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Sam Raimi – l’eredità dei ‘Cinecomics’
Una monografia completa sulla carriera di Sam Raimi, geniale regista pop e vero padre del Cinecomic moderno.
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2 anni fail
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Riccardo SerriOrmai l’uscita nei cinema di Doctor Strange in the Multiverse of Madness è alle porte, nuovo capitolo della saga del Marvel Cinematic Universe. Film che vedrà tornare dietro la macchina da presa l’acclamato regista Sam Raimi, dopo ben nove anni di inattività al cinema.
Ormai sembra essere passata un’eternità dall’ultima volta che abbiamo visto in sala un film portare la dicitura ‘diretto da Sam Raimi‘. Infatti, in questo tempo, la sua principale dedizione è stata la produzione cinematografica horror con la Ghost House Pictures (da lui creata nel 2002), assieme al collega, e amico, Robert Tapert.
Ma i veri appassionati non dimenticano, attendendo con ansia il prossimo film che vedrà Sam Raimi nei panni di regista.
Con il suo stile personalissimo, è riuscito a portare una diversa visione del ‘classico’ cinema di intrattenimento americano. Una visione più fumettistica, diciamo. La freschezza della sua regia ha portato a una svolta radicale nel cinema pop, divenendo una figura di riferimento. Non è un caso, infatti, che numerosi dei cinecomics esistenti si rifacciano al modello Raimi, consolidato grazie a film come Spiderman (2002) o Darkman (1990).
Ovviamente, il quadro non sarebbe completo senza citare l’importante contributo che diede al cinema horror. Con una quantità esigua di mezzi realizzò La Casa (1981). Un film, ancora oggi, considerato un cult e fondatore del genere splatter, assieme ad altri capolavori come Non aprite quella Porta (1974) e Le Colline hanno gli Occhi (1977).
Ma questo non è tutto, perché Sam Raimi è stato capace di districarsi anche in generi come il thriller e il western, talvolta con risultati ammirevoli.
Ora, è giunto il momento di ripercorrere questa brillante carriera dall’inizio.
La vita di Sam Raimi
Sam Raimi nacque nell’Ottobre del 1959 a Royal Oak in Michigan. Quarto di cinque fratelli, è figlio di Celia Barbara Abrams e Leonard Ronald Raimi, una coppia di commercianti ebrei immigrati, originari dell’Est Europa.
Fin da piccolo coltiverà due grandi passioni: i fumetti e il cinema.
La vera svolta, però, avvenne quando suo padre gli regalò una cinepresa capace di girare su una pellicola Super 8, per poter realizzare i suoi film. Quindi, all’età di soli sedici anni, cominciò a girare piccoli cortometraggi indipendenti assieme all’attore (e grande amico) Bruce Campbell.
Parallelamente a questo periodo, iniziò a frequentare l’Università statale del Michigan per studiare Letteratura Inglese. Qui, si ritrovò ad alloggiare nella stessa camera di un ragazzo, Robert Tapert.
Entrambi appassionati del genere horror, decisero di produrre un cortometraggio a basso costo appartenente a questo genere. Quindi i due, assieme all’amico Bruce Campbell, realizzarono Within the Woods (1978). Grazie a questo, con l’aiuto del pubblicista Irvin Shapiro, i tre riuscirono ad ottenere ben 350.000 $ per produrre un lungometraggio.
Bruce Campbell e Sam Raimi nel 1981.
Così, Raimi adattò il soggetto di Within The Woods e ne trasse ispirazione per scrivere la sceneggiatura de La Casa.
Sam Raimi alla regia, Robert Tapert come produttore esecutivo e Bruce Campbell nel ruolo dell’attore protagonista. Questa squadra sarà uno dei punti fondamentali che segneranno la carriera del regista.
Una troupe fatta da cari amici, oltre che grandi professionisti.
LA CASA (1981)
“Il film horror più ferocemente originale di quest’anno.”
cit. Stephen King, 1981
Ambientato all’inizio degli anni 80, seguiamo la vicenda di un gruppo di cinque adolescenti decisi a passare un weekend divertente all’interno di uno chalet affittato, sperduto tra le montagne del Michigan. Al suo interno, però, i ragazzi trovano alcuni vecchi nastri e degli strani manufatti, incomprensibili.
A detta della voce proveniente dai nastri, quel manufatto che i ragazzi hanno tra le mani è il Necronomicon Ex-Mortis, meglio conosciuto come il libro dei morti. É un antico testo sumero di magia nera, capace di riportare in vita i defunti. Nella registrazione segue una lettura, da parte della voce, di una delle formule riportate sul libro. Questo porta qualcosa a risvegliarsi nei boschi… una presenza demoniaca.
Da questo momento, una forza malvagia colpirà lo chalet. Uno dopo l’altro, i ragazzi verranno posseduti dal demonio, trasformandosi in veri e propri mostri. Ash (Bruce Campbell), l’ultimo rimasto, lotta contro i suoi amici, ormai divenuti demoni, per poter sopravvivere, arrivando a uccidere sia la sua fidanzata Linda (Betsy Baker) che sua sorella Cheryl (Ellen Sandweiss).
La battaglia porterà Ash a dare alle fiamme il Necronomicon, uccidendo i demoni e facendo culminare tutto in una pioggia di sangue e frattaglie. Nonostante l’arrivo del mattino e la morte dei demoni, il male non ha finito, sorprendendo alle spalle Ash e concludendo il film con una rilassante musica jazz.
Cheryl (Ellen Sandweiss) divenuta demone in un frame del film.
Come già citato in precedenza La Casa, col tempo, divenne un vero e proprio fenomeno di culto. Tuttavia, durante la prima uscita nelle sale, il pubblico d’America si divise nettamente. A causa del suo contenuto decisamente esplicito e splatter, numerosi critici lo bollarono come osceno e privo di qualsiasi fine artistico, facendo leva solamente sul disgusto che lo spettatore avrebbe provato.
Dal punto di vista economico, però, il film fu un successo. Con un cast composto da amici del regista, costò solamente 350.000 $ riuscendo ad incassarne ben 2.5 mln $ nel suo primo anno di distribuzione.
L’estrema violenza messa in scena con metodi casalinghi portò molti cineasti ad imitarne le soluzioni, come l’utilizzo di dentifricio, latte diluito o salsa di pomodoro. Nonostante la precarietà dei mezzi, il film riuscì a colpire per il realismo degli effetti speciali. Non bisogna dimenticare la soggettiva del male, inquadratura ‘simbolo‘ della regia di Sam Raimi.
La Casa fu un vero e proprio fenomeno. Questo film, assieme ai due classici di George A. Romero, spianò la strada per numerose produzioni horror a basso costo. Inoltre lanciò definitivamente Sam Raimi e Bruce Campbell nel mondo del cinema, divenendo vere e proprie icone del panorama horror americano.
Il cast del film. Da sinistra: Ash (Bruce Campbell), Linda (Betsy Baker), Cheryl (Ellen Sandweiss), Scott (Richard Demanicor) e Shelly (Theresa Tilly).
Il girato del film venne affidato ad una società di montaggio diretta da Joel Coen, che si occupò personalmente del lavoro. Da qui, nacque l’amicizia tra Raimi, Joel ed Ethan Coen e la giovane attrice Frances McDormand (all’epoca compagna di Joel). Da questa loro relazione, nascerà l’idea per il secondo film che Raimi dirigerà.
I DUE CRIMINALI PIU’ PAZZI DEL MONDO (1985)
La tragicomica vita di Vic (Reed Birney) subisce una radicale svolta quando incontra due killer pazzi (Paul L. Smith e Brion James) che, aggirando ignare vittime, riescono a soddisfare le loro follie omicide. Varie peripezie dominate dal nonsense faranno sfociare la vicenda in una corsa contro il tempo per permettere a Vic di salvare l’amata Nancy (Sheree J. Wilson) dalle grinfie dei due pazzi criminali. Però, per una accidentale coincidenza, il povero Vic finirà per morire sulla sedia elettrica, imputato degli omicidi dei due pazzi scellerati.
