa di troppo, di suonare falso.

Il terzo filone è il tentativo di ricordare, con questi momenti in cui entriamo negli specchi, che è anche una riflessione sul tempo (e che è quello forse meno classico) in cui, però, mi veniva in mente notando anche l’ingenuità e la bellezza di alcuni film francesi degli anni ’20. Anche con il montaggio deciso e netto.

Tornando al corteggiamento questa classicità è anche data dal fatto che il film si appoggia al mito di Orfeo ed Euridice, ma anche a favole e narrazioni a cui tutti siamo legati o che abbiamo come parte del nostro inconscio collettivo e che ci aiuta nella nostra relazione con l’altro. Lei è cupa e lui quello ingenuo che la va a svegliare. Nel finale avevamo girato anche una scena in cui lei si infilava in un tunnel perché funziona a livello inconscio, ma avrebbe allungato troppo i tempi. Poi si può ricondurre anche ad Hansel e Gretel quando entrano nella stanza dei dolci e spunta la madre. Oppure lui che vuole saltare dal balcone. Poi anche Il brutto anatroccolo con le sorelle e le amiche gelose o comunque distanti. Lei lo smaschera sempre, toglie questa distanza ironica.

All’inizio si mantengono distanti, è come se mettessero un filtro per paura o imbarazzo, poi a vicenda si smascherano. E poi diventa più drammatico e la posta in gioco si alza. Così come il valore delle parole che diventa più pesante.

A proposito di quello che hai detto rispondendo a questa domanda mi viene in mente, per esempio, il momento in cui il fotografo fa la ripresa video all’interno della cornice, come in uno schermo/specchio, dove ognuno si mostra per quello che vorrebbe essere o comunque per quello che non è. Lì anche loro tirano fuori due situazioni non solo diverse tra loro, ma diverse dai personaggi. Non si dicono niente. Come nella classica relazione.

È esattamente come hai detto tu e mi fa piacere che sia risultato chiaro. In tutto il film c’è questo super antagonista che è il mondo della festa, che detta i tempi, dice dove andare: è una messa in scena ma rappresenta un po’ l’ordine di come ci si deve comportare, come ballare, muoversi, applaudire. E tutto è riassunto in quell’immagine con il centrotavola con l’orologio e i fiori. Anche perché il loro amore ha un problema anche con il tempo. Loro cercano di liberarsi dal disturbo, dagli ordini, dalle influenze delle persone, tramite questi balli.

Si può vedere il film come una ricerca dello stare soli l’uno con l’altro per conoscersi. Finché la coppia non diventa coppia e sta in mezzo alla società deve produrre dei personaggi che non sono quelli veri. Ancora di più loro stanno trasgredendo. In ogni momento in cui la società gli si pone davanti devono aggiustare il proprio personaggio. Ci sono solo una/due scene in cui riescono a stare soli e percepire l’altro com’è.

I personaggi del film di Filippo Conz

Volevo chiederti qualcosa sui personaggi e sugli interpreti. Come hai scelto i protagonisti che hanno un’importanza fondamentale? Oltre a essere molto bravi, Valentina Lodovini e Francesco Scianna interpretano due personaggi caratterialmente diversi: lei sicura e decisa e lui più fragile. Così anche esteriormente: lui più alto e più esile e quindi più fragile anche fisicamente e lei, invece, più decisa. Come hai lavorato con loro in questo senso?

Abbiamo notato questa cosa che sono adatti perfettamente ai personaggi anche quando ne parlavamo durante le prove.

Valentina al di là del suo carisma, ha anche un viso particolare che è multiforme e che taglia tantissimo a seconda dell’angolo da cui la si riprende. Poi lei è capace di trasfigurarsi attraverso le emozioni, ma è aiutata da questa incredibile capacità di cambiare forma.

Allo stesso tempo lei ha questa capacità di prendere il mezzo con una battuta, di anticiparti, è molto veloce, istintiva e tagliente come indole tanto che addirittura queste dinamiche venivano replicate per i personaggi e per il loro rapporto anche nei break, fuori dal set. A lei dicevo di cogliere di sorpresa lui, cambiavo magari il posizionamento dicendolo, appunto, solo a lei. Avevamo parlato della possibilità di sbagliare e non fare tutto giusto subito. Mentre Francesco sicuramente è più dolce, capace di intrattenerti, ha una propensione naturale per la musica, la battuta, la piacevolezza. Lui è uno che continua a creare nuvolette per aria anche con i gesti, cerca sempre di svignarsela, di ricreare qualcosa per aria.

E comunque i volti scelti sono merito anche di Michela Forbicioni. Siamo stati fortunati, abbiamo pensato a loro e c’è stato subito un riscontro positivo. Abbiamo provato per una settimana e girato per un mesetto. A volte anche loro hanno fatto battute che ho incorporato e inserito nella sceneggiatura.

Il titolo

Perché Conversazioni con altre donne? Dal titolo sembra che ci siano altre donne protagoniste (e di fatto ci sono). Addirittura anche la stessa donna protagonista non è una sola, c’è la sua figura passata, presente e futura.

Fa riferimento proprio a quello che hai detto. Per il titolo ho mantenuto quello originale del testo.

A proposito di quello che dici tu ci sono varie battute sul fatto che ci sono altre donne nel film. C’è anche un altro aspetto: come le persone che ci conoscono molto bene a volte contengono dentro di noi parti di noi stessi che abbiamo rifiutato. Lui nei confronti di lei, arrivando con questa energia solare, la smuove e la fa di nuovo vivere e apprezzare anche con quei sentimenti e quel desiderio che aveva segregato e chiuso dentro se stessa: una mamma che ha rinunciato ad aprirsi ai sentimenti e al lato spirituale della vita. Sembra che lui riesca a farla muovere.

Poi è bello anche il suono della risata di Valentina, umano e terrestre. Molto coinvolgente, vera e genuina. Lui invece è un arlecchino che ha bisogno di un input di responsabilità e di maggior percezione dell’altro. Tutti e due crescono a vicenda. Lei vorrebbe vedere in lui un salto di qualità, lei ama questa sua solarità, ma pensa che andrebbe circoscritta per non diventare un sole che brucia. Il fatto che lui si lanci subito di nuovo in una dichiarazione d’amore così spassionata e romantica è una pietra tombale.

Sono Veronica e qui puoi trovare altri miei articoli

Conversazioni con altre donne

  • Anno: 2023
  • Durata: 82'
  • Distribuzione: Adler Entertainment
  • Genere: Commedia
  • Nazionalita: Italia
  • Regia: Filippo Conz
  • Data di uscita: 31-August-2023