fbpx
Connect with us

Conversation

‘Tromperie – Inganno’ conversazione con Arnaud Desplechin

Tromperie - Inganno di Arnaud Desplechin prende in prestito Philip Roth per ragionare sulle falsità della vita e dell'ispirazione artistica

Pubblicato

il

Presentato in anteprima mondiale sezione Première del Festival di Cannes e presentato in Italia al Rendez Vous Tromperie – Inganno prende in prestito l’omonimo libro di Philip Roth per ragionare sulle falsità della vita e dell’ispirazione artistica. Per l’occasione abbiamo incontrato il regista del film, Arnaud Desplechin. 

Tromperie – Inganno di Arnaud Desplechin è distribuito da No.Mad Entertainment

Arnaud Desplechin sul suo Tromperie

Se il titolo allude in primis alla relazione adulterina dei protagonisti, Tromperie – Inganno allarga il discorso, dimostrando come la realtà sia ingannevole a tutti i livelli perché ogni persona ne ha una sua versione. La deformazione investe sia la forma della cose che i contenuti.

Mi viene in mente l’affermazione di Jean Renoir quando diceva che la vita è un teatro. Philip sicuramente recita delle parti che cambiano a seconda dell’interlocutore. Con Lea Seydoux è una persona, con l’ex compagna e scrittrice è un’altra. Come lui, anche noi recitiamo dei ruoli: a volte lo facciamo meglio, altre meno. Comunque vorrei fare un piccolo elogio dell’adulterio: grandi romanzi come Tess, Anna Karenina o Madame Bovary dimostrano quanto diceva Philip Roth e cioè che il tradimento coniugale è il grande tema della letteratura del diciannovesimo secolo. Con Inganno lui sperava di fare un libro capace di rinnovarne le gesta anche nel XX secolo, mentre per quanto riguarda il seguente volevo fare qualcosa di simile con il mio film. L’adulterio è molto importante perché per due amanti ogni momento è unico e irripetibile. Inoltre dal punto di vista cinematografico il fatto di non sapere se la persona incontrata martedì la si potrà vedere il giovedì successivo è estremamente interessante.

La realtà ingannevole di Tromperie di Arnaud Desplechin

All’interno del discorso principale Tromperie – Inganno sviluppa una serie di segmenti narrativi in cui si mostrano altrettanti tipi di menzogne diverse da quella sessuale. Basti pensare al decorso ingannevole della malattia di Rosalie come pure alla questione della sposa portoricana nella discussione tra Philip e il padre. Anche la questione ebraica viene vista sotto questo punto di vista. Tutti i tasselli della storia hanno come orizzonte una realtà ingannevole.

È vero che all’interno del film si incastrano insieme tanti racconti e che il tema portante è sempre quello di cui parlava Roth, ovvero che nella vita ci si traveste “da se stessi” e che, per quanto lo riguardava, poteva fare un numero limitato di parti cercando però di recitarle al meglio. In Tromperie vengono citati alcuni inganni che sono terribili. Ci sono quelli raccontati da Kafka oppure gli altri costruiti dal regime sovietico, però credo che alla fine la questione di fondo è che l’infedeltà verso un coniuge è meno importante della fedeltà rispetto a se stessi: quello è uno dei temi principali. Roth diceva che l’unica bugia perdonabile è quella pronunciata da Philippe a Rosalie, quando nonostante l’evidenza dei fatti lui le dice che non morirà. Si tratta di una fandonia talmente comprensibile e umana che la si perdona.

L’inganno di cui parla il film non è solo quello dei protagonisti verso i rispettivi coniugi e non solo quello di Philip verso l’amante inglese. Lo dice la sequenza iniziale e la sua messinscena in cui vediamo il personaggio di Lea Seydoux parlare allo spettatore in quello che potrebbe essere una sorta di camerino. In quel caso è come se tu facessi presagire che quella che sta per andare in scena altro non è che la performance di un’attrice sul punto di recitare il suo personaggio. Anche il fatto di cambiare continuamente scenografia all’interno del medesimo spazio narrativo ci dice come il tema del film sia declinato anche come ragionamento sul cinema e in particolare sull’incrocio tra arte e vita, finzione e realtà. All’insegna della lezione di Federico Fellini, per il quale il tradimento della realtà era l’unico modo per restituirla nella sua vera essenza.

È vero, nel film ci siamo serviti di tantissimi artifici tipici del cinema come quello in cui mentre i personaggi parlano proiettiamo alle loro spalle immagini di Praga. A un certo punto facciamo scendere la neve alla maniera in cui lo si fa in teatro per far capire e far risaltare il fatto che la passione degli amanti prende fuoco anche sotto la neve. Mi sento di dire che tutti questi artifici ci sono serviti per arrivare alla verità nel modo che hai giustamente citato a proposito di Federico Fellini.