Bruce Campbell in un frame del film.
Questo film presenta una sceneggiatura scritta dai fratelli Coen e portata in scena dalla mano di Sam Raimi. Da questa collaborazione nascerà un altro film, questa volta scritto da Raimi e diretto dai Coen, chiamato Mister Hula Hoop (1994).
Nonostante la squadra sia la stessa (Robert Tapert come produttore esecutivo e Bruce Campbell nei panni del perfido Renaldo detto ‘The Hell’) il risultato è ben diverso da quello de La Casa. La, seppur promettente, collaborazione tra i Coen e Raimi dà vita a un film che tenta di avvicinarsi a un divertente esempio di slapstick comedy, fallendo però miseramente. Il risultato sarà una semplice commedia a tratti grottesca e di dubbio impatto sullo spettatore.
Dopo questo flop, Sam Raimi non poteva permettersi un altro passo falso. Fortunatamente, il produttore italiano Dino De Laurentis decise di comprare i diritti de La Casa per produrre un seguito della pellicola, diretta da Raimi e interpretata da Campbell.
Così, Sam Raimi, dopo ben sei anni di distanza, ritornò alla sua creatura.
LA CASA 2 (1987)
Il giovane Ash (Bruce Campbell), assieme alla sua fidanzata Linda (Denise Bixler), decide di passare un weekend romantico all’interno di un piccolo chalet di montagna. Qui, Ash trova degli strani nastri di fianco ad un inquietante libro. Ascoltando i nastri, incisi da un fantomatico archeologo, capisce che quel libro è il Necronomicon Ex-Mortis. Successivamente, vi è la lettura di una delle formule riportate sul libro.
Qualcosa si risveglia nei boschi.
Questa presenza demoniaca prende possesso di Linda, costringendo Ash ad ucciderla. Successivamente, il male entrerà nella mano destra di Ash, cosa che lo porterà a mozzarsela per sopravvivere.
Nel frattempo, giunge allo chalet Annie (Sarah Berry), figlia dell’archeologo, assieme ad un gruppo di amici. Uno dopo l’altro, tutti i personaggi cadono vittime del male. Ash ed Annie, ultimi superstiti, attaccheranno una motosega al posto della mano mancante di Ash, creando così una nuova e potente arma.
‘Groovy’
cit. Ash
La lotta contro il male giunge al culmine. In un climax di sangue e terrore si manifesta allo chalet il male reincarnato. Per sconfiggerlo, Annie leggerà una formula sul Necronomicon, aprendo un portale spazio-temporale, all’interno del quale sarà possibile cacciare l’orrido male. Le cose, però, vanno storte. Annie resta uccisa e Ash viene risucchiato dal portale, che lo porterà direttamente nel Medioevo, dove verrà catturato da un gruppo di cavalieri. Il male, però, non guarda in faccia il tempo, di certo, manifestandosi tramite orride creature persino in quell’epoca storica.
La lotta continua.
Bruce Campbell in un (iconico) frame all’interno del film.
L’idea per un sequel de La Casa nacque già sul set del primo film. Raimi aveva già immaginato un film ambientato nel Medioevo. Tuttavia, il budget che riuscì ad ottenere fu solamente di 3.6 mln $ sui 4 richiesti.
Grazie ai fondi decuplicati rispetto al film precedente, non fu più necessario ricorrere a effetti speciali casalinghi, avendo molto più margine di scelta. Tuttavia, l’idea del Medioevo dovette essere rimandata.
Per la sceneggiatura, Raimi decise di affiancarsi a Scott Spiegel, suo amico dei tempi dell’università e collaboratore di diversi cortometraggi amatoriali. Fu, infatti, proprio Spiegel a suggerire che La Casa 2 avrebbe dovuto essere più una commedia, più che un semplice e comune horror. Questa scritturaconferì al film un’originalitàsenza precedenti, facendolo diventare uno dei precursori del genere della comedy-horror.
Per la seconda volta, Raimi creò un cult.
Una versione di Ash (Bruce Campbell) posseduta dal male.
Il film fu un successo clamoroso. Nella prima settimana di distribuzione incassò ben 6 mln $. La rivista Empire inserisce La Casa 2 al 49° posto della classifica dei 500 film più belli di tutti i tempi.
Dopo questo secondoenorme successo, le porte di Hollywood si spalancarono per Sam Raimi e la sua troupe. Egli, quindi, prende la palla al balzo, e porta sul grande schermo l’altra grande passione che fin da piccolo ha sempre avuto, ovvero i fumetti. Non riuscendo ad ottenere i diritti per un adattamento cinematografico di alcun supereroe (né Marvel né DC), egli decise di creare il suo supereroe personale.
DARKMAN (1990)
Il brillante scienziato Peyton Westlake (Liam Neeson) sta lavorando a un tipo di pelle sintetica nel suo laboratorio. Questa, nonostante l’imitazione perfetta della pelle umana, ha un problema: passati 99 minuti al sole comincia a logorarsi fino a disintegrarsi del tutto.
Peyton è fidanzato con Julie Hastings (Frances McDorman), avvocatessa. Questa entra in possesso di un documento che attesta l’esistenza di strani accordi tra Robert G. Durant (Larry Drake), un potente boss della malavita, e Louis Strack (Colin Friels), un importante costruttore e filantropo. Per eliminare questa prova, la banda di Durant irromperà in casa loro, imbattendosi in Peyton e nel suo laboratorio. Questo verrà fatto esplodere con il suo proprietario all’interno, scaraventandolo nel fiume.
Tuttavia, Peyton è ancora vivo. Orribilmente sfigurato in volto decide di utilizzare la sua speciale pelle sintetica per cambiareil proprio aspetto, così da poter ingannare i suoi nemici e mettere in atto la sua vendetta. Parallelamente, si riavvicinerà a Julie, che lo ha creduto morto per molto tempo. Peyton però deciderà di nascondere il suo volto sfigurato mediante il suo vecchio volto, realizzato però in pelle sintetica.
Peyton (Liam Neeson) in un frame del film.
Tramite vari stratagemmi, Peyton riuscirà a sconfiggere tutti i criminali della banda di Durant. Però, Strack scoprirà la sua vera identità e deciderà di rapire Julie per poter uccidere il famigerato Darkman. Peyton però non si arrende, sconfiggendo Strack e buttandolo dall’ultimo piano di un cantiere.
La vendetta è completa, ma Peyton sente di non essere più sé stesso. Gli efferati omicidi che ha commesso lo hanno trasformato in un mostro. Non credendosi più degno dell’amore di Julie, deciderà quindi di mimetizzarsi tra la folla con uno dei suoi tanti volti, diventando così Darkman.
Con Darkman arriviamo all’altra sperimentazione più grande attuata da Raimi, ovvero quella del Cinecomic.
Nonostante il budget molto elevato, di 14 mln $, Raimi dovette scontrarsi con la rigidità delle major. A livello produttivo gli venne data molta meno libertà rispetto ai film precedenti. Qui, infatti, non potrà scegliere Bruce Campbell come attore protagonista, vedendosi imporre dalla Universal un ancora giovane e sconosciuto Liam Neeson. Tuttavia, verrà riservato un cameo per Campbell.
Ma le liti non terminarono di certo qui: il primo montaggio non piacque al regista, che vedeva il suo film completamente rovinato. Quindi, in segreto, ingaggiò Bob Murawski (futuro premio Oscar e montatore di Raimi per i film successivi) per riparare al danno fatto dalla Universal, portando così alla luce la versione che abbiamo ancora oggi.
