Il Cisterna Film Festival (di cui siamo orgogliosi di poter essere media partner), porta cortometraggi provenienti da tutto il mondo a Cisterna di Latina, una cittadina di qualche decina di migliaia di abitanti con nessun cinema stabile all’attivo.
Tra questi, troviamo Sir di Maurizio Ravallese: uno splendido cortometraggio che usa la magia come espediente per parlare delle relazioni umane-familiari e la malattia.
Tra magia e medicina
Sir è un fantasy di campagna moderno. Una malattia si insinua nelle vite di una famiglia, colpendo il membro più fragile: la nonna. Il padre di famiglia è uno sciamano, capace di curare quasi ogni male, fisico o spirituale, ma questa volta non può.
Ravallese imbastisce una storia dove la magia è parte integrante del mondo diegetico. Sconosciuti si presentano alla porta dello sciamano come se fosse un medico rinomato; nessuno dei personaggi mette in dubbio le sue capacità.
Eppure, il corto gioca di sottrazione: la magia viene evocata, mai mostrata direttamente, rimanendo in bilico sul fuori-campo. Ci vengono mostrati gli strumenti dello sciamano: reliquie folkloristiche dell’immaginario cristiano. Assistiamo al prezzo del suo utilizzo, vedendo le conseguenze fisiche sul corpo del mago dopo il rito di guarigione.
In effetti, la magia di Sir è tutta incentrata sul corpo. Non si tratta di metafisica e mistica: il magio è un tipico guaritore dei vecchi racconti, ma trasposto in un’ambientazione moderna. Lui è l’addetto alla scuoiatura degli animali e nessuno può vederlo operare il malato.
Corpo e spirito
I mali che sconfigge sono comunque strettamente collegati all’anima, ma gli effetti si manifestano sempre sul corpo. Se la persona maledetta ha sbagliato troppo nella sua vita, è destinata a morire.
Ma allora dove sta la salvezza cristiana, che dovrebbe essere motore di questa “magia bianca”? Nelle nuove generazioni. Il regista affida il compito di apprendista strega alla figlia del protagonista, che grazie alla sua curiosità e ingenuità, riesce a curare la nonna. Questo perché lei ha il potere più grande e sacro di tutti: quello del perdono.
Tecnica cinematografica
Notevole anche il lato tecnico: Maurizio Ravallese gioca molto con la luce, dando identità alle singole scene variando la scala di colori. La fotografia ha un aspetto cinematografico curato, che non ha niente di amatoriale e non sfigurerebbe neanche in una produzione ad alto budget.
La regia si alterna tra paesaggi freddi e selvaggi e il calore umano (per quanto a volte doloroso) della casa. Dove nei primi hanno il sopravvento i colori freddi tendenti al blu e grigio, nei secondi l’arancione e il giallo del fuoco e delle luci hanno la meglio.
Anche i pochi effetti speciali sono dosati con cura e i giusti spazi nelle singole inquadrature. La scelta di giocare col fuori campo poi, da’ ancora più forza alla magia e gli eventi sovrannaturali presentati, soprattutto considerando che si tratta di un cortometraggio di venti minuti.
La data della proiezione di Sir di Maurizio Ravallese non è ancora stata ancora pubblicata. Ma sul sito del Cisterna Film Festival potrete trovare entro luglio tutte le informazioni sui corti in concorso e le premiazioni.