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La commedia sexy tra trash e genialità

20 film che hanno fatto la storia della commedia sexy

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la commedia sexi

La commedia sexy, che ha mosso i suoi primi passi agli inizi degli anni Settanta, è stato un genere cinematografico tipicamente italiano, in grado di contrastare lo strapotere delle pellicole statunitensi.

Detta erotica, oppure scollacciata, la commedia sexy è stata per troppo tempo snobbata dalla critica e, nonostante il discreto successo al botteghino, etichettata come cinema di serie B. È indubbio che i film appartenenti a questo genere hanno una trama esile, una regia spesso debole e all’insegna del trash. La commedia sexy, però, ha avuto il grande merito di rappresentare, con ironia, la rivoluzione sessuale, diventare la palestra artistica per grandi caratteristi e soprattutto di aver creato delle vere leggende erotiche, sogno proibito di ogni italiano.

Rivendico tutti quei film, all’epoca venivano chiamati zozzetti… ma che avevano di zozzo? Il massimo che si faceva era spiare dal buco delle serrature”.

Con queste parole, Lino Banfi ricorda quel cinema fatto di pellicole a volte orribili e allo stesso tempo geniali. Film che riuscivano a mescolare trash e lampi di follia, storie che sono ormai entrate nell’immaginario collettivo di una generazione intera.

L’attore pugliese, poi, menziona un simpatico aneddoto: durante le riprese di un film, in una scena dovette toccare il fondoschiena di Nadia Cassini.

Era talmente bello che l’attrice lo aveva assicurato per un miliardo e le maestranze dell’epoca, dopo che lo avevo palpeggiato, mi dicevano: Lino! Nun te lavà più la mano”.

Perchè la commedia sexy ha rovinato una generazione - Ultima Razzia

Il buco della serratura

È fondamentale, però, che Lino Banfi, interprete, insieme a Edwige Fenech, di Cornetti alla creme (Sergio Martino, 1981), un film considerato un vero cult, individua il cliché della spiata attraverso il buco della serratura. Una situazione, questa, che ritroviamo in tantissimi film dell’epoca.

Spesso lo stesso Lino Banfi, ma anche altri come Franco Lechner (Bombolo) e soprattutto Alvaro Vitali sono sorpresi a sbirciare dal buco della serrature le curve mozzafiato di Lory Del Santo, Gloria Guida, Barbara Bouchet, Laura Gemser e Nadia Cassini.

Ma, come sottolinea Lorenzo Coppolino nel suo articolo dedicato al saggio di Giordano Lupi sulla commedia sexy, il buco della serratura diventa una metafora, o meglio una chiave di lettura, per interpretare questo cinema e il suo rapporto con il pubblico.

La commedia sexy, infatti, è un genere che tutti hanno visto, ma che nessuno ha il coraggio di ammetterlo, quasi lo si dovesse spiare proprio dal buco di una serratura.

È vero, molti dei suoi attori, attrici e registi non hanno avuto una carriera fortunata, alcuni sono passati addirittura alla pornografia. Tanti altri, però, si sono affermati nel cinema, nella televisione e alcuni anche al teatro. Non solo Lino Banfi, oggi conosciuto soprattutto come Nonno Libero per la sua partecipazione alla fortunatissima serie TV della RAI Un medico in famiglia. Basti ricordare Tullio Solenghi, Pippo Franco, Lando Buzzanca, Renzo Montagnani e ovviamente Alvaro Vitali, che ha ricevuto il Leone d’argento alla carriera.

Poi ci sono le donne, le vere protagoniste della commedia sexy: Alessandra Canale, Patrizia Gori, Laura Antonelli, Gloria Guida, Edwige Fenech e Barbara Bouchet.

 

La condanna femminista

I loro corpi sono al centro di desideri ardenti dei loro colleghi maschili, i quali non rinunciano mai al voyeurismo per poi regalare al pubblico le esilaranti espressioni mimiche, le quali mutavano il registro erotico nel comico. La centralità del corpo femminile nella commedia sexy ha scatenato non poche polemiche. Come movimenti femministi che accusavano le pellicole dirette dai vari Sergio Martino, Michele Massimo Tarantini e Nando Cicero di rendere il corpo femminile mero oggetto sotto il controllo maschile.

Di un’altra opinione Edwige Fenech, una delle regine della commedia sexy.

Io la rivoluzione l’ho fatta sulla mia pelle. Mentre le mie colleghe donne andavano in strada a manifestare, io ho tirato su mio figlio da sola, col mio lavoro, prendendomi le mie responsabilità di  madre. Le mie commedie erano odiate dalle femministe. Oggi, forse, sono loro ad essersi ricredute. Io sono sempre rimasta la stessa”.

L’esaltazione del corpo femminile e in alcuni casi la sua oggettivazione non è certo una novità introdotta dalla commedia sexy. In una scena del capolavoro Accadde una notte (1934) di Frank Capra, la protagonista Ellie Andrews (Claudette Colbert) mostra la propria gamba agli automobilisti per rimediare un passaggio. La stessa scena la si può rivedere in molti film della commedia sexy, come ad esempio La moglie in vacanza… l’amante in città. La donna consapevole del potere della fascinazione del ‘proprio corpo, dunque, era già un topos molto prima della commedia sexy.

D’altronde, questa costante, rivolta alle forme femminili è individuabile in alcun narrazioni artistiche antecedenti al cinema. Basti pensare alla favola pastorale del Cinquecento, dove non mancano riferimenti all’erotismo.