Nonostante tutti questi problemi bisogna ricordare che Darkman ha creato un linguaggio.
Il fumetto e l’horror si uniscono in un connubio perfetto.
Le scenografie astruse e irreali, le luci verdi e bluastre ad aumentare la sensazione di assurdo dell’intero film, le inquadrature sbollate e i movimenti di macchina rapidi, tutte cose che ormai sono state assimilate e periodicamente utilizzate per fare un Cinecomic. Tramite questo film, il genio di Sam Raimi porta ad una delle più fedeli trasposizioni fumettisticheal cinema, avvicinabile a film come Dick Tracy (1990) o Batman (1989).
Il film fu un altro incredibile successo. Nei primi due weekend dall’uscita incassò ben 34 mln $. La Universal deciderà di produrre due sequel, ai quali, però, Raimi deciderà di non prendere parte.
Dopo aver fatto nuovamente centro, Sam Raimi è ormai un regista affermato nel mondo delle grandi produzioni.
Ma ora, è il momento di riprendere la storia di Ash da dove l’aveva lasciata…
L’ARMATA DELLE TENEBRE (1992)
Bene, idioti primitivi, sturatevi le orecchie…
Dopo essere stato scaraventato nel Medioevo, Ash (Bruce Campbell) viene catturato e reso prigioniero da Arthur (Marcus Gilbert), il sovrano del paese. Sopravvissuto alla pena di morte e liberato Enrico il Rosso (Richard Grove), rivale di Arthur, sconfigge il lord a duello grazie al suo Bastone di Tuono! (il suo fucile). Mediante le sue conoscenze del ventesimo secolo, diventa una sorta di divinità per la popolazione, che vede in lui il salvatore che li libererà dal male, come scritto nella profezia. Qui, fa la conoscenza di Sheila (Embeth Davidz), una giovane donna di cui si innamorerà.
Per poter tornare al suo tempo, Ash viene inviato a recuperare il Necronomicon, oggetto della contesa, bramato anche dalle forze del male. Forze, che non lo lasciano proseguire tranquillo. Dopo aver sventato numerosi attacchi, Ash sconfigge una versione malvagia di se stesso, smembrandolo e seppellendolo.
L’Ash Malvagio (Bruce Campbell) in un frame del film.
Raggiunge il Necronomicon, ma c’è un problema: si è dimenticato la formula che doveva dire per poter prendere il libro. Dopo averne detto una versione approssimativa, prende il manufatto, ma al male le cose fatte così non piacciono. Migliaia di scheletri escono dalle loro tombe, dando vita all’Armata delle Tenebre, capitanata proprio dall’Ash Malvagio precedentemente sconfitto.
Ash riporta il libro al castello, ma non può essere utilizzato finche i morti non saranno sconfitti. La popolazione ha paura. Ash, sotto il nome di salvatore, infonderà coraggio negli uomini, e comincerà ad addestrarli per prepararli alla battaglia. Questa ha luogo tre giorni dopo. Nonostante le difficoltà, l’esercito di Arthur, aiutato da quello di Enrico il rosso, ha la meglio sui morti. Ash riesce a sconfiggere l’Ash Malvagio, proteggendo il libro e cacciando il male.
Nonostante l’amore e la gloria, Ash deciderà di tornare al suo tempo, tornando a lavorare ai suoi Magazzini S-mart. Però, la sua realtà non sarà più la stessa, perché il male è tornato qui per prenderselo.
Ovunque egli sarà, il male lo perseguiterà.
Ash (Bruce Campbell) in un frame del film.
Terzo capitolo e (momentanea) conclusione della trilogia de La Casa, L’Armata delle Tenebre è il vero suggello dello stile di Sam Raimi, che crea uno dei film più belli della storia del cinema.
Questa volta, ogni cosa è perfetta.
La sceneggiatura, scritta assieme al fratello Ivan Raimi, presenta una narrazione che mescola frizzante e divertente. Il personaggio di Ash è molto più stratificato rispetto ai precedenti capitoli, diventano parodia del classico personaggio da ‘film’ americano, belloccio e incredibilmente idiota. Solamente grazie alle sue conoscenze riesce a diventare una divinità per un popolo di grezzi ignoranti.
Qui, l’horror viene messo più da parte per concentrarsi sulla commedia-splatter, terminando il percorso iniziato con La Casa e proseguito con La Casa 2. La recitazione di Campbell sarà infatti molto da ‘cartone animato‘, spesso ai limiti del demenziale.
Sam Raimi e Bruce Campbell sul set del film.
Dal punto di vista registico, Raimi prende tutte le sperimentazioni fatte in Darkman, creando un film molto simile a un Cinecomic, in ritmo ed estetica. Non a caso, nel 1993, venne adattato il film per divenire una saga a fumetti, lunga ben 15 volumi, distribuiti dalla Dark Horse Comics.
Inoltre, Raimi sfoggia tutta la sua cultura cinematografica, riempiendo il film di citazioni tratte da vecchi film del passato. Le scene di massa dell’armata delle tenebre sono state realizzate mediante l’utilizzo di manichini di scheletri e tecniche di animazione come la stop motion, come nel film Gli Argonauti (1964), oppure la formula Klaatu Verata Nikto, tratta dal film Ultimatum alla terra (1951).
Nonostante la libertà economica data a Raimi per le riprese, egli dovette modificare il suo film attuando grossi tagli, cambiando persino il finale. La sceneggiatura originale vedeva Ash ritornare al suo tempo con ben 100 anni di ritardo, trovando il mondo totalmente devastato dalle guerre chimiche che causarono l’estinzione dell’uomo. Questo finale venne considerato eccessivamente pessimistico, e perciò cambiato con la versione che ancora oggi abbiamo.
Un frame del film tratto dal finale tagliato.
Come ogni film rivoluzionario, l’Armata delle Tenebre fu un flop della saga. Costato 11 mln $ riuscì solamente a rientrare nelle spese di produzione. Il pubblico in cerca di commedia non gradì l’eccessiva componente splatter del film, mentre i fan dell’horror non trovarono più quella componente, presente all’interno dei capitoli precedenti.
Tuttavia, il film piacque molto a Sharon Stone, che lodò Sam Raimi per il lavoro svolto e decise di mettersi in affari con lui. Ella era divenuta co-produttrice di un film ancora senza un regista, e quindi propose a Raimi il progetto, che egli accettò.
La sfida si fece interessante, perché Raimi si trovò improvvisamente di fronte a un genere al quale non si era mai avvicinato… il western.
PRONTI A MORIRE (1995)
Ambientato nel Far West del 1878, la giovane Ellen (Sharon Stone) giunge nella città di Redemption in cerca di John Herod (Gene Hackman), l’assassino di suo padre. Ella scopre che Herold è solito organizzare un torneo per duelli con la pistola che decreterà il pistolero più veloce del west, partecipando egli stesso e uscendone ogni volta vincitore.
Ellen capisce che è la sua occasione, e allora decide di iscriversi per poter vendicarsi. Durante la sua permanenza in città farà la conoscenza di Kid (Leonardo Di Caprio), figlio illegittimo e non voluto da Herold, e di Cort (Russel Crowe), braccio destro di Herold, del quale finirà per innamorarsi.
Ellen (Sharon Stone) in un frame del film.
Il torneo ha inizio, e i contendenti più deboli vengono eliminati. Dai quarti di finale, in gara rimangono solamente Ellen, Cort, Herold e Kid. Questi ultimi due si incontrano in semifinale. Kid è intenzionato ad ottenere quel rispetto che il padre non gli ha mai dato. Tuttavia, il duello si concluderà con la morte del ragazzo, sbeffeggiato dal padre persino mentre esala l’ultimo respiro. Cort ed Ellen, invece, inscenano la morte di lei.
