Tutankhamon. L’ultima mostra, il documentario scritto e diretto da Ernesto Pagano, sarà al cinema il 9,10 e 11 Maggio, per celebrare il centenario della tomba del Faraone.
È la rievocazione dell’aura di un uomo vissuto tremila anni fa.
Tutankhamon. L’ultima mostra è un viaggio affascinante avvolto da un alone di mistero. Ernesto Pagano, senza rinunciare ad ambizioni di carattere storico, realizza un’opera magica e poetica, aiutandosi con l’uso della musica, curata da Marco Mirk e della inconfondibile voce di Manuel Agnelli.
La trama
Il documentario si addentra nell’Antico Egitto e nella leggenda di Tutankhamon e della sua maledizione. La scoperta della sua tomba risale al 1922 per opera di Howard Carter, il primo a guardare all’interno della camera sepolcrale. In occasione del centenario del ritrovamento si ripercorre questa grande scoperta, grazie a una mostra dedicata al Faraone.
Tra scienza e poesia
Ernesto Pagano (Napolislam, Vita di Marzouk) scrive e dirige un documentario davvero denso e avvincente. Il suo punto di partenza è una scoperta archeologica di portata storica avvenuta cento anni fa grazie al lavoro dell’archeologo inglese Howard Carter. L’esito di Tutankhamon. L’ultima mostra, però, è all’insegna della poesia, del mistero, della magia di un Faraone vissuto più di mille anni prima della nascita di Cristo.
Il maggior vanto dell’opera è dunque unire scienza e poesia. Il regista riesce in questa ardua impresa utilizzando immagini di repertorio, note di colore e testimonianze di esperti e professionisti nell’ambito dell’archeologia e della fotografia.
La mostra dedicata al Golden Boy
Ma il documentario di Ernesto Pagano è anche il backstage della più grande mostra internazionale mai dedicata al Golden Boy. È stata questa una delle poche occasioni per ammirare dal vivo il tesoro di Tutankhamon. Evento irripetibile, perché il governo egiziano ha deciso che il patrimonio del Faraone diverrà inamovibile dal Cairo.
Nelle immagini che raccontano la fase di preparazione della mostra e le operazione d’imballaggio dei manufatti, si percepisce il grande valore artistico e simbolico dei 150 oggetti rivenuti nel sepolcro di Tutankhamon. Questi sono rimasti per più di tremila anni avvolti nell’oscurità per accompagnare il giovane faraone nel suo ultimo e lungo viaggio. Il protagonista assoluto di questa fase è senza dubbio la statua del Guardiano del Re in legno con una lunga lancia d’oro. Questa non è mai stata mossa da quando Carter l’aveva inviata da Luxor al Cairo. È un’opera d’arte con un valore inestimabile, tra i migliori esempi dell’antica arte egizia.
Sorprende come la statua del Guardiano, realizzata migliaia di anni fa, riesca ancora a emozionare. Il suo aspetto solenne, avvolto nel mistero, svolge diverse funzioni. La statua, infatti, non ha solo il ruolo di sorvegliare il lungo viaggio nelle tenebre del Faraone, ma sembra annunciare lo spettacolo della bellezza del tesoro che custodisce. La sua collocazione restituisce al sepolcro un significato teatrale, senza tempo e luogo.
L’aura di Tutankhamon
Tutankhamon. L’ultima mostra, composto da immagini tipicamente cinematografiche ( realizzate con le più innovative tecnologie) restituisce allo spettatore il fascino di questa statua e di tanti altri oggetti del corredo funebre.
“Un arsenale magico…”
In questo modo, la voce narrate di Manuel Agnelli, frontman degli Aftherhours, descrive il fascino di questi oggetti. Non solo opere d’arte, ma testimoni di una civiltà passata che ha anticipato i grandi imperi dell’umanità.
Il documentario di Ernesto Pagano non solo riesce a trasmettere il loro fascino, ma utilizzando una prassi narrativa per nulla macchinosa, trasferisce allo spettatore l’aura che avvolge Tutankhamon. Lo scrittore, filosofo e critico d’arte Walter Benjamin riteneva che fare esperienza dell’aura significa rispondere con lo sguardo. Questa capacità è piena di poesia. Quando un uomo o un essere inanimato leva il suo sguardo verso di noi, per prima cosa ci attrae da lontano, ci trascina nel suo sogno. L’aura è il manifestarsi di una lontananza, per quanto vicina essa sia.
È esattamente ciò che si avverte assistendo a Tutankhamon. L’ultima mostra. Le fasi che documentano la preparazione della tournée internazionale, la descrizione degli oggetti del suo corredo funebre e le immagini di repertorio che raccontano la scoperta di Howard Carter sono cariche di aura.
Ma questa è percepibile soprattutto quando vengono raccontate le fasi della Tac effettuata sulla mummia del Faraone. In questo momento viene tolto ogni orpello e resta solo il corpo di un ragazzo cagionevole, colpito dalla malaria, con un piede offeso. Il suo fascino, però, continua a vivere e finché il suo nome verrà pronunciato non ci sarà oblio per il King Tut.
Tutankhamon. L’ultima mostra è prodotto da Laboratoriorosso e Nexo Digital.
TUTANKHAMON. L’ULTIMA MOSTRA al cinema 9-10-11 MAGGIO – YouTube
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