Il decamerotico

Non deve sorprendere poi se un intero filone della commedia sexy è nata all’indomani del successo di un film cosiddetto intellettuale, come Il Decameron di Pier Paolo Pasolini. In pochi anni vengono realizzati circa cinquanta film, tra l’erotico e il comico ispirati alla pellicola pasoliniana: Una cavalla tutta nuda di Franco Rossetti, Decameroticus di Giuliano Biagetti e Quel gran pezzo dell’Ubalda tutta nuda e tutta calda di Mariano Laurenti.

A questo filone appartiene La principessa sul pisello di Piero Regnoli. Il titolo del film è fuorviante. Non si tratta della versione cinematografica della celebre favola, piuttosto è la rivisitazione di Cenerentola e Biancaneve. Il lungometraggio ha avuto molti problemi con la censura e arrivò nelle sale solo dopo cospicui tagli. Il film, dallo scarso valore artistico, è riuscito a incassare solo settemila lire, un triste primato del cinema italiano. Un caso isolato, visto che la commedia sexy riusciva a sostenere l’industria cinematografica in un decennio non certo felice.

La scuola, la caserma e l’ospedale

Il filone decamerotico non esaurisce la sterminata produzione della commedia sexy. Troviamo, poi, infatti, il filone scolastico, con protagonista indiscusso Alvaro Vitali. A inaugurare questo filone, L’insegnante di Nando Cicero, seguito da La liceale di Michele Massimo Tarantini e La supplente di Guido Leone.

Poi ci sono i film ambientati nelle caserme. La dottoressa del distretto militare e La dottoressa ci sta con il colonnello. Di questo filone, la protagonista indiscussa è Edwige Fenech, la quale mostra le sue curve a improbabili e grotteschi ufficiali. Ci sono, infine, i film ambientati nel mondo della sanità: Il medico…la studentessa con Gloria Guida e La dottoressa preferisce i marinai con Paola Senatore.

 

La rivoluzione sessuale

La commedia sexy raggiungeva il suo apice in un periodo di femento. L’Italia, progressivamente, si trasformava da paese agricolo a potenza industriale. Era in corso una vera rivoluzione sociale e culturale, che coinvolgeva ogni aspetto della quotidianità. La sfera linguistica e sessuale subirono un radicale stravolgimento e i film, con protagoniste le varie Edwige Fenech, Gloria Guida, Barbara Bouchet e tante altre come Lory Del Santo, rappresentavano, con ironia, questa rivoluzione.

Ciò divenne possibile anche perché la censura aveva allentato il suo raggio d’azione e gli sceneggiatori (il più proficuo Francesco Milizia) ebbero molta più libertà. La censura, però, non era certo scomparsa e in alcuni casi risultò determinante per il destino di una pellicola. È il caso di un vero cult, W la foca, realizzato nel 1982 da Nando Cicero.

W la foca

 

Il film è interpretato da Lory Del Santo, come protagonista, affiancata da Bombolo e Dagmar Lassander.

Andrea, un’infermiera veneta, si trasferisce a Roma, dove inizia a lavorare per il dottor Patacchiola, un medico molto particolare, con una famiglia altrettanto strana. Durante la sua permanenza in casa Patacchiola, Andrea vince un concorso fotografico e come premio riceve una foca viva. Successivamente, la ragazza prova a sfondare nel mondo dello spettacolo, per poi diventare direttrice di una clinica dimagrante.

La storia giudiziaria di W la foca dimostra come la commedia sexy sia stato un filone che ha anticipato i tempi e scandalizzato una parte della classe dirigente ancora troppo bacchettona, incapace di comprendere i mutamenti sociali in corso. Il film ha senza dubbio un linguaggio sguaiato, a tratti volgari, ma è costellato da trovate geniali e surrealiste.

A causa del titolo, il lungometraggio ha subito non pochi guai giudiziari. La censura impose il divieto ai minori di 18 anni e la modificazione del titolo originale che doveva essere W la foca… che Dio la benedica!

Una volta uscito, il 4 Marzo 1982, dopo due settimane di programmazione, il film fu sequestrato, il regista rischiò la galera e W la foca sparì dalla circolazione. La riscoperta del film fu merito di Marco Giusti che, nel 2004, organizzò la retrospettiva italian kings of the B’s – Storia segreta del cinema italiano per la Mostra del cinema di Venezia e inserì il film di Nando Cicero nella programmazione. Da allora W la foca ha avuto una seconda vita.

Il lungometraggio non è certo tra i capolavori del cinema italiano, ma ha una comicità surreale, come la trovata della foca, trattata alla pari di un cagnolino da compagnia. Un esplicito riferimento di carattere erotico, contornato da un vero trionfo di un genuino e spontaneo trash. Il regista, che scrisse la sceneggiatura insieme a Francesco Milizia e Stefano Sudriè, utilizza innumerevoli stereotipi per strappare la risata del pubblico.

In W la foca troviamo la ninfomane, il gay, il nero super dotato, la cameriera ingenua, il marito cornuto, il nonnetto assatanato e il figlio ritardato che a diciotto anni frequenta ancora le scuole elementari.

Nelle prime sequenze si può apprezzare il talento recitativo di una giovanissima Moana Pozzi, che interpreta la parte di una passeggera senza biglietto che vuole percorrere in treno l’Italia intera e si concede ai vari capotreno.

Ma lei dove va?

A Reggio Calabria … se mi regge il culo!”.