Durante lo scontro finale tra Cort e Herold, Ellen ricompare sbalordendo tutti. Sarà questo il momento in cui ella confesserà la sua vera identità ad Herold, che accetta la sfida. Ellen, più veloce e lucida, spara per prima, uccidendolo. La vendetta è completa, e l’impavida pistolera lascerà la città in sella al suo cavallo, scomparendo all’orizzonte.
Cort (Russel Crowe) e Herold (Gene Hackman) in un frame del film.
Pronti a Morire è un film che trae grande ispirazione dall’impostazione classica dei western all’italiana. L’intreccio risulta molto simile a quello di C’era Una Volta il West (1968) di Sergio Leone.
La mancanza di forza nasce proprio da questo.
Sam Raimi sperimenta con il suo stile post trilogia della casa un genere totalmente diverso, che risulta una grande stonatura. Lo stile ‘fumettistico‘ di Raimi si discosta dalle atmosfere del film, risultando spesso totalmente fuori luogo.
Raimi si trova balzato fuori dal genere che lo ha portato a maturare fino a questo momento, non riuscendo a trovare la giusta misura per dirigere un film come questo.
Nonostante ciò, il film riuscirà ad avere buoni incassi. Costato 35 mln $, incasserà ben 46 mln $ (merito anche dell’acclamatissimo cast del film).
Dopo aver concluso questo lavoro, Raimi entrò in contatto con il produttore James Jacks, che aveva pensato a lui per l’adattamento cinematografico del libro Un piano semplice di Scott B. Smith, autore anche della sceneggiatura.
Questa volta, Sam Raimi si troverà di fonte ad un Thriller.
SOLDI SPORCHI (1998)
Ambientato in un Midwest innevato e isolato dal resto del mondo, tre uomini, i fratelli Hank (Bill Paxton) e Jacob Mitchell (Billy Bob Thornton) il migliore amico di quest’ultimo, Lou (Brent Briscoe), si imbattono in una carcassa di un aereo precipitato, all’interno del quale trovano ben 4 mln $ in contanti. Il piano pensato è quello di tenere i soldi senza spenderliimmediatamente, aspettando un po’.
Le cose, apparentemente perfette, cominciano a prendere una brutta piega: Hank è costretto a uccidere un contadino che si stava avvicinando troppo alla carcassa dell’aereo, rischiando di scoprire il loro segreto. Lou, venuto a conoscenza di questo fatto tramite Jacob, decide di ricattare Hank.
Sarah (Janet Fonda), moglie di Hank, ha un’idea per incastrare Lou, ovvero registrarlo mentre confessa l’omicidio del contadino. Questo, però, viene a scoprire il piano, arrivando a minacciare Hank con un fucile. Dopo averlo inutilmente implorato, sarà Jacob ad uccidere Lou per salvare suo fratello.
La neve si è irrimediabilmente macchiata di rosso.
Da sinistra: Jacob (Billy Bob Thornton), Hank (Bill Paxton) e Lou (Brent Briscoe).
Tuttavia, i guai non sono terminati. Un certo Baxter (Gary Cole), agente dell’FBI, chiede ad Hank di accompagnarlo sul luogo dello schianto. Durante il viaggio Hank capisce che Baxter è in realtà un criminale, al quale appartengono i soldi. Arrivati sul sito, vengono raggiunti da Jacob, che intanto ha scoperto la vera identità di Baxter.
Scoperto l’aereo, Hank ucciderà Baxter. Jacob, per far passare tutto come legittima difesa e salvare suo fratello, chiede ad Hank di ucciderlo, inscenando il suo omicidio da parte di Baxter.
Nonostante il dolore, Hank decide di sparare a suo fratello Jacob, uccidendolo.
Passato del tempo, Hank verrà a sapere da due agenti dell’FBI che parte di quei soldi sono registrati, e che non possono essere spesi in nessun modo. Insieme alla moglie, deciderà di bruciare tutto quel denaro, tornando alla solita vita di un tempo.
Hank (Bill Paxton) in un frame del film.
Sull’onda di Fargo (1996), capolavoro dei Fratelli Coen, Soldi Sporchi è un film che ne riprende molti aspetti, ma che presenta importanti differenze. Contro ogni aspettativa, Raimi stupisce tutti, dirigendo un thriller complesso e dai tratti seriosi.
Del suo stile fumettistico e movimentato qui non troviamo più nulla.
La sperimentazione scenica è ridotta all’osso. L’intrattenimento a cui eravamo stati abituati da film come Darkman o L’Armata delle Tenebre, qui viene messo da parte per narrare una storia che non ha bisogno di particolari soluzioni registiche per essere raccontata.
Raimi riesce ad centrare il registro per narrare quello che aveva tra le mani, cosa che non era riuscito a fare con Pronti a Morire, dimostrando di saper fare dell’altro, oltre che al puro intrattenimento.
La vicenda dei fratelli Mitchell è profondamente radicata nella cultura americana, e l’avidità di questi personaggi che vedono l’opportunità di uscire dalla propria vita triste e monotona li porta a uccidere, chiamando in causa anche temi come l’amicizia o la fratellanza.
Il corvo, simbolo di avidità all’interno del film. L’uso di questo animale è una dichiarata citazione al film Gli Uccelli (1963) di Alfred Hitchcock.
La trasfigurazione dell’uomo in bestia di fronte al denaro.
Memorabili anche le interpretazioni degli attori principali. Ad ergersi più alta di tutti è sicuramente la performance di Billy Bob Thornton, che gli varrà la candidatura agli Oscar come Miglior attore non protagonista.
Nonostante il riscontro positivo da parte della critica, Soldi Sporchi non non fu un gran successo commerciale, riuscendo a rientrare di poco nei soldi spesi per la produzione.
Da qui, Raimi si vedrà costretto ad accettare altri due film su commissione. Il primo è l’adattamento cinematografico di un altro romanzo, ovvero For Love of the Game di Michael Shaara.
GIOCO D’AMORE (1998)
Bill Chapel (Kevin Costner), un ormai 40enne lanciatore dei Detroit Tigers, affronta l’ultima partita della sua carriera, nonostante gli incessanti dolori al braccio. L’allenatore gli comunica che verrà ceduto ai San Francisco Giants al termine della stagione, lasciando la squadra in cui aveva giocato per anni. Inoltre, i rapporti con la fidanzata Jane (Kelly Preston) non vanno nel migliore dei modi. Lei ha deciso di lasciarlo, accettando un lavoro a Londra.
Così, Bill decide che la sua ultima partita sarà quella contro i New York Yankees. Durante il match, Jane si fermerà in aeroporto per assistervi in televisione, mentre Bill si perde nei ricordi, ripensando ai momenti in cui lui e Jane erano innamorati.
Bill (Kevin Costner) in un frame del film.
Dopo un inizio pessimo causato dai dolori al braccio, Bill trova la forza di continuare proprio grazie ai ricordi di Jane, portandolo così a realizzare la cosiddetta ‘partita perfetta‘.
La mattina seguente, Bill si reca in aeroporto per prendere un volo per Londra. Lì, troverà Jane che sostiene di aver perso l’aereo per rimanere e vedere la sua partita perfetta. I due si abbracciano riconciliandosi, aspettando insieme il prossimo volo.
Bill (Kevin Costner) e Jane (Kelly Preston) in una scena del film.
Con Gioco d’Amore arriviamo forse al punto più basso della carriera di Raimi. Lo stile maturato con i film precedenti qui è totalmente inesistente.
