Presentato alla mostra il progetto di lungometraggio della giapponese Kawazoe, classe 1989, scritto e montato da Jing Don, adattamento di un racconto di Hyakken Ucida.
Girato in 16mm, il film si apre su un’immagine atemporale di un ragazzino dopo aver catturato un’ape molto grossa. Stacco su un protagonista adulto che visita la salma del fratello minore e vi vede riflesso il proprio volto.
Ricordi e realtà si confondono – di chi sono? – mentre altri personaggi spuntano in sequenze oniriche ambientate in megalopoli deserte o boschi altrettanto abbandonati.
Un film surreale e piuttosto ipnotico che fa riferimento alle storie giapponesi di fantasmi, in cui i personaggi dubitano di essere vivi o già in un’altra dimensione.
La recensione di Howling
Interessante questo primo progetto della Kawazoe che, con il proprio stile, dimostra già una buona conoscenza della macchina da presa e della strada che vuole intraprendere. Sebbene alcuni passaggi appaiano fin troppo spezzati e poco chiari, Howling è una visione che sicuramente cattura l’attenzione dello spettatore. Incentrata sull’incubo del protagonista, quello della morte di un fratello con il suo stesso aspetto, la vicenda è scandita dall’ululato del titolo che, forse anch’esso sogno o forse anch’esso simbolo, risuona in lontananza.
Quando però sembra poter arrivare una soluzione al perché della morte del fratello, ecco che si presenta una nuova situazione in cui il sogno potrebbe essere finito come appena cominciato.
Nel giocare tra questi dualismi, la regia inserisce altre immagini visive incomprensibili, irreali o sconvolgenti che finiscono, purtroppo, per sviare il messaggio finale del prodotto.
Realizzato con un’ottima fotografia che gioca con i toni freddi e accresce così il disorientamento generale, il film è comunque un buon prodotto, sicuramente non facile da recepire, ma che sottolinea la promettente mano della Kawazoe.
Il trailer
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