Il cast: Lory Del Santo, Bombolo, Riccardo Billi, Michela Mitti, Victor Cavallo, Dagmar Lassander.

Il film è disponibile su Rai Play.

MOANA POZZI E LORY DEL SANTO SUL TRENO

L’educanda

 

La provincia è uno di luoghi prediletti dalla commedia sexy. Un esempio è L’educanda (1975) diretto da Franco Lo Cascio, con l’interpretazione di Patrizia Gori.

La giovane Patrizia, finita la permanenza in collegio, torna al suo paese, ospite della nonna. Vivace ed estroversa, la ragazza organizza una sala da ballo in un capannone e incappa nell’ostilità del proprietario. Patrizia e le sue amiche si fanno dare lezione di seduzione da Marilena, la prostituta del paese, per sedurre gli uomini, scoprire i loro segreti e poi ricattarli.

Il film è stato girato ad Alatri, in provincia di Frosinone e la sceneggiatura è scritta dal regista, con la collaborazione di Piero Regnoli.

È una farsa, che tenta di portare avanti una critica sociale e politica, per poi imboccare la strada di un erotismo soft.

La trama ha dei rimandi al genere dei musicarelli, in voga negli anni Cinquanta, dove l’esuberanza della nuova generazione contrastava con la mentalità retrograda dei genitori. E il modo di atteggiarsi della protagonista ricorda, con le dovute differenze, la spregiudicatezza di Rita Pavone, protagonista di tante pellicole musicali.

Il film di Franco Lo Cascio, però, si sofferma sulle forme dei corpi delle giovani protagoniste e sulla prostituta Marinella, detta la bolognese, e lo scontro generazionale sparisce troppo presto.

Da segnalare la presenza di Umberto D’Orsi nel cast, alla sua ultima apparizione sul grande schermo. Il regista partecipa anche come attore, interpretando il ruolo di un venditore di scarpe.

Io venivo dal cinema ufficiale e quando ho fatto L’educanda mi resi conto che il pubblico voleva vedere solo sesso”.

È questa una dichiarazione di Francesco Lo Cascio, che in seguito ha avuto una carriera nel porno.

Il cast: Patrizia Gori, Umberto D’Orsi, Gabriella Giorgelli, Andrea Aureli, Giacomo Rizzo.

L’insegnante

 

L’insegnante (1975) è un film diretto da Nando Cicero, con la partecipazione di Edwige Fenech, Vittorio Caprioli e Mario Carotenuto, figura di grande caratura per il cinema di genere.

Un onorevole siciliano, donnaiolo e traffichino, preoccupato dello scarso rendimento scolastico del figlio, ingaggia una giovane insegnante per impartirgli delle ripetizioni. Il ragazzo, che trascorre le giornate alla ricerca di una ragazza con cui sfogare le proprie pulsioni sessuali, irresistibilmente attratto dalla bella insegnante escogita un modo rapido per sedurla. Convinto dagli amici, decide di fingersi gay per sollecitare la compassione della professoressa. La strategia sembra dare i suoi frutti.

Alle donne i finocchi ci piacciano, un po’ per tenerezza, un po’ per compassione. Ci danno confidenza e piano piano si mettono in testa di farci cambiare idea. E allora quello è il momento buono per approfittare”.

Questa battuta, non certo un esempio di politically correct, è pronunciata da La Rosa Ciccio (Stefano Amato) per convincere il suo amico a fingersi gay per indurre la sensuale insegnante, interpretata Edwige Fenech, a sacrificarsi per convertirlo.

In questo film i gay sono froci e le donne puttane, dunque, semplice etichettare la pellicola come un prodotto becero. Bisogna, però, considerare il contesto. Il lungometraggio è ambientato in Sicilia e all’epoca, molto probabilmente, la realtà non era diversa da quella descritta da Nando Cicero.

Inoltre, L’insegnante è interpretato dai migliori caratteristi dell’epoca, come Mario Carotenuto e Gianfranco D’angelo; pertanto, anche le battute più triviali acquistano un valore estremamente comico.

Il cast: Edwige Fenech, Vittorio Caprioli, Alfredo Pea, Mario Carotenuto, Alvaro Vitali, Enzo Cannavale.

La soldatessa alla visita militare

La soldatessa alla visita militare - Wikipedia

Nel 1977, Edwige Fenech interpreta La soldatessa alla visita militare, diretto sempre da Nando Cicero.

In un campo militare di soldati sessuomani arriva un sottufficiale medico in gonnella. La sua presenza, di cui godrà tangibilmente soltanto un ribelle ‘marmittonè sardo, li eccita ancora di più. A farne le spese sarà un gruppo di ausiliarie, scambiate per prostitute.

Il film è il secondo capitolo di una trilogia diretta da Nando Cicero e interpretata da Edwige Fenech ambientata nel mondo militare. Gli altri due film sono: La dottoressa del distretto militare e La soldatessa alle grandi manovre.

La filmografia di Nando Cicero, dimostra come il regista, insieme a Sergio Martino, è stato un vero artigiano della commedia sexy. Capace di strappare la risata senza pretese, all’insegna della leggerezza.

La sceneggiatura è stracolma di trovate comiche, senza dubbio volgari, ma mai tanto distante dalla realtà. Il cast, poi, è davvero eccezionale, con Renzo Montagnani e l’immancabile Alvaro Vitali, soprannominato Alvaro Quattromani.

Il cast: Edwige Fenech, Renzo Montagnani, Alvaro Vitali, Michele Gammino, Leo Gullotta.