Un mix di generi

Tromperie ci presenta un Arnaud Desplechin all’ennesima potenza. In particolare anche qui, come nei film precedenti,  utilizzi una messa in scena antinaturalistica. Ne deriva una narrazione che procede come un flusso di coscienza capace di creare una coerenza interna da sempre presente nei tuoi film. Questo ti permette di passare senza soluzione di continuità da un genere all’altro senza perdere nulla in termini di coerenza e linearità. Così facendo Tromperie dipana la sua trama passando dal melò alla spy story al romance abbracciando registri che dal drammatico alla commedia sfociano nel grottesco della scena ambientata in tribunale.

Hai ragione. Certo, in Tromperie ci sono tanti riferimenti ad altri miei film come, per esempio, la neve che mi fa pensare un po’ a Un conte de Noël per cui è chiaro che mi sono identificato molto col personaggio di Philip, e questo anche volutamente perché non volevo succedesse con uno di quelli femminili. Ripeto, il tema che più mi interessava sviluppare è come si fa a rimanere fedeli a se stessi.

Nel capitolo dedicato a Praga c’è la scena a cui accennavi prima dove il protagonista e la sua interlocutrice diventano parte integrante delle immagini che scorrono alle loro spalle. Qui la riflessione sul cinema diventa centrale, ragionando su come il nostro sguardo possa essere allo stesso tempo spettatore dei fatti, ma anche protagonista di quelli nel momento in cui ci identifichiamo con quanto avviene sullo schermo.

Volevo senz’altro che ci fosse il cinema nel cinema e anche il teatro nel cinema e mi sono ispirato a un film come Vanya sulla 42esima strada (di Louis Malle, ndr). Qui siamo un po’ noi francesi che giochiamo a fare gli americani per cui senz’altro ci siamo serviti di molti di questi artifici teatrali e cinematografici; in particolare, per quanto riguarda le immagini di Praga che scorrevano dietro l’attrice. Volevo che queste rappresentassero e rendessero bene l’idea dell’esilio. Il libro di Roth secondo me è molto in assonanza con l’epoca contemporanea pur essendo scritto anni fa. Quando l’amante inglese chiede a Philip il motivo per cui voglia parlare con tutte queste persone lui risponde che gli sfollati hanno sempre qualcosa da insegnarci. Se uno pensa ai profughi ucraini e prima ancora a quelli dell’Africa sub sahariana Tromperie diventa estremamente attuale anche al di fuori del suo discorso principale.

L’anima femminile di Arnaud Desplechin in Tromperie

Ci sono diversi modi di filmare due amanti all’interno di una stanza. Invece di sostare sul corpo nudo di Denis e Lea lo sguardo della mdp torna sempre sui loro volti. Mi è sembrato che sia stato un modo per dire – come succedeva in Roth – che la sessualità è innanzitutto un fatto mentale e poi carnale. Confrontando il tuo modo di girare con quello di Kechiche, molto più propenso a restare sui corpi dei protagonisti, Tromperie esprime un concetto opposto. In questo senso mi sembra che Desplechin abbia un’anima maggiormente femminile, il che può essere anche un paradosso visto che qui si parla di un libro di Joseph Roth, autore spesso accusato di avere uno sguardo fin troppo maschilista.

Io vorrei dire che l’atto sessuale ha durata breve e dunque è sempre un fallimento considerando che un uomo e una donna in realtà non vogliono la stessa cosa. In Tromperie – Inganno c’è una sola vera scena di estasi, quella della neve, per cui diciamo che c’è un solo orgasmo in tutto il film. Nel complesso è un film pudico: questo mi fa venire in mente gli aneddoti e le voci su François Truffaut, il quale pur avendo avuto una vita sentimentale molto piena in realtà non riusciva mai a sostenere la vista dei suoi personaggi mentre facevano l’amore. Quando si trattava di filmarli si copriva gli occhi. Da questo punto di vista mi sento di sottoscrivere che alla stessa maniera di quelli di Truffaut anche Tromperie è un film pudico.

Leggi la recensione

Scrivere in una rivista di cinema. Il tuo momento é adesso!
Candidati per provare a entrare nel nostro Global Team scrivendo a direzione@taxidrivers.it Oggetto: Candidatura Taxi drivers

Tromperie - Inganno di Arnaud Desplechin

  • Anno: 2022
  • Durata: 105
  • Distribuzione: No. Mad Entertainment
  • Genere: drammatico
  • Nazionalita: Francia
  • Regia: Arnaud Desplechin
  • Data di uscita: 28-April-2022