Ogni parte del film è asservita a Kevin Costner, attore affermatissimo ad Hollywood, ormai sulla strada del declino, e icona del cinema sportivo, già protagonista di film sul baseball come Bull Durham (1988) e L’uomo dei Sogni (1989).
La narrazione risulta piena di luoghi comuni del panorama cinematografico americano. La narrazione in flashback non spicca per originalità, accompagnata da musiche decisamente inappropriate e fastidiose.
Una delle pochissime note di merito che Raimi riesce ad aggiudicarsi sono alcune scene sportive, ben girate e ben realizzate.
La maggior parte delle colpe della pessima qualità del film vennero date alla produzione (tra cui manca Robert Tapert) troppo concentrata sull’esaltazione del divo Kevin Costner (che, tra l’altro, riceverà la candidatura ai Razzie Awards come Peggior attore protagonista).
Nonostante questo scivolone, Billy Bob Thornton, attore già diretto da Raimi in Soldi Sporchi, deciderà di contattarlo per proporgli la direzione di un thriller sovrannaturale da lui scritto.
THE GIFT (2000)
Il film vede la storia di una medium, chiamata Annie (Cate Blanchett), ridotta in povertà per via della perdita del marito. Ella possiede un dono, che le permette realmente di avere visioni sulla vita di queste persone. Nonostante ciò, verrà comunque considerata una ciarlatana agli occhi degli scettici.
Un giorno, giunge la notizia della scomparsa di Jessica King (Katie Holmes), una giovane ragazza promessa sposa a Wayne Collins (Greg Kinnear), preside di una scuola elementare. Durante la notte, la medium sogna la villa di Donnie Barksdale (Keanu Revees). Il ritrovamento del cadavere di Jessica nello stagno della villa sconvolge la polizia, che proseguirà ad arrestare Donnie.
Annie (Cate Blanchett) in un frame del film.
Durante il processo Donnie risulterà colpevole. Questo ricoprirà di insulti Annie, accusandola di averlo incastrato. Uscendo stanca dal tribunale, ella ignora Buddy (Giovanni Ribisi), un ragazzo intenzionato a parlarle.
Dopo questo, Buddy non riesce più a trattenere i demoni dentro di sé, e decide di rapire suo padre, fonte principale di tutti i problemi psicologici, nati in età adolescenziale. La polizia verrà immediatamente chiamata, arrestando Buddy e portandolo in carcere. Annie si tormenterà poi di non avergli dato ascolto.
Ella, grazie a nuove visioni, scopre che, in realtà, non è Donnie l’assassino di Jessica, bensì Wayne. Quest’ultimo, dopo aver scoperto i due amanti, ha tramortito Donnie e ucciso Jessica, la sua fidanzata, gettandola nello stagno della villa per incastrare Donnie e ottenere vendetta.
Nel momento della rivelazione Wayne è con Annie, e comincia a strangolarla. Fortunatamente giunge Buddy che tramortisce Wayne. Nonostante ciò, la polizia le rivelerà che Buddy si è ucciso in cella la sera prima dell’aggressione. Il caso verrà archiviato definitivamente, così che Annie possa tornare a vivere in pace, ricordando il suo giovane salvatore.
Buddy (Giovanni Ribisi) in un frame del film.
Quarto lavoro su commissione di fila, The Gift è un altro film considerabile minore di Sam Raimi, e risulta totalmente dimenticabile.
Nonostante, nella prima parte del film, si installi una bella atmosfera horror e sovrannaturale, poi si perde in luoghi comuni narrativi tipici da film di Serie B. Purtroppo qui, la perfezione registica di Sam Raimi può ben poco contro una sceneggiatura priva di qualsiasi tipo di guizzo.
Le note di merito sono, ovviamente, legate alla regia del film. Le scene che hanno come fulcro le visioni spiritiche e sovrannaturali ricalcano quello stile, ormai pienamente consolidato.
Dopo quest’ultimo lavoro, Raimi venne a sapere di un grosso progetto che era in programmazione già dagli anni ’80, legato alla trasposizione cinematografica del personaggio di Spider-Man.
Infatti, la Sony Pictures, aveva già chiesto a numerosi registi di dirigere questo film. Vennero interpellati personaggi come Roland Emmerich, Tim Burton, Chris Columbus, Tony Scott, Ang Lee, Barry Sonnenfeld, Michael Bay, Jan de Bont, M. Night Shyamalan e David Fincher. Tuttavia, nessuno di questi accettò, cosa che portò Raimi a proporsi come candidato.
La Sony Pictures capì che Sam Raimi era l’uomo giusto, per aver diretto film come Darkman, dalla perfezione registica ineccepibile.
Però, questa volta non ci sono scuse di fallimento. Con un budget di 139 mln $, Raimi si trovò, per la prima volta, di fronte ad una Mega-Produzione.
Dopo anni di silenzio, la passione per i fumetti ricominciò a battere… più forte che mai.
SPIDER-MAN (2002)
Peter Parker (Tobey Maguire) è un giovane studente newyorkese che vive con i suoi zii ed è innamorato della sua vicina di casa, Mary Jane (Kristen Dunst), dalla quale però non viene ricambiato. Durante una gita in un laboratorio di ricerca, Peter viene accidentalmente morso da un ragno geneticamente modificato. Il mattino seguente, egli si risveglierà incredibilmente diverso. Scoprirà di avere assunto i poteri del ragno, quindi tutte le sue abilità psico-fisiche hanno subito una grande evoluzione.
Intanto, lo scienziato Norman Osborn (Willem Dafoe), capo della OSBORN IDUSTRIES e padre di Harry (James Franco), il miglior amico di Peter, sta lavorando a un macchinario definito incrementatore di prestazioni. Norman decide di testarlo su se stesso ma il piano non va come previsto. Oltre alle prestazioni, il macchinario ha agito anche sulla mente di Norman, facendolo impazzire e portandolo ad uccidere il suo collaboratore.
Per mettersi in mostra di fronte a Mary Jane, Peter decide di sfruttare i suoi poteri per vincere dei soldi e comprarsi una nuova macchina. Quindi, partecipa ad un incontro di wrestling, dove vince contro ogni aspettativa. Con un cavillo contrattuale, il promotore dell’evento dà a Peter meno soldi di quelli prestabiliti, cosa che porterà Peter a non fermare il rapinatore che deruberà proprio il promotore qualche istante dopo. Tuttavia, nella fuga, il rapinatore ucciderà lo zio di Peter, Ben (Cliff Robertson). Peter, accecato dal dolore, si vendicherà facendolo precipitare da una finestra.
Peter Parker (Tobey Maguire) in un frame del film.
Dopo il diploma, Peter decide di usare i suoi poter per combattere il crimine, creandosi un nuovo costume da supereroe. Si fa assumere anche come fotografo al giornale del Daily Bugle, diretto dal burbero J. Jonah Jameson (J. K. Simmons), grazie al fatto di essere l’unico capace di portare fotografie di Spider-Man. Nel frattempo, anche Norman Osborn crea la sua armatura, divenendo Green Goblin. Durante una manifestazione in piazza i due supereroi si incontreranno, combattendo l’uno contro l’altro per la prima volta.
Tramite una ferita al braccio Norman capirà che Peter è in realtà Spiderman, decidendo quindi di attaccare sua zia, May (Rosemary Harris), facendola finire in ospedale. Nel frattempo, Harry scoprirà l’amore che sta nascendo tra Peter e Mary Jane e, dal momento che egli era segretamente innamorato della ragazza, si dispera e finisce col raccontarlo al padre. Norman, capito il punto debole di Spiderman, rapisce Mary Jane.
Spiderman e Green Goblin in un frame del film.
