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Approfondimenti

‘Stand by Me’, fra romanzo e film, per sempre

Un’analisi della trasposizione cinematografica di Rob Reiner del celebre romanzo di Stephen King

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Un racconto e un orecchio che sappia ascoltare

«Questa è la cosa peggiore, secondo me. Quando il segreto rimane chiuso dentro non per mancanza di uno che lo racconti ma per mancanza di un orecchio che lo sappia ascoltare». Così recita la prefazione di Stephen King al suo romanzo breve, Il corpo (Stand by Me).

Il racconto e il film omonimo di Rob Reiner (disponibile su Netflix)  sembrano costruiti su quest’esigenza non solo adolescenziale (quale è l’età dei protagonisti), ma profondamente umana: cercare e avere un ascolto per un segreto, che coincide con la narrazione di se stessi e la narrazione tout court.

L’incipit del romanzo e del film

Il piano di ambientazione su cui si apre il film – e su cui parte la celeberrima Stand by Me di Ben E. King – vede un uomo all’interno di una jeep, di profilo, su sfondo di campi e prati verdi. Dopo una seconda inquadratura di avvicinamento, la macchina da presa procede a uno scavalcamento di campo che ci fa cambiare prospettiva. Entriamo così nella vita del protagonista, Gordie adulto (Richard Dreyfuss). Lo stacco sul titolo del giornale che l’uomo sembra aver appena letto («Il procuratore Chambers ucciso in un ristorante») lo rende affranto e pensieroso. In tal modo viene nominato per la prima volta il coprotagonista – Chris Chambers -: nel momento della sua morte e al contempo della sua nuova vita attraverso il ricordo dell’amico, non appena la sua auto ferma viene superata da due ragazzini in bicicletta e la voce over di Gordie stesso adulto comincia a ricordare: Non avevo ancora 13 anni quando vidi per la prima volta un essere umano morto. Con la più classica delle dissolvenze incrociate, si apre così il flashback che costituirà buona parte del film.

La presentazione di Gordie

Il primo ingresso in scena di Gordie ragazzino avviene invece attraverso il particolare della sua mano che sceglie – tra tante – la rivista True Detective Cases: è quindi un amante della lettura e di storie vere ammantate di mistero. E sul suo profilo ancora bambino si sofferma la macchina da presa. Viene così enunciata la sua immagine e rimarcata l’identità con il profilo adulto visto in apertura di film.

Vivevo a Castel Rock, una piccola città dell’Oregon…1281 abitanti, ma per me era il mondo intero, ricorda la voce narrante di Gordie adulto, mentre il sé bambino esce dal giornalaio e si reca nella casa sull’albero dell’incipit del romanzo: «Avevamo una casa su un albero, un grande olmo che sovrastava un terreno vuoto a Castle Rock. Oggi in quel lotto c’è una società di traslochi, e l’olmo è scomparso. Progresso. Era una specie di circolo sociale, anche se non aveva nome. Eravamo cinque, forse sei, i fissi più qualche altro di passaggio. Li facevamo salire quando c’era una partita a carte e avevamo bisogno di sangue fresco […] Oltre a giocare a carte, il club era un buon posto per andare a fumare le sigarette e a guardare i giornali con le ragazze.»

Film Stand by me

Un’estate straordinaria

La voce alla radio che proviene dalla casa sull’albero – e funge da raccordo sonoro fra la prima scena ambientata al suo interno e la strada che sta percorrendo il giovane Gordie verso di essa – ci informa del caldo epocale di quell’estate: da Stand by Me a oggi, passando, per esempio, per Io non ho paura di Ammaniti e di Salvatores, un topos che segna l’eccezionalità di quello che sta per accadere ai protagonisti di tanti romanzi e film di formazione.