L’insegnante viene a casa

 

L’insegnante viene a casa (1978) ha come protagonista sempre Edwige Fenech; questa volta, però, è diretta da Michele Massimo Tarantino.

Una giovane e attraente insegnante di pianoforte si trasferisce a Lucca per stare più vicina al suo fidanzato, l’assessore Ferdinando Bonci Marinotti, ma ben presto scopre che l’uomo è già sposato e ha una famiglia.

Facciamo un po’ di soffiaggio…”

È una delle battute più celebre del film e ovviamente il riferimento non è alla musica.

L’insegnante viene a casa è sostanzialmente costruito per mostrare le sensuali forme della sua protagonista, una statuaria Edwige Fenech.

Nel film troviamo una delle tante situazioni classiche della commedia sexy: la sbirciatina attraverso un buco per ammirare la bellezza femminile. Questa volta, però, non si tratta del buco di una serratura. Alcuni ragazzi, infatti, praticano un piccolo foro in una parete per osservare le nudità della sensuale insegnante. Marcello, uno dei ragazzi, crede che Luisa (Edwige Fenech) sia una prostituta e da qui nasce una serie di equivoci molto divertenti.

Luisa, però, non è una prostituta, tutt’altro. Lei, come tante altre protagoniste della commedia sexy, è una giovane donna sognatrice e romantica, ingannata dall’uomo che ama. Il registro di questo film è ovviamente comico, ma si percepisce una critica alla società che giudica e si fa ingannare dall’apparenza.

Il cast: Edwige Fenech, Renzo Montagnani, Alvaro Vitali, Marco Gelardini, Carlo Sposito, Lino Banfi.

Sergio Martino

 

La commedia sexy fa parte del cinema di genere che ha permesso all’industria cinematografica italiana di essere florida nel decennio tra gli anni Sessanta e Settanta.

Se un talento del cinema mondiale come Quentin Tarantino ci annovera tra coloro che l’hanno formato vuol dire che allora una radice, una traccia, il nostro cinema nel mondo l’ha lasciata”.

Con questa affermazione si apre l’intervista realizzata da Giovanni Berardi a Sergio Martino, uno dei maggiori registi non solo della commedia sexy, ma di tutto il cinema popolare e di genere.

Lo stesso Quentin Tarantino non ha mai perso l’occasione di ribadire come, senza il cosiddetto cinema di serie B, con i suoi autori (Sergio Martino, ma anche Duccio Tessari, Alberto De Martino, solo per fare qualche esempio) non ci sarebbe mai stato Pulp Fiction.

Il cinema di Sergio Martino, che non si limita alla commedia sexy, ha scoperchiato la realtà, altrimenti ignorata. Ne La polizia accusa: il Servizio Segreto uccide, per esempio, per la prima volta si riportano sul grande schermo i servizi segreti deviati e i tentativi di colpo di stato dell’epoca.

Il regista ha poi realizzato anche western, come Arizona si scatenò e li fece fuori tutti e Mannaja. L’inizio della sua carriera, invece, è dedicato al documentario, con Mille peccati…nessuna virtù e America così nuda, così violenta.

Poi ci sono le pellicole dedicate alla commedia sexy, tutte considerate dei veri cult. Giovannona Coscialunga, disonorata con onore, opera citata in Fantozzi di Luciano Salce, come film simbolo della storia contemporanea. Poi, La moglie in vacanza… l’amante in città, Cugini carnali, Quaranta gradi all’ombra del lenzuolo e Cornetti alla crema.

Giovannona coscia lunga disonorata con onore

 

Giovannona coscia lunga disonorata con onore è un film del 1973.

L’industriale La Noce ha una fabbrica di formaggi che inquina un fiume nei pressi di Catania. Per scongiurare i rigori della legge, all’industriale occorrono i favori dell’onorevole Pedicò, che è solito dare una mano a chi gli concede la moglie. Quella dell’industriale, però, è una fervente cattolica e per giunta poco attraente, per cui il suo segretario provvede a sostituirla con la prostituta Cocò.

È il titolo più celebre della commedia sexy. Un film divertente, leggero e senza impegno, basato sull’equivoco.

Uscito in Italia il 12 Aprile 1973, è stato distribuito in vari paesi europei e in Sud America.

Il cast: Pippo Franco, Edwige Fenech, Gigi Ballista, Riccardo Garrone, Vittorio Caprioli.

È disponibile su Prime Video.

Cugini carnali

Cugini carnali è un film realizzato da Sergio Martino nel 1974, con l’interpretazione di Susan Player.

Il sedicenne Nico è il timido figlio di un rigido preside di un liceo in un piccolo paese del Salento. Un giorno, da Roma arriva la cugina Sonia per ricevere dallo zio ripetizioni di latino e greco. Timido e introverso, Nico subisce, da parte della ragazza un’opera di continua seduzione.

La sceneggiatura è stata scritta da Fernando Popoli, Sauro Scavolini e lo stesso Sergio Martino, il quale ha arricchito il film con una serie di riferimenti alla propria adolescenza.

È un film realizzato con realismo e abbondanza di particolari. Cugini carnali è un’opera immersa nella sua ambientazione; si sentono il caldo vento, le bianche strade del Salento bruciate dal sole e il canto delle cicale.

L’ambientazione è uno dei maggiori pregi, merito del regista e di Giancarlo Ferrando, direttore della fotografia.

