Ecco i vincitori della prima edizione dell'UnArchive Found Footage Fest, che si è svolto a Roma ed è un festival incentrato sul riutilizzo - creativo - del materiale d'archivio.
Si è conclusa la prima edizione dell’UnArchive Found Footage Fest, festival internazionale dedicato al riuso creativo delle immagini, che si è svolto a Roma – tra Cinema Intrastevere, Accademia di Spagna, e Alcazar – dal 3 all’8 maggio.
Un vero successo, che si è concluso con un bilancio estremamente positivo: circa 400 accreditati; oltre 3000 ingressi in sala; 2400 visitatori alle installazioni nello spazio del Tempietto del Bramante; 300 presenze ai panel tematici, il sold out nell’Aula Magna del CSC per la Masterclass di Radu Jude; e anche grandi affluenze alle live performance dell’Alcazar.
UnArchive Found Footage Fest è un’iniziativa ideata e prodotta dall’AAMOD (Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico) in collaborazione con Archivio Luce e con il sostegno del MiC – Direzione Generale Cinema e Audiovisivo e di altre istituzioni pubbliche e private.
I Direttori artistici Alina Marazzi e Marco Bertozzi hanno sottolineato come la comunità di autori, cinetecari, ricercatori, studenti e cinefili che ha accompagnato le sei giornate di UnArchive, si sia incontrata con un più ampio pubblico di spettatori, spesso sorpresi dalla vastità di un orizzonte cinematografico normalmente sommerso.
I premi
La premiazione finale si è svolta nella serata di domenica 7 maggio, a cui è poi seguita la proiezione di Private Footage (Filme particular, 2022) di Janaina Nagata, ultima perla a sigillare questa ottima prima edizione.
La giuria internazionale, composta da Laurence McFalls, Ilaria Fraioli, Rä di Martino, ha assegnato il Premio UnArchive a Tre minuti di Bianca Stigter.
Motivazione: “Per avere aperto un nuovo orizzonte metodologico nel riutilizzo delle immagini d’archivio. L’autrice espande un breve film fino in fondo alla sua potenzialità espressiva e di svelamento e grazie a questo metodo d’indagine riesce a rompere il confine tra microstoria e macrostoria, facendole camminare insieme”
Il Premio per il miglior lungometraggio è andato Et j’aime à la fureur di André Bonzel.
Motivazione: “Trasmette come i film di famiglia – i suoi, quelli di varie generazioni della sua famiglia e quelli di origine ignota – riescano a raccontare una storia personale intima, a catturare il sentire di una generazione e a farci riflettere sulla storia del cinema dai fratelli Lumière a oggi”
Il Premio per il miglior cortometraggio è andato a Bill Morrison per Incident.
Motivazione: “Il suo film è allo stesso tempo una dichiarazione artistica e politica. Più che una denuncia delle violenze della polizia, il film di Morrison invita a riflettere sugli effetti perversi dati dalla diffusa presenza di telecamere di sorveglianza ed esplora le possibilità di riuso dell’emergente, onnipresente e onniveggente archivio video digitale”
Incident
La giuria ha assegnato inoltre una menzione speciale a Gli ultimi giorni dell’umanità di Enrico Ghezzi e Alessandro Gagliardo.
Motivazione: “Un film passionale e intelligente che si muove in modo fluido tra l’immaginario collettivo e personale. La lunga esperienza nella risemantizzazione delle immagini dà al film una densa stratificazione espressiva che ne fa un’opera unica e libera”
La giuria formata dagli studenti di vari atenei e istituti specializzati, e guidata da Daniele Vicari, ha decretato come Miglior cortoIrani Bag di Maryam Tafakory.
Motivazione: “Come ci tocchiamo quando non possiamo toccarci? La regista di Irani Bag, ci porta dentro alla questione attraverso un quadro dei rapporti interpersonali in Iran. Tra l’uomo e la donna c’è una borsa, estensione del corpo femminile, arma e scudo nei momenti di conflitto, connessione sentimentale nei momenti d’intimità che l’occhio esterno non può e non deve assaporare. In Iran le borse sono raramente innocenti. Un tema così specifico assume un significato universale attraverso la forma del videosaggio, indagando sulla natura stessa del cinema e sulle sue potenzialità”
Miglior lungometraggio per la Giuria Studenti è stato Radiograph of a Family di Firouzeh Khosrovani.
Motivazione: “Per la capacità di ricomporre l’album della sua famiglia realizzando un’architettura in cui il privato dell’autrice e la storia dell’Iran si specchiano. Lo sguardo della regista, attraverso il riuso poetico di materiali fotografici e audiovisivi pubblici e privati, supera le dicotomie e offre una soglia d’accesso empatica allo spettatore”
Premio UnArchive, secondo gli studenti, è stato assegnato a 1970di Tomasz Wolski.
Motivazione: “Per la migliore rielaborazione del materiale d’archivio, attraverso l’uso originale e creativo del suono, per la capacità di far dialogare animazione e repertorio aumentando reciprocamente la potenza di ciascun elemento, per essere riuscito a dare un volto e una voce a persone e fatti che sarebbero rimasti celati. Le numerose fonti audiovisive mescolate variamente non risultano mai forzate, costruendo un universo verosimile e capace di dialogare con il nostro periodo storico”
1970
Le dichiarazioni dei vincitori
Bill Morrison:
Non posso credere che questo sia solo il primo anno di UnArchive: un festival coraggioso, maturo e ben pensato, che ha permesso di collezionare e riunire tutti questi ospiti insieme a giornalisti e componenti dell’Industry,
André Bonzel:
È stata per me una fonte di ispirazione vedere tutti questi film e soprattutto capire, attraverso di essi, quanto ci mostrino una parte di noi stessi.
Bianca Stigter:
Un premio speciale in un festival speciale e unico in una città davvero speciale e piena di storia. Ricevo questo premio anche a nome di tutto lo staff che ha contribuito a produrre questo film.
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