Spiderman giunge in tempo, salvando Mary Jane e ingaggiando una feroce lotta con Green Goblin, che si concluderà con l’accidentale morte di quest’ultimo. Peter, decide di rendere omaggio al padre del suo migliore amico, riportandolo a casa sua, dove però viene sorpreso da Harry prima di scappare. Quest’ultimo arriverà a credere che sia Spiderman l’assassino del padre, giurando quindi vendetta. Peter deciderà di lasciare Mary Jane, capendo che per essere un supereroe non può avere legami affettivi, considerandoli punti deboli. Così facendo accetterà le ‘grandi responsabilità‘ di essere Spiderman.
Come una fenice, Sam Raimi rinasce dalle ceneri dei suoi ultimi film, ribadendo il suo indiscusso talento registico, e creando, per l’ennesima volta, un’opera che farà scuola.
Spiderman è un film che ha segnato una generazione, facendo tornare in auge il genere del Cinecomic, a lungo dimenticato. Come fu per Darkman, Raimi riesce ad azzeccare alla perfezione lo stile da adottare per narrare una storia come quella dell’uomo ragno.
Il ritmo frenetico, le brusche accelerazioni, gli zoom improvvisi, le inquadrature inclinate, tutte le sue tecniche ‘fumettistiche‘ portate in auge nel passato, qui tornano di prepotenza, creando un film quasi perfetto.
Non dimentichiamo il bellissimo cameo di Bruce Campbell nei panni del presentatore dell’incontro di wrestling. Dopo tanti anni, i due amici da tempo immemore, sono tornati sullo stesso set per lavorare assieme.
Spiderman sarà, assieme a Darkman e l’Armata delle Tenebre, uno dei film iconici della filmografia di Raimi, da vedere assolutamente per capire lo stile di un regista che ha fatto del suo amore per i fumetti la sua fortuna.
In questo film, la sua tecnica ormai perfetta si mescola al gusto personale, creando picchi di vero cinema horror all’interno della pellicola, merito anche di una grande interpretazione come quella di Willem Dafoe.
Spiderman è uno dei film che più si avvicina alla pura essenza del fumetto.
Questa è la vera potenza del film. Per grandi e piccoli, è riuscito a restituire le stesse emozioni che si creano nella lettura di un classico albo Marvel.
Grazie a questa vera e propria magia il film fu uno dei più grandi successi dell’anno. A livello internazionale, incassò un totale di 821 mln $ divenendo il terzo film più visto dell’anno (dietro solo a Il Signore degli Anelli – le Due Torri e Harry Potter e la Camera dei Segreti). Grazie all’enorme successo del film, venne proposto a Raimi la direzione di due sequel già in produzione in casa Sony. Egli accetterà, iniziando immediatamente la lavorazione di Spiderman 2.
SPIDER-MAN 2 (2004)
Dopo due anni dagli avvenimenti del film precedente, la vita di Peter Parker (Tobey Maguire) è in crisi. Egli non riesce più a gestire il tempo da dedicare a Spiderman e agli studi universitari, producendo scarsi risultati in entrambe. Nel frattempo, Harry Osborn (James Franco) ha sostituito il defunto padre, divenendo il capo della OSCORP.
Questa è decisa a finanziare il progetto dello scienziato Otto Octavius (Alfred Molina), basato sulla creazione di protesi meccaniche controllabili tramite impulsi celebrali. Egli creerà un esoscheletro composto da quattro tentacoli meccanici. Però, un picco di tensione manda in corto circuito il sistema, facendo impazzire i bracci che uccideranno l’equipe medica che soccorrerà Otto.
La potenza della sua creazione porterà lo scienziato ad impazzire. Egli, con il nome di Doctor Octopus, rapinerà una banca per finanziarsi un nuovo esperimento. Qui, si scontrerà con Spiderman, riuscendo comunque a fuggire. Peter inizia a notare che i suoi poteri stanno divenendo più deboli per via del continuo stress. Peter deciderà quindi di gettare il costume da Spiderman per vivere la sua vita, cercando di riavvicinarsi a Mary Jane (Kristen Dunst).
Nel frattempo Harry e Octopus raggiungono un accordo, facendo sì che quest’ultimo possa ottenere del materiale per il suo esperimento in cambio di portare Spiderman ad Harry. Sapendo che Peter è il miglior fotografo di Spiderman, Octopus rapirà Mary Jane per ricattarlo. Così, Peter deciderà di riprendere il costume da Spiderman.
Durante lo scontro, per salvare un vagone di civili, Spiderman sverrà, venendo catturato da Octopus che lo porterà da Harry, in cambio del materiale. Qui, Harry smaschera l’eroe, ma vedendo che si tratta del suo amico Peter, lo lascia andare, non avendo il coraggio di ucciderlo.
Spiderman (Tobey Maguire) e Doctor Octopus (Alfred Molina) in un frame del film.
Tornato in azione, Spiderman deciderà di affrontare Octopus, salvando Mary Jane e staccando i suoi tentacoli. In questo istante, il dottore capisce il suo errore e getta il suo macchinario nel fiume Hudson. Nel farlo, però, verrà trascinato sul fondo del fiume, annegando.
Mary Jane, scopre la vera identità di Spiderman, e capisce il rifiuto di Peter nei suoi confronti, ricongiungendosi con lui. Intanto, Harry ha una visione del padre Norman (Willem Dafoe) che gli ordina di uccidere Peter. Nello struggersi, Harry scopre inaspettatamente l’ex laboratorio di suo padre, Green Goblin.
Per certi versi potremo dire che nelle uniche due trilogie dirette da Sam Raimi, La Casa e Spiderman, il secondo capitolo riesce sempre ad elevarsi più in alto del precedente.
Con Spiderman 2 il livello sale ancora di più. Lo stile di Sam Raimi è sempre più consono alla sfera fumettistica del film, quasi come se le inquadrature ricalcassero le tavole di un albo della Marvel.
Infatti, questo film è tratto proprio da uno dei numeri più famosi della storia editoriale di Spiderman, ovvero il numero 50 della saga, intitolato Spiderman No More!
La copertina del numero 50 della saga di ‘The Amazing Spiderman’.
In questo film, Sam Raimi ha la possibilità di sperimentare al massimo. Infatti, utilizzerà una ‘Spidercam‘ per ricreare scene di combattimento tra i palazzi di New York.
Questa, girando a soli sei fotogrammi al secondo, scorreva sulla sommità dei personaggi, infondendo una maggiore velocità alle scene.
Un esempio della Spiderman utilizzata per le riprese.
Lo humor condito dalle classiche sfumature horror dei film di Sam Raimi è presente anche qui.
Tuttavia, in questo film viene data molta più importanza all’aspetto psicologico dei personaggi. Il villain portato da Alfred Molina risulta un cattivo più stratificato e complesso, rispetto al Goblin di Defoe. Lo stesso vale per Peter, al quale viene data maggiore attenzione ai suoi sentimenti e alle sue emozioni, tema presente solo superficialmente all’interno del primo capitolo.
Ricordiamo sempre l’amore che questo regista continua ad avere per i suoi precedenti lavori, inserendo anche in Spiderman 2 un cameo del suo amico Bruce Campbell e una chiara citazione alla trilogia de La Casa, mediante l’utilizzo di una motosega durante l’attacco di Octopus agli infermieri.
Il film si riconfermò come un successo clamoroso. Costato 200 mln $, incasserà ben 783 mln $ in tutto il mondo, divenendo terzo incasso mondiale del 2004 ( dietro a Shrek 2 e Harry Potter ed il Prigioniero di Azkaban).
Ovviamente, dopo due film di questa portata, l’aspettativa del pubblico è molto alta e un terzo capitolo è richiesto a grandissima voce. Così, Sam Raimi e la sua troupe iniziarono la lavorazione di Spiderman 3.