La macchina da presa di Sergio Martino si sofferma sui volti dei protagonisti, con uno stile che chiama in causa Pier Paolo Pasolini. Sono volti di un’Italia povera e rurale, lontana dal progresso.

Il cast: Susan Player, Riccardo Cucciola, Alfredo Pea, Claudio Nicastro, Rosalba Neri.

La moglie in vacanza …. l’amante in città

 

Nel 1980, Sergio Martino realizza un’altra pellicola, oggi considerata cult della commedia sexy, La moglie in vacanza… l’amante in città.

Giulia è l’amante di Andrea, un ricco industriale sposato con Valeria, la quale ha una relazione con Giovanni. Durante una vacanza a Courmayeur, gli intrecci sentimentali delle coppie vengono allo scoperto.

Il film inizia con Andrea, interpretato da un magnifico Renzo Montagnani, che si rivolge direttamente allo spettatore presentando la sua situazione sentimentale.

Davvero fortunato il protagonista di questa pellicola, diviso tra due bellissime donne: la moglie Valeria (Barbara Bouchet) e l’amante Giulia (Edwige Fenech).

È ancora una volta la provincia a fare da sfondo a questa commedia esilarante, basata su inganni, sotterfugi sentimentali e ovviamente erotici.

Le due protagoniste incarnano bellezze opposte. La bionda Barbara Bouchet rappresenta una bellezza nordica (nonostante sia doppiata con un accento marcatamente emiliano), aristocratica, a tratti severa.

Celebre la sequenza in cui si cambia d’abito all’interno di un taxi, mentre un impacciato Pippo Santonastaso resta inebriato dal corpo dell’attrice.

Edwige Fenech, invece, incarna una bellezza più popolare, ma non meno prorompente.

Anche questo film è basato sull’equivoco, come lo scambio delle camere dell’albergo, dove le varie coppie vengono scambiate tra loro. Non può mancare, però, un finale all’insegna della riappacificazione, in cui ognuno trova l’amore.

Il cast: Edwge Fenech, Barbara Bouchet, Renzo Montagnani, Lino Banfi, Tullio Solenghi, Marisa Merlini.

Edwige Fenech

la commedia sexi

Interpretando i ruoli di insegnate, infermiera, soldatessa e poliziotta, Edwge Fenech si è affermata come la regina indiscussa della commedia sexy.

Nata in Algeria, da padre maltese e madre italiana, dopo aver iniziato a frequentare la facoltà di medicina, lavora  come modella e poi arriva il cinema.

Interpreta da protagonista diversi film gialli in salsa erotica, come Lo strano vizio della signora Wardh di Sergio Martino, che diventerà suo compagno. Il successo arriva nel 1972 con Quel gran pezzo dell’Ubalda tutta nuda e tutta calda, seguito da innumerevoli film, simboli della commedia sexy.

Ci sono film che non rifarei, ma è troppo facile dire oggi quello che non avrei dovuto fare allora. Mi dicevano: se continui a fare film di serie C, non ti chiameranno mai per fare quelli di serie A. Invece mi hanno chiamato attori come Tognazzi, Sordi… ho lavorato con attrici come la Vitti, che per me erano dei miti. Per non parlare del teatro, dove ho lavorato con autori come Giuseppe Patroni Griffi”.

Dopo una parentesi da produttrice, con la fiction Commesse e il film Il mercante di Venezia, ha un cameo in Hostel: Part II diretto da Eli Roth.

Quel gran pezzo dell’Ubalda tutta nuda e tutta calda

 

Nel 1972, Edwige Fenech interpreta Quel gran pezzo dell’Ubalda tutta nuda e tutta calda, diretto da Mariano Laurenti.

Olimpio de’ Pannocchieschi torna nel suo paese dopo una guerra. Finalmente può riabbracciare Fiamma, sua moglie, che però non si può concedere a causa di un voto. Nel frattempo l’ex soldato deve ritrovare la pace anche con vicino, il mugnaio Mastro Oderisi. Questi si è risposato con la bella Ubalda.

Il film, con protagonista Edwige Fenech e Pippo Franco appartiene al filone decamerotico. Costato solo 90 milioni di lire, incassò quasi 700 milioni, ma nonostante il successo, fu stroncato dalla critica, etichettandolo come un’opera triviale.

L’unico ad apprezzare il film fu Walter Veltroni, il quale riconobbe il merito di aver aiutato a sconfiggere risorgenti integralismi bacchettoni e dislocare verso equilibri più avanzati il comune senso del pudore.

L’ex sindaco capitolino individuò nel personaggio interpretato dalla Fenech delle assonanze con il cinema di Truffaut e nella comicità di Pippo Franco un notevole valore poetico.

Il cast: Pippo Franco, Edwige Fenech, Umberto D’Orsi, Karin Schubert, Pino Ferrara.

La moglie vergine

 

Nel 1975, Edwige Fenech è Valentina in La moglie vergine di Marino Girolami, accreditato come Franco Martinelli.

Giovanni è sposato con la bellissima Valentina. Il matrimonio sarebbe perfetto se non fosse che i due non riescono a consumarlo. Parenti e conoscenti dell’uomo, dunque, iniziano a insidiare la donna.

Una commedia senza pretese, godibile e scorrevole grazie a un cast di tutto rispetto, dove spicca un Renzo Montagnani in ottima forma.

Il film è apprezzabile anche per un’ottima colonna sonora, curata da Armando Trovajoli.

Il cast: Edwige Fenech, Renzo Montagnani, Ray Lovelock, Antonio Guidi, Gabriella Giorgelli.

