Carter di Jung Byung-gil (The Villainess) è il nuovo action movie firmato Netflix e prodotto da Apeitda.
Adrenalina spinta e sublimata dalla computer grafica in un piano sequenza di 132 minuti: Carter di Jung Byung-gil è una impegnativa produzione, tecnicamente egregia, ma che si lascia alle spalle la storia e purtroppo anche la recitazione.
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Carter, la trama
Carter (Joo Won, Good Doctor) viene bruscamente svegliato in una stanza insanguinata, da una squadra della CIA. Non ha alcun ricordo ma un fitto mal di testa alla nuca dove, evidentemente, gli è stato impiantato qualcosa.
Improvvisamente, avverte una voce parlargli all’orecchio, che gli intima di fuggire seguendo le sue indicazioni. La missione è quella di riportare una bimba, Ha-na, sana e salva in Corea del Nord, dove l’aspetta il padre, un medico infettivologo che potrà con la sua collaborazione guarire il mondo.
Si è infatti diffusa un’epidemia trasmessa dagli animali. Le persone infettate diventano combattenti prestanti e assetati di morte. Per evitare che questa si diffonda, l’unica possibilità è far sì che il dottor Jung produca il vaccino con il sangue di Ha-na.
Carter si trova però incastrato in un triangolo tra le due Coree e gli Stati Uniti, e la verità risulterà confusa e vacillante.
Velocità, azione e tanto Call of Duty
Regia interessante che parte subito in maniera aggressiva, in continuo movimento, roteando, divergendo, zoommando e distorcendo. La prima sequenza è costruita con ossessione quasi maniacale, e si scopre così che si tratta di un lungo piano sequenza senza sospiri né ripensamenti.
Carter è un film distopico sperimentale che richiama sfacciatamente tantissimi dei suoi predecessori, dallo Strange Days della Bigelow allo Snowpiercer del collega Bong Jong-ho. Anche se qui è l’apogeo della sperimentazione fotografica con un obbiettivo che non si sofferma mai e assilla il protagonista al ritmo della sua stessa azione. Si salta dalle focali lunghe a CCTV distorte, con deformazioni visive che fungono da transizioni e facilitano il montaggio.
Inutile dirlo: ai coreani piacciono gli zombie e tutte quelle altre forme che si avvicinano allo stato selvaggio e indemoniato della specie umana. È uno stratagemma che permette di creare anche eroi assoluti, anche se in realtà questo eroe, che ha perso la memoria, dimostra di aver smarrito la sua identità e di conseguenza se stesso. E non sa esattamente con chi schierarsi. Ubbidisce assertivo a una voce che solo lui può sentire – neanche tanto vago il riferimento a un certo soft power politico -.
Se solo potesse bastare l’azione
Dinamico a tal punto da sembrare un videogioco: adatto non sono solo agli appassionati di azione ma anche ai gamers.
Infatti, in questo nutritissimo simposio di movimento, non manca nulla. Dopo il duello di arti marziali a lame spiegate e l’infiltrazione tattica in edificio pattugliato, c’è l’inseguimento in moto, quello in aria lanciati nel vuoto chiaramente senza paracadute, il fuoristrada, il treno in corsa, la lotta sospesi ai cavi, e pure l’elicottero. Carter ne esce come un highlander tutto muscoli: Joo Won è saltato dal ruolo di amorevole dottore autistico, all’assassino freddo di questa nuova produzione Netflix.
Evoluzioni pirotecniche aeree, obiettivi che ruzzolano per terra e poi si librano per aria nuovamente. Incontestabilmente, un lavoro di CG sopraffino. Ma proprio per questo, Carter è un film visivamente impegnativo che richiede uno sforzo importante al nervo ottico e a tutte le sinapsi.
Il ritmo è sempre al cardiopalma, mentre la storia va a brandelli, e gli attori, performer atletici per lo più, o terribili amatori, non c’è neanche il tempo di conoscerli. Letteralmente, non c’è tempo per inquadrarli in primi piani riflessivi che ci permettano di capirci qualcosa. No, questo film è un prodotto chimico con effetti allucinogeni immediati. Oltre due ore di velocità assurda senza smancerie. Peccato lasci una disturbante sensazione di deserto a fine visione.