Nella tristemente nota regione del Donbass è ambientato questo bel film della regista ucraina Daria Onyschenko, alla sua prima opera di lungometraggio.
I suoi personaggi aspirano a un futuro migliore, ma è una donna colei che riesce ad avere il coraggio per forzare una situazione di apparente stallo. La pellicola, del 2019, è stata ripresentata al Bif&st 2022 in occasione della consegna del premio Federico Fellini ai cineasti dell’Ucraina. Zabuti è prodotto da Directory Films, Lehmann Sisters e Jovera Pictures.
Zabuti, la trama
Nina è un’insegnante di lingua ucraina che vive con il marito a Luhansk. Nella speranza di potersi trasferire a Kiev è alle prese con i cambiamenti causati dall’autoproclamatasi repubblica di ispirazione filorussa. Mentre il marito, chimico, vive di strani movimenti di esportazione oltre il confine ucraino, Nina è costretta a seguire un corso di aggiornamento sulla lingua russa per tornare a essere una docente. Un giorno si trova ad aiutare Andrii, un giovane studente ribelle di 17 anni. È la fine dello stallo in cui la sua vita era momentaneamente confinata.

Il coraggio
Di cosa parla esattamente Zabuti? Di quello che fatichiamo ad ammettere, di un compagno che vorremmo fosse sempre al nostro fianco, anche quando il solo vivere costa una fatica sproporzionata e si riduce a nient’altro che a un mero esercizio di sopravvivenza. È il coraggio il vero protagonista della pellicola diretta dalla Onyschenko. Un sentore dell’anima che spinge ogni uomo a non abdicare alla propria dignità, a non curare il proprio Fato in un terreno concimato con compromessi e pensieri stentorei. È la disperata forza che induce ad agire senza calcoli e remore, con il solo scopo di preservare la libertà e tutto quello che ci è di più caro. Una rappresentazione che in Zabuti prende le sembianze della protagonista, in grado di ribellarsi all’opprimente routine d’occupazione e alle storture di un pensiero unico. Mettendo in gioco tutto, finanche il suo matrimonio e la sua vita, Nina combatte per una forma di giustizia ideale. Non accetta il giogo filo russo, ma neanche il ruolo sociale defilato della donna ed è pronta ad affrontare le difficoltà d’integrazione con gli ucraini di Kiev.

La forza del Neorealismo
L’opera della Onyschenko può essere definita in un perimetro complesso nel quale una sorta di richiamo neorealista svolge e contraddistingue molti dei suoi aspetti più drammatici. Per tutta la durata della pellicola l’umanità sembra attanagliata da un disincanto cupo, foriero di un Destino probabilmente considerato immutabile. Come animali in gabbia, i personaggi, espressione di classi disagiate, un po’ consumati dalla routine e un po’ desiderosi di un riscatto, fiutano l’aria alla caccia della loro occasione. Ma la salvezza non è alla portata di tutti e, soprattutto, non sempre è facilmente riconoscibile.
Non fate il male e il male non esisterà
Lev Tolstoj

Il conflitto
L’Ucraina della regione del Donbass è lo sfondo in cui sono ambientate le vicende di Zabuti. Gli eventi narrati si riferiscono al 2014, al sorgere di molte delle conflittualità poi esplose definitivamente nella tragica invasione russa del 24 febbraio 2022. La macchina da presa è abilissima nel riprodurre con la giusta sintesi le dinamiche di un territorio vessato con la guerra nel suo destino. Lo fa mantenendo un grande equilibrio tra l’esplorazione dell’umanità dei personaggi e la tensione relativa al conflitto sempre sul procinto di manifestarsi. Non solo quello politico -militare ma anche quello insito nella natura di chi è abituato a vivere di distinzioni. Perseguendo l’effetto realistico e gestendo al meglio un cast eccezionale, capeggiato dalla bravissima Maryna Koshkina, la protagonista, la sceneggiatura di Claudia Lehman e della stessa regista non lesina un approccio alle problematiche legate all’intossicazione delle notizie. La costruzione televisiva dell’informazione, come un novello mcguffin, accompagna lo srotolarsi dell’intero racconto, non lesinando il paradosso finale.

Zabuti, l’incoscienza
Parente stretta del coraggio, l’incoscienza spesso gli corre accanto aspirando a un imprimatur di razionalità che la sua natura le vieta per principio. Così Nina e Andrii, quasi riscrivendo il mito di Tristano e Isotta, in Zabuti inscenano la tentazione di un legame che per forza di cose non può che essere provvisorio e dotato di un ascendente tragico. Nina e Andrii sono gli unici due personaggi, ognuno a modo loro, che lottano per cambiare un Mondo in cui non si riconoscono e che non comprendono. Incapaci di dimenticarsi l’una dell’altro, sono il motore di una storia che trancia ogni facile retorica e descrive un futuro che aspira alla normalità. L’incoscienza è il propulsore destinato a perdersi nelle aspirazioni degli eroi. La lotta per il quotidiano delle piccole cose prende il soppravvento. Pianta la sua bandiera e defnisce i nuovi progetti del vivere.
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