La poliziotta fa carriera

Books in Movies] La poliziotta fa carriera (1976) | nonquelmarlowe

Ne La poliziotta fa carriera (1976), diretto da Michele Massimo Tarantino, Edwige Fenech interpreta il ruolo di una improbabile poliziotta.

Gianna si arruola nella polizia, ma si rivela un fiasco totale: più che per la bravura, viene notata per la sua strepitosa bellezza.

Il film appare come il rifacimento, in chiave erotica, de La Poliziotta di Steno con Mariangela Melato.

 Ad ogni modo, l’atmosfera dal sapore amaro presente nel film di Steno viene sostituita da un registro esplicitamente comico, con molti riferimenti alla sfera sessuale.

Il corpo della Fenech è mostrato nudo in molte scene. Il regista non si limita a svestire la bellissima attrice, ma realizza delle inquadrature con un notevole valore artistico.

Il cast: Edwige Fenech, Mario Carotenuto, Alvaro Vitali, Giuseppe Pambieri, Francesco Mulè

Il film è disponibile su Prime Video.

Lino Banfi

Ad affiancare la Fenech in molte commedie sexy troviamo Lino Banfi, tra gli attori comici più celebri in Italia. Nato ad Andria nel 1936, il padre vorrebbe fargli intraprendere la carriera ecclesiastica, ma molto presto il futuro attore scopre la sua vera passione: il teatro.

La mia era una famiglia umile e io, per studiare, dovevo per forza andare in seminario. Quando facevamo le recite suscitavo l’ilarità del pubblico, mi veniva spontaneo. Capii che la mia vocazione non era fare il prete, ma impegnarmi in qualcos’altro”.

Una volta trasferitosi a Roma ottiene i primi successi nei locali di cabaret, dove si esibisce insieme a Enrico Montesano e Lando Fiorini. Ma presto arriva il cinema e poi la televisione.

Nella sua carriera ha interpretato più di cento film, diventando uno dei principali protagonisti della commedia sexy.

Nel cinema di genere, Lino Banfi ha partecipato ha tantissimi film, oggi considerati dei cult: L’esorciccio, Fracchia la belva umana, Vieni avanti cretino, Al bar dello sport, L’allenatore nel pallone e Il commissario Lo Gatto.

Cornetti alla crema

Cornetti alla crema.png

Per quanto riguarda la commedia sexy, il più celebre è senza dubbio Cornetti alla crema (1981). Il film è diretto da Sergio Martino; Lino Banfi è affiancato da Edwige Fenech e Milena Vukotic.

Domenico Petruzzelli, sarto di abiti clericali, marito e padre rassegnato, conosce durante un viaggio la spumeggiante Marianna. La ragazza, che vuole diventare cantante lirica, si sente attratta da lui e lo raggiunge nella città dove abita. Domenico, che si è presentato alla ragazza come scapolo e con il nome di un suo amico, si dimostra però poco pratico in avventure extramatrimoniali. Cerca perciò di cavarsela facendosi prestare casa dall’amico e fingendo con la moglie un viaggio di lavoro.

Non voglio mangiare più, va bene! Tanto devo partire.

Ma prendi almeno due prugne cotte: ti servono per i benefici corporali.

No, io beneficio benissimo così!”.

Cornetti alla crema, dopo più di quarant’anni, conserva la sua forza comica immutabile. Nulla di originale, tutte gag già viste e riviste, ma il film contiene un’ironia genuina e spontanea. Poi il valore artistico dei suoi interpreti, come la Vukotic, è una marcia in più.

Il cast: Lino Banfi, Edwingee Fenech, Gianni Cavina, Mileena Vukotic, Marisa Merlini

Il film è disponibile su Prime video.

Gloria Guida

Un’altra icona della commedia sexy è Gloria Guida, bella, bionda e finta ingenua. È spesso protagonista del filone studentesco della commedia sexy.

Gloria Guida è la mia musa ispiratrice!”.

A dichiararlo è Quentin Tarantino, intervistato dall’attrice nel 2016, in occasione dell’uscita de The Hateful Eight.

Gloria nasce a Merano, ma ancora bambina si trasferisce con la sua famiglia in Emilia.

La prima passione della futura attrice è il canto. All’età di 17 anni partecipa a Un disco per l’estate e ottiene un discreto successo. La sua elegante bellezza non passa inosservata e arriva il cinema.

Il suo primo film è La ragazzina (1974) diretto da Mario Imperoli. All’epoca la Guida era ancora minorenne e suo padre dovette firmare una liberatoria per poter farle girare alcune scene scabrose.

Il vero successo arriva con La liceale, dove interpreta il ruolo da protagonista. Successivamente interpreta numerose pellicole, come Il medico… la studentessa, L’affittacamere e L’infermiera di notte.

Uno dei film più importanti interpretati da Gloria Guida è Avere vent’anni di Fernando Di Leo, un’opera che conserva qualche elemento della commedia sexy, ma tende al drammatico.

Nella sua carriera, l’attrice è stata diretta da Steno (Fico d’india), Bruno Corbucci (La casa stregata) e Dino Risi (Sesso e volentieri).

La liceale

Ne La Liceale (1975) diretto da Michele Massimo Tarantini, Gloria Guida è Loredana, la studentessa più desiderata della sua scuola.

La liceale Loredana D’amico è una tipica adolescente irrequieta che non si sente compresa dai suoi genitori. È una ragazza disinibita che si diverte a provocare compagni e docenti. Ha poca simpatia per i libri, ma la sua bellezza è tale da mettere scompiglio dovunque vada.

