Su MUBI è disponibile The River, film proveniente dal Kazakistan, diretto dal regista Emir Baigazin, e presentato per la prima volta in Concorso nella sezione Orizzonti del Festival di Venezia – edizione 75. Premio per la Miglior Regia.
MUBI Maggio 2023
The River. La perdita dell’innocenza tra le incontaminate steppe del Kazakistan
Cinque splendidi giovani interpreti di altrettanti fratelli, tutti compresi nell’età che trasporta dall’infanzia all’adolescenza, sono già da bambini destinati dal padre ad occuparsi di una tenuta in mezzo alla steppa ove allevano il bestiame.
I ragazzi inoltre coltivano ortaggi e costruiscono stalle con mattoni cesellati a mano nel fango antistante il cortile.
Tutto procede tranquillo e ripetitivo secondo i solenni ritmi dettati da una natura che fa la parte del leone in quella zona affascinante ma desolata ai confini del nulla.

Almeno fino a quando ai cinque si aggiunge un sesto elemento, un cugino quasi coetaneo proveniente dalla città, pronto a incantarli con i suoi ammalianti gadgets tecnologici. Un mondo completamente sconosciuto ai cinque nativi di quel luogo sperduto.
I sei ragazzi sono protagonisti di un film magico incentrato sul fascino irresistibile delle tentazioni e sull’irrinunciabile e attanagliante gusto del proibito tipico dell’età in bilico tra adolescenza e mondo degli adulti.
The River – la recensione
The River è la conclusione di una trilogia sull’ adolescenza iniziata dal suo autore con Lezioni di armonia (2013) e proseguita con The wounded angel (2016).
Una pellicola densa di contenuti e riflessioni, pratiche e morali, incentrata sull’attrazione tentacolare che il progresso esercita nei confronti di chi si avvicina per la prima volta a forme di consumismo destinate a creare dipendenza e un’ irresponsabilità latente fino a poco prima sconosciuta .
Cinque fratelli si troveranno a mettere a repentaglio quel senso di responsabilità e dovere da sempre al centro di una rigida educazione familiare impartita senza eccezioni, ma con giustizia.
Su di loro si scaglia una ventata di novità destinata a spezzare equilibri gerarchici tra i fratelli e a compromettere quell’ ideale oasi di operatività perfetta che un padre-padrone inflessibile, ma in fondo giusto, era riuscito a creare.
Il fiume del titolo rappresenta pure lui, e ancor prima della venuta del cugino viziato e tentatore, la svolta, la possibilità di scelta, di cambiamento, ma anche il pericolo senza ritorno.

Tutti questi piccoli grandi cambiamenti descritti nei dettagli si riveleranno indizi, fattori ed elementi che, uniti a una capacità di ripresa visivamente abbacinante da parte del regista, trasformano The River in un piccolo grande film.
L’abile e stilisticamente impeccabile messa in scena è in grado continuamente di sorprendere lo spettatore con la potenza di singole immagini che sono quasi dipinti emozionanti di perfezione ed esatta e pittorica disposizione.
Il fascino potente di un territorio incontaminato che ruba la scena
Il contributo saliente di un territorio quasi incontaminato, disabitato se non dai locali, puro e cinematograficamente vergine alla cinepresa, diventa parte integrante dell’interesse che la pellicola è in grado di suscitare.
Si completano in tal modo gli ingredienti utili a compiere il miracolo di un film stupendo, per la perizia tecnica dimostrata dal regista Emir Baigazin e per le tematiche moralmente alte di cui si fa responsabilmente carico la vicenda emozionante.
Quasi una nuova forma di moderno neorealismo che solo un paese come il Kazakhstan può ancora permettersi di rappresentare, con perfetta aderenza alla vita contadina degli abitanti delle campagne che circondano le immense colline sabbiose di quella terra lontana ed affascinante.