Quando vedo Colin Firth sullo schermo io rido. Rido perché me lo ricordo nel “diario di Bridget Jones” con il maglione con le renne. In “Genova”, invece, il suo ruolo è quello drammatico di un padre di famiglia che perde la moglie in un incidente stradale e assieme alle figlie, presenti nel tragico momento, arriva a Genova per cambiare aria e ritrovare una vita.
Quando vedo Colin Firth sullo schermo io rido. Rido perché me lo ricordo nel “diario di Bridget Jones” con il maglione con le renne. In “Genova”, invece, il suo ruolo è quello drammatico di un padre di famiglia che perde la moglie in un incidente stradale e assieme alle figlie, presenti nel tragico momento, arriva a Genova per cambiare aria e ritrovare una vita. Winterbottom segue la famiglia per i carruggi sporchi, le spiagge belle di Camogli, i palazzi del centro storico, i sapori genovesi e il sole italiano. Infiltrandosi nel loro quotidiano, anche banale, il regista propone una sua elaborazione del lutto, sbagliando però la messa in pratica. Il film è una marchetta grande e grossa per la regione Liguria e i suoi enti turistici, nulla di più. La Genova che riprende non è falsata, ma pare tutto ad uso e consumo del turista inglese curioso di questa particolare e affascinante città. Persino nel pressbook, oltre al solito materiale sul film, abbiamo rinvenuto un pamphlet sul perché e per come visitare le coste ed entroterra liguri: cosa visitare e cosa mangiare. A tal proposito, con sommo stupore, tra i pacchi di fogli campeggiava una bustina con dei semini di basilico ligure! Senza parole. Non serve Winterbottom a ricordarci quanto è bella questa regione, al cinema abbiamo bisogno di altro, di storie che aderiscano alla nostra pelle. Invece ecco qui: le vicende di due ragazzine senza mamma, una delle quali la vede ripetutamente sotto le spoglie di fantasma, alla scoperta della bella città italiana, come un grande spot di vini pregiati. E poi ancora: tanti giri in motorino, perché si sa, noi italiani giriamo esclusivamente in vespa, tra i topi morti e le prostitute dei vicoli genovesi. Fotografia patinata, storia inconsistente, regia soporifera, dialoghi banali. Non ci resta che il basilico.