Il film è un classico esempio della commedia sexy ambientato nel mondo scolastico. Per alcuni aspetti, però, sembra rifarsi a Lo schiaffo, film francese diretto da Claude Pinoteau, il quale anticipò il celebre Il tempo delle mele.

Nel film di Tarantini non mancano, ovviamente, le scene di nudo, dove si possono ammirare le forme della protagonista. La sensualità della Guida, però, è molto diversa da quella delle sue colleghe. La sua è meno procace, delicata, quasi angelica. Nell’immancabile scena della doccia, il corpo nudo dell’attrice sembra ricordare la Venere di Milo.

Il cast: Gloria Guida, Giuseppe Pambieri, Gianfranco D’Angelo, Gisella Sofio, Alvaro Vitali.

L’affittacamere

 

Dopo un solo anno da La liceale, Gloria Guida interpreta L’affittacamere di Mariano Laurenti.

Due sorelle ricevano in eredità una vecchia villa e la trasformano in una pensione. La bellezza di una delle due attira una folta clientela maschile.

È una classica commedia erotica con un cast straordinario, dove emerge la coppia formata da Lino Banfi ed Enzo Cannavale. La sensuale Gloria Guida è capace di creare simpatici equivoci per attirare clienti alla sua pensione, facendo credere che sia una casa d’appuntamento. Ottima interpretazione anche per Vittorio Caprioli nei panni di un singolare onorevole.

Cast: Gloria Guida, Lino Banfi, Enzo Cannavale, Vittorio Caprioli, Luciano Salce.

Il film è disponibile su Rai Play.

L’infermiera di notte

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Nel 1979, Gloria Guida è Angela in L’infermiera di notte diretto da Mariano Laurenti.

Il dentista Pischella Nicola ha uno studio in una cittadina del Salento e, come il suo inserviente Peppino, non disdegna attentare alla virtù delle clienti. Su di lui, però, vigila costantemente la moglie Lucia. Nessun disturbo, invece gli viene dato dal figlio Carlo che lo preoccupa poiché, tutto dedito agli studi, sembra essere indifferente al fascino femminile. Un giorno, nella casa dei Pischella, si stabilisce Saverio Baghetti, zio miliardario di Lucia.

Essendo il vecchio giunto apparentemente moribondo, i presunti eredi gli procurano una giovanissima infermiera per la notte, la signorina Angela Della Torre. Mentre il signor Pischella cerca di conquistare l’appetitosa preda, il figlio Carlo ne diviene l’amante. Intanto lo zio Saverio, che in realtà è il ladruncolo Alfredo, smantella un lampadario di cristalli nel quale, come ha saputo dallo stesso prima della sua morte, il vero zio Baghetti aveva nascosto un brillante di 45 carati. I Pischella genitori non raggiungeranno nessuno dei loro obiettivi: il figlio, invece, avrà Angela e il gioiello.

Cast: Lino Banfi, Gloria Guida, Alvaro Vitali, Leo Colonna, Mario Carotenuto, Anna Maria Clementi.

Renzo Montagnani

Il più importante contributo fornito alla commedia sexy da parte di interpreti maschili è giunto senza dubbio da Renzo Montagnani. L’attore è stato ammirato anche dalla critica, la qual non perdeva occasione per stroncare ogni film dei vari Martini e compagni.

L’unica luce nel deserto di un genere altrimenti deprecabile”.

Doppiatore e attore, Renzo Montagnani nasce ad Alessandria nel 1930. Durante i suoi studi universitari alla facoltà di farmacia, inizia a recitare in teatro per poi trasferirsi a Milano, dove lavora per diverse compagnie di rivista.

Giunto a Roma nel 1966, ottiene un grande successo con Vestire gli ignudi di Luigi Pirandello, diretto da Giuseppe Patroni Griffi. La sua fama si accresce sempre più presso la critica e il grande pubblico, merito delle sue alte doti recitative.

L’esordio cinematografico avviene con I sogni avvengono all’alba, diretto da Idro Montanelli, Enrico Gras e Mario Craveri. Successivamente è uno de I sette fratelli Cervi e recita in Metello e Il delitto Matteotti.

Dagli anni Settanta, dovendo far fronte alle spese mediche necessarie di suo figlio ammalato, accetta di interpretare le pellicole della commedia sexy. Il film che inaugura il suo sodalizio con l’erotico in salsa comica è Peccati di Famiglia. La sua area da uomo comune è una caratteristica vincente che conquista pubblico e critica.

Conclusa la stagione della commedia sexy, Renzo Montagnani diventa celebre con il suo Necchi in Amici miei, accanto a Ugo Tognazzi, Gastone Moschin e Philippe Noiret.

La cavalla tutta nuda

 

Nel 1972, Renzo Montagnani è Gulfrando de’ Bardi in La cavalla tutta nuda, diretto da Franco Rosetti, liberamente ispirato alle novelle di Boccaccio e Sacchetti.

Gulfardo De’ Bardi e l’amico Folcacchio Folcacchieri vengono incaricati dal priore di Borgo d’Elsa di recare un’ambasciata al vescovo di Volterra. Una volta in viaggio, i due s’imbattono in una bella contadina, Gemmata, sposa di Niccolò. I due fanno credere all’ingenuo marito di poterla trasformare in cavalla, Folcacchio cerca di godersi la donna, ma deve poi rinunciare. Dopo varie disavventure, giunti a Volterra si presentano al vescovo, ma dimenticato il contenuto dell’ambasciata e irriso il prelato, vengono condannati a morte sul rogo.