La presentazione di Chris

Anche di Chris Chambers (River Phoenix), come di Gordie, la macchina da presa inquadra prima una mano, con carte da gioco e sigaretta fra le dita. Sale poi a riprendere la t-shirt con il pacchetto avvolto nella manica corta e un volto bambino che si dà arie da grande. Si intuisce da subito che sia questa l’immagine che tutti hanno di Chris, come ci rivela, approfondendo la questione, la voce over stessa di Gordie adulto: Chris Chambers era il nostro capo e il mio migliore amico… La sua famiglia aveva una pessima reputazione e in paese tutti erano convinti che Chris avrebbe fatto una brutta fine, Chris compreso.

La presentazione di Teddy e Vern

Nel romanzo i tre amici di Gordie vengono presentati insieme, intenti alle loro attività nel circolo. Il film invece dedica anche agli ultimi, Teddy (Corey Feldman) e Vern,  inquadrature individuali e sostenute, rispettivamente, dalla voce over di Gordie adulto in un caso e da un coretto canzonatorio degli altri tre ragazzini per il buffo Vern. Teddy Duchamp viene infatti introdotto, mentre gioca a carte, attraverso il suo disappunto verso la battutaccia sui francesi che sta per ultimare il suo compagno di partita Chris e poi dalla voce narrante: era il ragazzo più matto della nostra banda. Non ebbe mai una chance nella vita: suo padre soffriva di violenti attacchi d’ira… Vern invece è inizialmente una voce lagnosa che chiede gli aprano subito: ha dimenticato la parola d’ordine. I tre, rassegnati, lo fanno entrare dalla botola sul pavimento della casetta e, vedendolo senza fiato per la corsa che ha fatto, lo sbeffeggiano canticchiando.

Zomerfilm: Stand By Me | Netwerk Aalst

Il ‘flashback nel flasback’

La grande notizia che Vern ha fretta di dare al gruppo apre un secondo flashback all’interno del primo, su cui è basato l’intero film: una dissolvenza incrociata porta a una serie di soggettive di Vern stesso che, sotto le assi della veranda di casa prima – letteralmente, quindi, sotto le scarpe del fratello maggiore Billy e del suo amico delinquente Charlie – e da dietro uno steccato poi, sente che i due hanno trovato il cadavere di Ray Brower, un ragazzo scomparso, coetaneo dei quattro protagonisti.

Ragazzi ‘interrotti’

In queste come in altre inquadrature, i protagonisti si trovano in campi che ne bloccano il movimento, la vista. Sembrano ingabbiati (dietro cancelli chiusi, spesso), ‘costretti’, bloccati. Appare evidente nella scena a cui il regista affida le porzioni di romanzo in cui Gordie racconta lungamente di essersi sentito come il “Ragazzo invisibile”. Questa scena si apre su un lenzuolo bianco steso (quasi fosse il sudario di David, il fratello maggiore di Gordie, morto in un incidente d’auto). Viene scostato da una mano (quella della madre di Gordie). Come un sipario, si apre sul dolore di due genitori assenti, in giardino, e di un figlio sopravvissuto (Gordie) che li chiama senza ricevere risposta. Affacciato a una finestra, sembra esposto su una ghigliottina su cui verrà sacrificata la sua testa.

Lungo i binari, verso l’ignoto

Altre inquadrature significativamente ricorrenti sono quelle dei ragazzi lungo i binari. Spesso si tratta di linee parallele – come fossero i loro destini, che dovranno separarsi – di cui non si vede mai la fine, a rappresentare l’ignoto. I binari del treno indicano pure il viaggio della vita da affrontare insieme per combattere le paure. Rappresentano però anche il percorso fatto dal ragazzo di cui vogliono ritrovare il cadavere. È, questa, la fascinazione nei confronti  della morte che spesso hanno i giovani, a cui pare sempre che  non li riguardi. Fa eccezione Gordie, il cui fratello è defunto, mentre per esempio Teddy sfida il treno e i camion e viene salvato da Chris, il capo. Tante, del resto, sono le battute che sia nel romanzo sia nel film riguardano la morte: «Poteva essere morto perché era semplicemente troppo spaventato per continuare a vivere»; La Bibbia dice: Nel pieno della vita camminiamo con la morte, nelle parole del negoziante. Continui sono poi i riferimenti alla fine da parte dei ragazzi: ci sono rimasti secchi… Ti vuoi suicidare? Neanche morto! Di questo passo non lo troviamo neanche morto.

