‘Memory’: fra perdita della memoria e sete di giustizia

Con Memory, distribuito da Bim Distribuzione, il regista neozelandese Martin Campbell confeziona un action thriller di buona fattura, in cui il ritmo si mantiene sempre su un buon livello, nonostante alcune pecche legate, soprattutto, alla sceneggiatura di Dario Scardapane non sempre all’altezza.

Memory: la trama

Alexis Lewis (Liam Neeson) è un killer ormai sulla via del tramonto. Stanco e con un inizio di Alzheimer, viene chiamato per un’ultima missione prima del ritiro.

Nel momento in cui si rende conto che la persona da uccidere è Beatriz (Mia Sanchez), una tredicenne vittima dello sfruttamento minorile, Alexis si rifiuta di portare a termine il compito per il quale è stato assoldato. Inizierà così un percorso di vendetta che lo porterà a scontrarsi con i vertici di un gruppo criminale che tiene in mano le vite di molte giovani come Beatriz e alla cui testa ci sono l’influente e ricca immobiliarista Davana Sealman (Monica Bellucci) e suo figlio Randy (Josh Taylor).

Nella sua ossessiva ricerca di vendetta, Alexis finirà per scontrarsi con il detective dell’FBI Vincent Serra (Guy Pearce) che, coadiuvato dall’agente Linda Amisted (Taj Atwal) e dal detective Hugo Marquez (Harold Torres), indaga sul medesimo giro di prostituzione minorile.

Pregi…

Pregi e difetti convivono in Memory, che il regista di Casino Royale ha tratto dal romanzo di Jef Geeraerts “De Zaak Alzheimer”, realizzando il remake di un precedente film belga.

Un action movie costruito con un ritmo che si mantiene elevato sino alla fine, senza grossi cali di tensione, che lo rendono un buon prodotto di intrattenimento, senza disdegnare di porre l’accento su alcuni temi delicati quali la prostituzione minorile e, soprattutto, il processo di decadimento mentale di un uomo che, a causa della malattia, vede lentamente ma inesorabilmente svanire la memoria.

Alexis è consapevole del suo handicap, tanto che utilizza come promemoria il proprio braccio, sul quale appunta le cose da fare o i posti in cui è stato. Sotto questo punto di vista non si può non apprezzare la prova di Liam Neeson, molto bravo nel caratterizzare il suo personaggio che, se da un lato si mostra spietato nei confronti delle proprie vittime, dall’altro, evidenzia una inaspettata fragilità nel momento in cui si deve confrontare con la malattia e la vecchiaia.

Proprio questo suo percorso interiore lo porta al rifiuto di uccidere l’indifesa Beatriz e a intraprendere il cammino di vendetta nei confronti dell’associazione criminale, nell’ estremo tentativo di una redenzione probabilmente impossibile e, comunque, fuori tempo massimo.

…e difetti

Non tutto, però, fila liscio nella pellicola di Martin Campbell: al di là della trama semplice sorretta, tuttavia, da un discreto ritmo, a rappresentare l’aspetto più penalizzante del film sono le descrizioni dei vari personaggi.

Sia Vincent, il poliziotto tormentato dal proprio passato, figura ormai ampiamente abusata nel genere, sia il killer che, scopriamo, anch’egli perseguitato da un passato oscuro, mancano di un vero e proprio approfondimento psicologico. Soprattutto il personaggio interpretato da Liam Neeson meriterebbe una maggior attenzione sotto questo punto di vista, in considerazione anche della sua inusuale condizione – per il genere – di malato di Alzheimer.

Ma a soffrire di eccessiva superficialità sono un po’ tutti i personaggi, sia quelli principali sia quelli secondari. In particolare la Davana Sealman della Bellucci sembra quasi una parodia delle varie dark lady viste sullo schermo. Senza contare che la recitazione dell’attrice umbra – che nella versione in italiano doppia se stessa – lascia alquanto a desiderare.

In conclusione, Memory risulta un discreto film di intrattenimento, senza però raggiungere un livello tale da farlo diventare un buon film di genere. Ed è un peccato, perché dal regista di uno fra i migliori “007” dell’ultimo periodo ci si sarebbe potuto aspettare di più.