‘Yara’ il film su uno dei fatti di cronaca più seguiti degli ultimi anni
È disponibile sulla piattaforma streaming Netflix il film sull’assassinio di Yara Gambirasio, la tredicenne scomparsa e poi ritrovata morta qualche mese dopo in provincia di Bergamo
Yara di Marco Tullio Giordana, dopo una fugace apparizione in sala, approda ora sulla piattaforma digitale Netflix.
Il nuovo film del regista milanese è stato prodotto dalla Taodue, rispolverando un vecchio progetto che prevedeva la realizzazione di una fiction televisiva in due puntate sul triste caso dell’omicidio della giovane Yara Gambirasio, il cui corpo venne ritrovato mesi dopo la sparizione in un campo non lontano dal paese di Brembate di Sopra, dove la ragazzina viveva insieme alla famiglia.
Per flashback successivi viene narrata la triste vicenda di Yara
Yara comincia esattamente lì, nel momento in cui, per puro caso, un aeromodellista ne scopre il corpo. Proseguendo poi per flashback successivi che rivelano, a poco a poco, i fatti e i personaggi coinvolti.
Vediamo la tredicenne Yara (Chiara Bono) la sera del 26 novembre 2010 non fare più ritorno a casa dopo essere stata nel centro sportivo presso cui si allenava – era una giovane ginnasta – rapita da una misteriosa persona che intuiamo alla guida di un furgone.
Da subito gli inquirenti si mettono alla ricerca della giovane scomparsa. Il caso viene affidato al pubblico ministero Letizia Ruggeri (Isabella Ragonese) che, coordinandosi con i Carabinieri – in particolare con il colonnello Vitale (Alessio Boni) e il maresciallo Garro (Thomas Trabacchi), inizia a indagare non senza mille difficoltà, scontrandosi con un ambiente lavorativo che non vede di buon occhio una donna a capo delle indagini.
Con una serie di ellissi temporali il film copre un arco di tempo che arriva sino al 2016, quando la Corte d’Assise di Bergamo condanna all’ergastolo – poi confermato nei successivi gradi di giudizio – Massimo Bossetti (Roberto Zibetti), un muratore della zona, il cui DNA risulta completamente sovrapponibile a quello ritrovato a suo tempo sugli indumenti della povera Yara.
Con YaraMarco Tullio Giordana ripropone temi che lo hanno caratterizzato nel corso della sua carriera, prendendo alcune vicende di cronaca e analizzandole in maniera asciutta e quasi cronachistica. Si ricordi a tal proposito Appuntamento a Liverpool, sui tragici fatti dell’Heysel, o I cento passi, sull’omicidio mafioso del giovane attivista di sinistra Peppino Impastato o ancora i film dedicati al delitto Pasolini e a Piazza Fontana.
Un film sbilanciato, con alcuni pregi ma svariati difetti
Nel caso di Yara, la cui sceneggiatura è stata scritta da Graziano Diana e Giacomo Martelli, è possibile riscontrare alcune luci, ma anche molte ombre.
Decisamente positiva la scelta di Giordana di adottare un tono freddo, distaccato sia dai fatti che dai personaggi, a eccezione, in parte, del personaggio del pubblico ministero, bene interpretato da Isabella Ragonese.
Sicuramente il pregio del film è quello di non indugiare per nulla su aspetti voyeuristici legati all’assassinio di Yara. Giordana si preoccupa di seguire in maniera fedele, il faticoso avanzare delle indagini che, per altro, non furono esenti da polemiche.
Quello che non convince nel film è una messa in scena con un andamento da fiction televisiva e, in questo, non aiuta né la fotografia né la recitazione.
Anche la sceneggiatura è lacunosa, laddove stenta ad approfondire come dovrebbe la psicologia dei personaggi, i quali restano tutti, senza eccezione alcuna, piuttosto abbozzati. Giordana e gli sceneggiatori si limitano a lavorare sui fatti, senza andare mai a scavare nel profondo della mente dei protagonisti.
Soprattutto per quanto riguarda la figura di Massimo Bossetti. Un personaggio molto controverso che, nonostante i vari gradi di giudizio lo abbiano riconosciuto colpevole, si è sempre professato innocente, avrebbe meritato un approfondimento maggiore di quello che gli hanno riservato gli autori della pellicola.
Yaraè un’opera che, in parte, delude. Un film che si è tirato addosso numerose critiche. Innanzitutto quelle dei genitori di Yara (qui interpretati da Sandra Toffolatti e Mario Pirrello) che lamentano di essere stati contattati dal regista solo a cose fatte, nonché quelle dei legali di Bossetti che hanno accusato gli autori di essersi schierati dalla parte dell’accusa.