‘Asako (I & II)’: una donna alle prese con due versioni dell’uomo che ama
L' opera seconda, struggente ma anche irritante, di uno dei registi più affermati e ormai di punta dell'area nipponica, Ryusuke Hamaguchi, si concentra sulle ossessioni amorose di una giovane donna, a cui la passione probabilmente fa trasfigurare in altri individui, la fisionomia unica e insostituibile del suo amato.
Dal 9 luglio è disponibile sulla piattaforma per cinefili MUBI, il film Asako (I & II), del celebrato regista di Drive my car, Ryusuke Hamaguchi.
Si tratta dell’opera seconda del regista nipponico, dopo il fluviale Happy Hour, vincitore del premio alle interpreti al Festival di Locarno del 2015.
Asako (I & II) – la trama
Asako vive il suo primo amore con la passione travolgente che il destino le ha regalato presentandogli il bel Baku, ragazzo affascinante e un po’ misterioso, che sparisce dalla sua vita e riappare, accusandola di essere lei stessa la causa delle sue reiterate assenze.
Ma il ragazzo scompare per un tempo che si protrae oltre i due anni e Asako si trasferisce a Tokyo a lavorare in un bar. Un bel giorno la ragazza, stupita, intravede in un giovane manager delle sembianze simili a quelle dell’uomo della sua vita.
Tutto bene per Asako dunque: i due andranno a vivere insieme, ma quando il Baku originale riappare, riuscire a resistergli sarà impossibile.
Salvo poi rendersi conto che non è probabilmente nemmeno lui quello originale…
Asako (I & II) – la recensione
Attraverso Asako (I e II), Hamaguchi celebra i dubbi dell’amore, il momento in cui la razionalità viene meno e il sentimento ha la meglio sulla logica, sulla freddezza e razionalità.
La regia insistente sui personaggi è tipica dello stile ormai apprezzato e riconosciuto di Ryusuke Hamaguchi. Il regista ci aveva già impegnati a fondo coi suoi tempi dilatati sulle piccole nevrosi di coppia (condensate nei 315 minuti del film d’esordio Happy Hours, presentato in Concorso a Locarno nel 2015) e rende questa Asako una sorta di donna che visse due volte, ma a suo modo razionale.
Va aggiunto anche che già in questo Asako (I & II) appare incontestabile quanto il cineasta sappia dirigere, tagliare e confezionare con maestria le singole riprese.
Quest’opera, tuttavia, coinvolgendo nuovamente lo spettatore (dopo il menzionato, lunghissimo Happy hour) in una storia di incertezze giovanili, utili soprattutto a fornirci un altro ritratto isterico e talvolta ripetitivo di una protagonista tutta scatti d’umore e atteggiamenti scostanti e irritanti, non possiede ancora quella profondità genuina che il non meno complesso e controverso dramma di Drive my car riesce in modo più maturo ad evocare e scandire.
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