SPIDER-MAN 3 (2007)
Peter Parker (Tobey Maguire) è ormai riuscito a trovare il giusto equilibrio tra la vita sentimentale con Mary Jane (Kristen Dunst) e quella da supereroe. Ma nuove minacce si nascondono all’orizzonte.
Harry Osborne (James Franco), deciso a vendicarsi di Peter, si sottopone all’incrementatore di prestazioni, divenendo New Goblin. Ingaggerà una lotta con Peter, uscendone sconfitto e con una commozione celebrale. Nel frattempo, un meteorite, cade a New York, facendo fuoriuscire il simbionte, una sostanza nerastra dotata di vita propria. Inoltre, un criminale chiamato Flint Marko (Thomas Haden Church), durante una fuga, finisce per errore in un acceleratore di particelle che cambierà la sua struttura molecolare, trasformando il suo corpo in sabbia.
Quest’ultimo si batterà con Spiderman durante una rapina, sconfiggendolo facilmente. La sua impotenza nei confronti del ‘Uomo Sabbia‘ e la notizia che sia stato lui ad uccidere suo zio Ben, portano Peter ad una rabbia furiosa. Durante la notte, il simbionte si attaccherà al corpo di Peter, vestendolo di un costume da Spiderman nero, amplificando i suoi poteri. Questa nuova forza lo porterà ben presto ad esserne inebriato, non riuscendo più a ragionare come prima.
Spiderman con l’iconico ‘costume nero’.
Con il tempo, Harry riacquisterà la memoria, ingaggiando una feroce lotta con Peter che però, con i nuovi poteri, lo sconfiggerà, sfregiandolo ed umiliandolo. Nel frattempo, Eddie Brock (Topher Grace), fotografo rivale di Peter al Daily Bugle, tenta di incastrare Spiderman modificando delle foto digitalmente, cercando di ottenere una promozione. Peter lo scoprirà, denunciandolo e, per umiliarlo, uscendo con la sua ragazza Gwen Stacy (Bryce Dallas Howard).
Dopo essere stato lasciato da Mary Jane, Peter decide di liberarsi del simbionte che gli aveva fatto perdere il senno, rifugiandosi nel campanile di una chiesa. Il forte rumore delle campane fa staccare l’alieno dal corpo di Peter. Alla scena assiste Eddie Brock che, dopo aver scoperto che Peter è Spiderman, viene attaccato dal simbionte, divenendo Venom. Questo, pianificherà di uccidere Spiderman chiedendo aiuto all’Uomo Sabbia. Questi accetta, per via della promessa di venire risarcito in denaro da Venom, così da poter pagare le cure per sua figlia, gravemente malata.
Venom e l’Uomo Sabbia rapiscono Mary Jane, chiamando Spiderman a scontrarsi con loro. Peter, ormai rinsavito, chiede aiuto ad Harry, che però lo rifiuta. Nonostante la sua ferma decisione, il maggiordomo rivelerà ad Harry di aver scoperto che suo padre è morto per via di un incidente, e non per mano di Spiderman.
Venom e Spiderman in un frame del film.
Nello scontro, Spiderman sembra avere la peggio contro i due supercriminali, ma l’arrivo di Harry ribalta le sorti della battaglia, mettendo fuori gioco l’Uomo Sabbia. Purtroppo, Harry si sacrificherà per salvare l’amico quasi ucciso da Venom. Grazie a questo, Peter riuscirà a staccare il simbionte da Eddie e a farlo esplodere.
A scontro concluso, Flint Marko confesserà a Peter che la morte di suo zio fu un incidente, mostrandosi solamente come un uomo che vuole aiutare la figlia, venendo perdonato. Nel finale, di fronte alla salma del defunto Harry, Mary Jane e Peter decideranno di riprendere la loro relazione e lasciarsi questa terribile vicenda alle spalle.
Flint Marko (Thomas Haden Church) e Peter Parker (Tobey Maguire) in un frame del film.
Contrariamente ai suoi predecessori Spiderman 3 non riuscirà a riconfermare a pieno la qualità della trilogia.
Questo film è l’unico ad avere più di un solo supercattivo al suo interno. Abituati ormai a narrazioni corali di film come quelli degli Avengers, questo ci potrebbe quasi sembrare un punto a favore del film, ma ci sbaglieremmo. La presenza di troppi cattivi non consente a Sam Raimi di svilupparli a pieno, risultando spesso totalmente decontestualizzati, complicando ulteriormente una storia già complicata di suo.
Questa scelta, purtroppo, non è stata fatta da Sam Raimi, ma dalla produzione, che voleva fortemente più supercattivi all’interno del film per accontentare i fan di tutto il mondo.
Questo è, anche a detta dello stesso regista, il principale aspetto negativo del film.
Nonostante la tecnica registica perfetta da parte di Sam Raimi, il film non così ‘raffinato‘ come i predecessori. All’uscita venne stroncato da numerosi critici e parecchio contestato dal pubblico, giudicato troppo infedele al fumetto e pieno di comicità eccessiva, spesso ridicola. Rispondendo alle critiche, Sam Raimi ha affermato:
” ho fatto scelte che ritenevo coerenti con lo spirito del personaggio; ho sacrificato dettagli del fumetto e incassato critiche. Non me la cavo semplicemente dicendo che non le meritavo. Ma come regista, non posso tener fede a ogni particolare: il processo di trasposizione deve pur aver luogo […] Capisco i malumori. Io non ho il diritto di cambiare il fumetto, ma allo stesso tempo ce l’ho in quanto regista: ogni volta che qualcuno realizza un film a partire da un fumetto, è necessario ‘uccidere’ il fumetto stesso. ”
Nonostante le numerose critiche subite, il film sarà quello dal maggiore incasso della trilogia. A fronte di un budget di 258 mln $, il film ne ricavò 890 mln $, divenendo terzo miglior incasso del suo anno (dietro solo a Pirati dei Caraibi – Ai Confini del Mondo e Harry Potter e l’Ordine della Fenice).
A seguito di questo successo, la Sony Pictures decide di iniziare la produzione di Spiderman 4, sempre diretto da Sam Raimi. Tuttavia, il progetto saltò in favore di un reboot della saga girato in 3D, che prenderà il titolo di The Amazing Spiderman.
La trilogia, chiuse ufficialmente con un incasso complessivo di 2,5 miliardi di $, uno dei più alti della storia del cinema.
Dopo questo film, Raimi decide di dedicarsi alla sua casa di produzione, la Ghost House Pictures, tornando al genere che lo ha consacrato, la comedy-horror.
DRAG ME TO HELL (2009)
Seguiamo la vicenda di Christine (Alison Lohman), una giovane impiegata in una banca. Per impressionare il suo capo ed ottenere una promozione, decide di negare il terzo prestito ad un’anziana (ed inquetante) zingara di nome Sylvia Ganush (Lorna Raver).
Dopo questo episodio, la signora Ganush attacca Christine in un parcheggio, staccandole un bottone dal cappotto e maledicendoglielo. La profezia della vecchia riguarda il Lamia, una figura demoniaca che verrà a prendere l’anima di Christine allo scoccare del terzo giorno.
Ella, comincerà quindi ad avere strane visioni demoniache. Disperata, nonostante lo scetticismo del fidanzato Clay Dalton (Justin Long), decide di rivolgersi a Rham Jas (Dileep Rao), un medium esperto in demonologia.
Sylvia Ganush (Lorna Raver) in un frame del film.
Questi lo condurrà da Shaun San Dena (Adriana Barrazza), una medium ispanica grazie alla quale verrà eseguito un rituale per cercare di eliminare il Lamia. Questo, però, fallisce, facendo morire Shaun per lo sforzo spirituale eccessivo. A questo punto, Rham Jas rivela a Christine che l’unico modo per liberarsi del Lamia è quello di donare il bottone maledetto a qualcuno, facendo ricadere su di lui la sciagura.
