Su Raiplay, in occasione di Venezia81, offre agli spettatori La scelta di Anne – L’événement di Audrey Diwan, tratto dall’omonimo romanzo di Annie Ernaux, racconta in modo crudo e veritiero la storia di una giovane donna che si confronta con la traumatica esperienza dell’aborto.
La scelta di Anne: il tema scottante dell’aborto
Siamo nella Francia del 1963. Anne è una brillante studentessa con ambizioni e sogni da realizzare. Dopo un rapporto sessuale occasionale, la ragazza scopre di essere incinta e, da quel momento in poi, comincia il suo calvario per interrompere quella gravidanza indesiderata.
Anne si trova a gestire il dolore e la vergogna per la sua scelta, totalmente da sola; a quell’epoca, abortire significava non solo sottoporsi all’implacabile giudizio morale dei familiari e degli amici ma rischiare anche la prigione.
Il silenzioso e clandestino percorso della giovane, l’incapacità di poter scegliere per la propria vita e decidere del proprio corpo, il senso di colpa che, come una lettera scarlatta, marchia la sua esistenza, facendola sentire una donna indegna, emergono prepotentemente sullo schermo.
Presentato alla 78esima Mostra del Cinema di Venezia, una Biennale che ha parlato del mondo femminile e di maternità, con film come: L’évenement, Madres Paralelas di Almodovar, The Lost Daughter della MaggieGyllenhaal, la miniserie HBO Scenes from a Marriagesi sono soffermate sulla donna e su come il rifiuto della gravidanza non debba essere considerato un tabù o, peggio, una colpa.
Essere o meno madre, desiderare un figlio o, al contrario, non volerlo, perché non è il momento giusto o, semplicemente, perché manca l’istinto materno, perché si ha paura di un cambiamento fisico e psicologico così decisivo, non determina il valore di una donna, non la definisce, non la rende strana, cattiva o manchevole di qualcosa.
Da Le regole della casa del sidro di Hallstrom a Il segreto di Vera Drake di Mike Leigh, il tema dell’aborto è già stato ampiamente trattato al cinema.
Il merito della regista francese Audrey Diwan è senza dubbio quello di proporre uno sguardo intimo, personale, su una questione così delicata e controversa.
L’interpretazione di Anna Vartolomei, nuovo talento da tenere d’occhio, è intensa e ricca di sfumature .
La scelta di Anne: la dimensione corporea del film
Ne L’événement, la Diwan cattura l‘esperienza psicologica e fisica della sua protagonista, si sofferma sulla dimensione corporea dell’esperienza di un aborto rivelandone tutti i dettagli, anche quelli più crudi.
Il rifiuto disperato e ostinato di Anne nei confronti della creatura che porta in grembo simboleggia il desiderio diliberazione da ogni costrizione fisica e sociale imposta alle donne del suo tempo.
Anne vuole liberarsi di quel bambino ( anche rischiando la vita) che percepisce come un oggetto estraneo al suo corpo, un brutto male da cui guarire.
Ci si chiede, però, se per veicolare un messaggio importante sia necessario compiere una scelta stilistica così radicale, tanto da scioccare lo spettatore e, in taluni casi, suscitare reazioni estreme (lo svenimento di una signora in sala, durante la scena del primo tentativo di aborto, sembra l’esempio più eloquente per descrivere la violenza delle immagini).
D’altro canto, la vera arte non ha il compito di metter a proprio agio il pubblico; semmai, al contrario, deve generare un’emozione (negativa o positiva che sia), scardinare gli equilibri e ripristinarne di nuovi.
La scelta di Anne: la solitudine e il silenzio di Anne
La ragazza è perfettamente cosciente del fatto che se portasse a termine la gravidanza il corso della sua vita cambierebbe inesorabilmente; quando il suo professore di letteratura si interroga sullo stato di salute della promettente studentessa, Anne risponde, candidamente, con una frase spiazzante ed emblematica,
“ho quella cosa che hanno le donne e che le fa diventare casalinghe”.
Ma c’è un altro aspetto rilevante nel film: la Diwan, anche questa volta in modo esplicito, mette in evidenza, attraverso i dialoghi di Anne e le sue coetanee, la scarsa conoscenza che esse hanno del loro corpo e della sessualità. Un argomento che trascende il contesto temporale della vicenda narrata, e tocca un nervo scoperto ancora oggi.
La disinformazione, la mancanza di educazione sessuale nelle scuole e nell’ambiente familiare, porta gli adolescenti a vivere le relazioni affettive/fisiche senza la minima consapevolezza e la necessaria maturità psicologica.
In una scena del film, quando uno sconosciuto chiede ad Anne se è triste, lei gli risponde che si sente sola. In quel momento, si percepisce come il fardello doloroso della protagonista, in realtà, non sia solo l’esperienza in sé ma la solitudine e il segreto che l’accompagnano.
La ragazza si assume il peso di una scelta troppo grande per la sua giovane età; non può confrontarsi con un medico, con un’amica, nemmeno con sua madre.
Ed è questo silenzio obbligato che la porta a compiere scelte azzardate, affidando la sua vita ad una “mammana” e ai suoi interventi medici casalinghi.
Le agghiaccianti scene delle operazioni sono la ricostruzione oggettiva di un evento, l’événement appunto, che appare in tutta la sua potenza.
Anne compie un atto di liberazione fisica e sociale, si svincola dagli obblighi morali e dalle aspettative del mondo circostante e diventa fautrice del suo destino. Non c’è spazio per il trauma, né per il rimorso, ma solo la totale adesione agli ideali di indipendenza.
In ultima analisi, la vicenda di Anne è una storia di (ri)affermazione del sé e dei propri diritti, soprattutto quelli negati, a prescindere dal contesto storico e dalle barriere di genere.
L’événement è un film estremamente coraggioso e con un’ottica prepotentemente femminile.
La clip
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