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‘Il respiro della foresta’ un film poetico

Misticismo, natura e umanità.

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il respiro della foresta

Premiato come miglior documentario al Golden Hourse Film Festival, Il respiro della foresta, di Jun Huaqing, sarà nelle sale, come evento speciale dal 22 al 24 maggio, con Wantend Cinema.

Misticismo, natura e umanità.

Il respiro della foresta è un film da un forte impatto visivo. Un flusso d’immagini dedicato alla natura, alla figura umana e al loro incontro che dà vita ad un armonioso canto spirituale.

Il respiro della foresta, La trama

20.000 monache buddiste vivono in un monastero su un altopiano innevato in Tibet. Circondate da una natura aspra e isolate dal mondo esterno. Durante i 100 giorni più freddi dell’anno, lontane dalle loro famiglie, queste donne ci offrono un assaggio della loro ricerca spirituale e della loro devozione religiosa che le porta ad affrontare i grandi quesiti sull’esistenza umana.

Il regista de Il respiro della foresta

Jun Hauqing è un documentarista indipendente e docente cinese di fama internazionale. Con i suoi lavori ha affrontato temi come l’ambiente, i lavoratori e i giovani. I suoi film, come Living with Shame, Blossom with Tears e The Tibetat Girl, sono stati premiati in diversi festival internazionali.

Con Il respiro della foresta, Jun Hauqing, con garbo poetico, testimonia la quotidianità delle monache del monastero buddista più grande del Tibet. Donne giovanissime, a volte poco più che bambine, altre, invece, anziane che percepiscono il venire meno della vita; trascorrono le loro giornate nella meditazione, nello studio del sutra e nel canto e nella musica sacra.

Le monache tibetane

Per i tibetani il monachesimo è un’attività nobile. Vi restano fino all’ultimo giorno e la morte sarà il momento della loro glorificazione”.

Una vita dettata dalle parole del loro guru, che li guida per raggiungere la pace interiore e quella esteriore. Un percorso spirituale, ma anche fisico, nel rispetto della natura e di ogni suo essere.

Nel raccontare questa realtà il regista non ricorre a nessuna mediazione, non utilizza una voce narrante e dà la parola direttamente alle monache che con discrezione si rivolgono al loro guru.

Il guru de Il respiro della foresta

Quest’ultimo è una presenza quasi costante in Il respiro della foresta o meglio è la sua voce. Le parole della guida del monastero impartiscono consigli e rimproveri, ma non è mai severo. È amorevole con le monache: le loda, quando rispettano le regole e si limita a consigliare la retta via, quando queste appaiono smarrite.

Lo smarrimento dell’anima e del corpo può essere causato da varie ragioni e possono essere generate da un cattivo studio delle scritture, ma anche da un errato comportamento. Le due cose, ovviamente, sono strettamente legate.

Il regista Jun Hauqing riesce, in maniera magistrale, a tradurre in immagini questi momenti. Ed ecco, la monaca che chiede un rimedio, perché, durante il capodanno ha mangiato della carne. Le cure proposte sono sempre soluzioni naturali che non rompono il sacro equilibrio tra uomo e natura.

Un film antropologico

È questo un aspetto che rende Il respiro della foresta anche un film con finalità scientifiche. Uno studio etnografico dedicato a un segmento di una popolazione che da secoli difende, con la non violenza, le proprie tradizioni. Un aspetto che pone l’opera nella stessa direzione dei primi esperimenti di antropologia visiva. Un rimando ai primordiali utilizzi della macchina da presa per raccontare le tradizioni dell’uomo. Quando nel bel mezzo del Novecento industrializzato, in alcuni angoli sperduti del mondo e non solo, alcune società avevano conservato certi aspetti primordiali. Ed ecco allora che viene in mente Jean Rouch, con i film dedicati alle popolazioni dell’Africa occidentale oppure Robert J. Flaherty e il suo Nanook from the north.

Il mondo magico

Come questi primi tentativi di applicare il linguaggio visivo allo studio della società umana, Il respiro della foresta trascrive, attraverso le immagini e le testimonianze delle sue protagoniste, aspetti magici di un mondo che ha conservato intatto lo stato naturale delle cose.

Prima di tutto emerge il rispetto della natura e di tutti gli esseri. L’uomo è solo uno dei tanti abitanti del mondo e il rispetto verso gli altri esseri è sacro. La condanna per chi trasgredisce questo importante principio è subito servita. È il caso dell’uomo, ora malato, perché ha ucciso un orso bruno per procurarsi una medicina. L’orso bruno è sacro e va rispettato. La condanna, però, non è definitiva e se l’uomo sarà disposto a percorre un lungo percorso sarà salvato.

In questo racconto emerge un aspetto magico della natura, un universo incantato dove ogni elemento occupa il suo posto in equilibrio armonioso con il tutto.

La componente magica è presente ovunque. La meditazione, il canto, la preghiera e persino nell’esame finale che le giovani monache devono sostenere. Una magia che invoca l’invisibile, come il karma paragonato all’ombra di un uccello. È sempre questa magia sacrale che esclude ogni presenza del male, che nasce solo dalle nostre ossessioni.

Trasforma lo stress in motivazione”.

Il male, infatti, sembra non appartenere a questo universo rappresentato nel film di Jun Hauqing, ma è solo un equivoco che nasce dentro di noi. E sta a noi mutarlo e utilizzarlo per i bene di tutti.

Una poesia visiva

Aspetti, dunque, antropologici del monachesimo tibetano, Il respiro della foresta, però, è soprattutto un film poetico. Una poesia visiva sempre presente. L’inizio del film, introduce all’altopiano tibetano con una serie di immagini suggestive e potenti. La natura la fa da padrone e le figure stilizzate delle monache si stagliano su un panorama che toglie il fiato.

Una messa in scena accurata, che però non corrode l’essenza naturale delle cose. Il regista si limita a effettuare una selezione del rappresentato, ma non interviene mai per alterare la realtà in cui vivono le monache. Quello di Jun Hauqing è uno sguardo poetico sul mondo, obiettivo e garbato, mai patinato e sopra le righe.

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Il respiro della foresta

  • Anno: 2023
  • Durata: 80 min.
  • Distribuzione: Wanted cinema
  • Genere: documentario
  • Nazionalita: Cina
  • Regia: Jun Huaqing
  • Data di uscita: 21-May-2023