Non riuscendo a prendere questa difficile decisione, Christine deciderà, tramite un rituale zingaresco, di donare il bottone proprio al cadavere della vecchia Ganush, misteriosamente morta il giorno prima. Nonostante qualche difficoltà, Christine riuscirà nel suo intento, dando la busta con all’interno il bottone al cadavere.
Christine (Alison Lohman) in un frame del film.
Christine è finalmente libera, ed è pronta ad andare in vacanza assieme al suo fidanzato. Questi però, le restituisce la busta con all’interno il bottone, avendola, erroneamente, scambiata precedentemente con un’altra busta. Proprio in quell’istante i tre giorni scadono, e il Lamia giunge. Tramite un varco nel terreno, egli trascinerà tra le fiamme Christine, di fronte all’attonito ed impotente Clay.
Un ritorno alle origini per Sam Raimi, che con Drag Me to Hell firma uno dei film horror più belli degli ultimi anni.
In questo film, ogni inquadratura sprigiona ‘Sam Raimi’ da ogni pixel. Nonostante la base horrorifica del film, esso si distacca dalla sua sfera più pura, mescolando, come al solito, elementi splatter-comedy a quelli di suspance. Indimenticabili le scene della lotta in auto, o quelli della possessione della capra, ricordando quel meraviglioso capolavoro de La Casa 2.
Il panorama horror americano dell’epoca stava attraversando un momento di crisi, e i pochi exploit, come Saw – L’enigmista e The Ring, si contano sulla punta delle dita.
Con Drag Me to Hell, Sam Raimi sconvolse nuovamente il mercato del genere, esattamente come 28 anni prima. Da questo momento in poi, vennero avviate numerose produzioni sulla falsa riga di Drag Me to Hell (non sempre della stessa qualità), che diedero vita a film basati su presenze demoniache come Insidious, The Conjuring o Annabelle.
Ancora una volta Sam Raimi rivoluzionò il cinema horror.
Dopo questo ennesimo centro, Raimi deciderà di dedicarsi prettamente alla sua casa di produzione, allontanandosi momentaneamente dalla macchina da presa. Periodo che, però, si concluse nel 2013.
IL GRANDE E POTENTE OZ (2013)
Kansas, 1905. L’illusionista ciarlatano Oscar (James Franco) lavora in un piccolo circo con lo pseudonimo de ‘Il Grande e Potente Oz‘. Tuttavia, il suo amore per le donne (anche mogli di altri), lo porterà a dover fuggire dal circo a bordo di una mongolfiera.
Dopo essere stato risucchiato da una tempesta, Oscar arriverà in una terra magica e iridescente, il regno di Oz. Qui verrà trovato da Theodora (Mila Kunis), che lo scambierà per il mago che, nella profezia, sconfiggerà la ‘strega malvagia‘, colei che ha assassinato il re di Oz.
Verrà dunque portato al cospetto di Evanora (Rachel Weisz), la custode del trono in attesa del salvatore, la quale gli indicherà dove trovare la strega cattiva. Assetato di potere e gloria, Oscar si spaccerà per il mago di Oz, giunto per liberare il regno dalla perfida strega.
Oscar (James Franco) e la scimmietta Finley (Zach Braff) in un frame del film.
Dopo un lungo viaggio, Oscar incontrerà la strega cattiva, Glinda (Michelle Williams), che gli rivelerà di essere stato ingannato dalla vera strega malvagia, ovvero Evanora. Quest’ultima, infatti, ha inviato degli sgherri per uccidere i due, che riescono però a salvarsi. Oscar capirà di aver commesso numerosi errori nella vita, non essendo altro che un ciarlatano. Tuttavia, Gilda scorge del buono in lui, riuscendo a tirarlo su di morale. Decideranno insieme di organizzare un esercito per combattere la strega e riconquistare il trono.
Grazie alle sue conoscenze da illusionista del XX secolo, Oscar metterà in scena una serie di strategie atte a spaventare gli ignari nemici del mondo magico. Grazie a questo valido contributo. Evanora verrà sconfitta, fuggendo dal regno di Oz per rifugiarsi nelle terre dell’Est.
Oscar diverrà quindi il re di Oz, mostrando di essere il mago della profezia. Qui, farà conoscere agli abitanti del regno tutte le meraviglie del suo secolo, facendo cominciare un nuovo periodo di pace e prosperità.
Oscar (James Franco) e Glinda (Michelle Williams) in un frame del film.
Dopo il successo della trasposizione in live action di Alice nel Paese delle Meraviglie del 2010 firmata Tim Burton, il produttore del film, Joe Roth, propose alla Disney un progetto per portare sul grande schermo un prequel del classico Il Mago di Oz (1939).
Per la direzione del film, Sam Raimi venne considerato il nome giusto. Ancora estremamente forte per il successo della trilogia di Spiderman. Infatti, fu Raimi a proporre James Franco per il ruolo di Oscar, dopo il rifiuto di nomi come Robert Downey Jr. e Johnny Depp.
Il risultato della lavorazione sarà un successo. Il film che Sam Raimi ci propone non è soltanto un’avventura ambientata in quel mondo magico già presentatoci dal classico del 1939, ma si tratta di un vero e proprio approfondimento del tessuto narrativo del romanzo di Lyman Frank Baum. La vicenda del ‘Mago di Oz‘ permette a Sam Raimi di riprendere quel tema già affrontato ne L’Armata delle Tenebre, rimanendo pure sempre nella sfera del ‘film per famiglie‘.
Esteticamente il film è perfetto. Il regno di Oz, ricreato in parte digitalmente ed in parte in studios, è meraviglioso e coloratissimo, restituendo quella magia visiva che il film del 1939 aveva mostrato agli spettatori dell’epoca.
L’unica nota considerabile negativa del film è la sua eccessiva durata. La visione, che supera la due ore, spesso ricorre a riempitivi, facendo allungare una storia che si sarebbe potuta sviluppare in meno tempo. Tuttavia, questo aspetto non compromette la bellissima operazione che questo film compie, lasciando comunque trasparire il significato dell’opera.
SAM RAIMI: DAL 2013 AD OGGI
Dopo quest’ultimo film, Sam Raimi si allontanerà dal ruolo del regista. Comincerà a dedicarsi quasi completamente alla produzione cinematografica e televisiva. Difatti, la Ghost House Pictures, è una delle più importanti case di produzione horror americane attualmente esistenti. In questi anni sono usciti numerosi film ‘prodotti da Sam Raimi’, basti pensare a buoni film come Man in the Dark (2016) e un po’ meno buoni come Poltergeist (2015) 0 Il Sacro Male (2021).
Sul fronte televisivo, Sam Raimi tornerà alla sua creatura, scrivendo e producendo la serie Ash vs Evil Dead (2015-2018), un sequel della trilogia de La Casa. Nonostante la qualità del prodotto, che vede tornare un meraviglioso Bruce Campbell nei panni di Ash, la serie non verrà più finanziata, interrompendosi alla terza stagione, senza un vero e proprio finale.
Parallelamente a questi eventi, al cinema prenderà piede il cosiddetto Marvel Cinematic Universe, una sorta di un universo narrativo targato Marvel. Come già detto, questo progetto deve molto a Sam Raimi, vero codificatore delle regole del Cinecomic.
Nel 2021, la Disney deciderà di rendere omaggio alla trilogia di Spiderman firmata Sam Raimi, facendola entrare, come multiverso, all’interno del MCU con il film Spiderman: No Way Home.
Attendiamo, dunque, il ritorno di Sam Raimi dietro la macchina da presa, che avverrà, appunto, con il film Doctor Strange in the Multiverse of Madness, targato MCU.
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