Il cast: Renzo Montagnani, Don Backy, Barbara Buchet, Vittorio Congia, Pietro Torrisi.

Il letto in piazza

Ne Il letto in piazza, uno dei film più raffinati della commedia sexy, diretto da Bruno Gaburro, Renzo Montagnani interpreta il ruolo del geometra Luca Reali.

Il quarantenne Luca Reali, scapolo, dirigente della “Pro Loco” di un paesino sul Garda, è un impenitente donnaiolo. I nomi delle molte donne che gli si concedono – dalla moglie del sindaco alla farmacista dalla figlia del barista a qualche straniera di passaggio – sono, però, noti soltanto alle pagine di un diario. Capita un giorno al discreto dongiovanni di salvare dal suicidio la giovane Jennifer Milton, figlia di un ricco americano. Mentre una sorta di sentimento paterno vieta a Luca di aggiungerla all’elenco delle sue conquiste, la ragazza si innamora del suo salvatore.

Luca si vede così incoraggiato a un possibile matrimonio con lei da tutti i maggiorenti del paese, sindaco e parroco in testa: costoro, in realtà, vogliono servirsi di lui per condurre in porto una grossa speculazione, che l’americano dovrebbe finanziare coi propri soldi. Scoperto l’inganno, però, Luca si vendica spifferando, dall’alto del campanile, tutti i segreti del suo diario. Poi se ne va per il mondo, al fianco di Jennifer.

Il cast: Renzo Montagnani, Rossanna Podestà, John Ireland, Giuseppe Anatrelli, Franco Bracardi.

Lando Buzzanca

Nella commedia sexy ha avuto un ruolo per nulla marginale l’attore siciliano Lando Buzzanca.

Nato nel 1935 a Palermo, si trasferisce giovanissimo a Roma, dove frequenta l’Accademia Sharoff e inizia a fare la comparsa, partecipando a film come Ben Hur.

Sarà l’incontro con Pietro Germi a dare una svolta alla sua carriera. Il regista lo sceglie per Divorzio all’italiana e Sedotta e abbandonata, in cui l’attore recita insieme a Marcello Mastroianni e Stefania Sandrelli.

Nel corso degli anni sarà diretto da Antonio Pietrangeli, Dino Risi, Nanny Loy, Alberto Luttuada e Luigi Zampa.

Ma la grande notorietà la raggiunge con la commedia sexy. La sua graffiante masculinità e la capacità di far ridere in situazioni connotate dalla eccessiva attività sessuale, o al contrario, da una totale impotenza, sono la sua fortuna.

Pasquale Festa Campanile, Marco Vicario, Steno, Luciano Salce, Gianni Grimaldi e Luigi Filippo D’Amico diventano i suoi autori, mentre Barbara Bouchet, Laura Antonelli, Sylva Koscina, Rossana Podestà, Agostina Belli e Femi Benussi le sue compagne di set.

Il prete sposato

Lando Buzzanca veste i panni talari in Il prete sposato (1970), diretto da Marco Vicario.

Un giovane sacerdote siciliano, Don Salvatore, giunge a Roma per assumere le funzioni di vice-parroco in una chiesa frequentata dall’alta borghesia. Ben diverso da quello del suo paese, il nuovo ambiente si rivela, per il prete, colmo di tentazioni. I giovani dissoluti gli confessano orribili peccati, né da meno sono le loro madri, che giungono apertamente ad offrirglisi. Rivelatisi inutili, a placare i suoi tormenti carnali, i consigli di un ipocrita monsignore e di un domenicano psicanalista, Don Salvatore finisce per trovare consolazione in una ragazza squillo, Silvia, che ha deciso di cambiar vita. Accortosi di essere innamorato di lei, che gli vuol bene da tempo, egli chiede ai superiori il permesso di sposarla, a patto che gli si conceda di restare prete.

Il cast: Nando Buzzanca, Rossanna Podestà, Salvo Randone, Barbara Bouchet, Luciano Salce.

Il merlo maschio

Ne Il merlo maschio (1971), Lando Buzzanca, interpreta un personaggio singolare, con espliciti riferimenti alla letteratura di Luigi Pirandello e Italo Svevo, affiancato da una magistrale Laura Antonelli. Il film è diretto da Pasquale Festa Campanile

Niccolò Vivaldi, violoncellista di fila nell’orchestra dell’Arena di Verona, è afflitto da un complesso d’inferiorità. Animato da spirito di rivalsa egli prova una curiosa sensazione di piacere allorché si rende conto della forte attrazione che la propria moglie suscita negli uomini. Da quel momento, comincia a fotografarla nuda a sua insaputa, poi la convince a posare regolarmente per lui. Mostra le foto prima a un collega d’orchestra dal quale riceve un’ammirata attenzione, poi a un settimanale per soli uomini, ottenendone la pubblicazione. Costanza, sinceramente innamorata del marito sempre più esaltato per i successi ottenuti, accetta persino di esibirsi nuda davanti ai ventimila spettatori che gremiscono l’Arena di Verona. Divorato dalla sua mania, Niccolò finisce in manicomio, dove continua a vantarsi di avere una bella moglie.

Il cast: Lando Buzzanca, Laura Antonelli, Gianrico Tedeschi, Lino Toffolo, Luciano Bianciardi.

Il film è disponibile su Prime Video.

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