Prime Video: Stand by Me - Ricordo di un'Estate

Il ‘racconto nel racconto’

Se Gordie adulto è la voce narrante sia del film sia del romanzo, tale vocazione era inscritta nel suo personaggio fin da piccolo. Nel libro sono due le storie inventate da Gordie (Stud City, La vendetta di Culo di Lardo Hogan) e riportate per intero (mentre viene solo nominata, seppure in più di un’occasione, la serie dei suoi racconti ambientata nella cittadina francese di Le Dio). Il film decide di mantenerne uno, col titolo Culo di Lardo Hogan, introdotto come ‘racconto nel racconto’ attraverso un cambio repentino della fotografia: la luce piena, i colori pastello e il viola mirtillo del vomito che Hogan usa come vendetta sui suoi concittadini crudeli, contrastano potentemente col buio della notte in cui i quattro ragazzini si trovano intorno al falò, alla vigilia del loro primo incontro con un cadavere.

Le bande contrapposte

Il film, evidentemente, compie la scelta di concentrarsi sull’avventura esistenziale dei quattro. Sceneggiatore e regista  tagliano invece le pagine del romanzo dedicate alla banda di Asso (Kiefer Sutherland) e dei fratelli maggiori di Chris e Vern. I grandi sembrano quindi esistere filmicamente solo in funzione e in contrapposizione al gruppo dei piccoli. Rispetto a questi ultimi, per esempio, si muovono spesso in direzione contraria, come sottolinea il montaggio nelle sequenze in cui Chris e Gordie camminano verso l’appuntamento con gli altri due e si scontrano con Ace e Caramello provenienti dalla direzione opposta. Oppure quando il cammino lungo i binari dei ragazzi cozza con lo stupido gioco di abbattere le cassette delle lettere praticato dalla gang dei grandi a bordo della loro auto.

I capifila

Tanto sono aggressivi (anche fra di loro) i ragazzi grandi, tanto sono rispettosi delle singole individualità i ragazzini. Pur nello scherzo e nello sfottò continui (sempre di impianto squisitamente maschilista), i quattro giovanissimi eroi, nei vari momenti in cui affrontano peripezie, spesso rischi e incontri ravvicinati con la morte, restano corretti l’uno nei confronti dell’altro, sono di aiuto reciprocamente e tributano l’onore dovuto all’amico che ha superato la prova. Questo riconoscimento viene icasticamente mostrato dal film ogniqualvolta, scampato un pericolo, affrontata la paura più grande, l’uno o l’altro, di volta in volta, si mette alla testa del gruppo per riprendere il cammino, ponendosi alla guida.

Catturati nel racconto

Nel finale del romanzo Gordie racconterà la fine di ognuno dei suoi amici (morti giovani e violente in tutti e tre i casi) e l’incontro fortuito con Ace, invecchiato, imbolsito, fallito. Il film si chiude invece fra le mura della casa di Gordie, ormai scrittore affermato che, con l’espediente di scrivere e rileggere sullo schermo del pc la parte finale del racconto di quella fatidica  estate, guarda in macchina e interroga lo spettatore. Lui ha raccontato e ha trovato l’ascolto. Noi ormai siamo nella sua storia, che può ricominciare nel momento in cui esce in giardino chiamato dal figlio e dal suo amico, dell’età sua e di Chris ai tempi dell’estate prima del ginnasio. Li vediamo scherzare insieme nel giardino, da dietro le inferriate della finestra dello studio dello scrittore Gordon (Gordie) Lachance (Stephen King?), la voce che abbiamo ascoltato e che ci ha catturati.

Stand by Me' at 30: Why This Stephen King Movie Is Timeless – Rolling Stone

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Stand by Me

  • Anno: 1986
  • Durata: 89'
  • Distribuzione: Columbia Pictures
  • Genere: Avventura, drammatico, di formazione
  • Nazionalita: USA
  • Regia: Rob Reiner
  • Data di uscita: 08-August-1986