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So long, my son: cinema, quello vero, al FESCAAAL

So long, my son del regista cinese Wang Xiaoshuai rende magistralmente i sentimenti di una coppia, con lo sfondo politico del loro Paese

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Dopo i premi vinti alla sessantanovesima edizione della Berlinale, per le migliori interpretazioni maschile e femminile, e una serie di altri riconoscimenti internazionali, So long, my son del regista cinese Wang Xiaoshuai arriva finalmente in Italia.

Grazie al Festival del Cinema Africano, dell’Asia e dell’America Latina (FESCAAAL). Nella sezione Flash e in collaborazione con l’Istituto Confucio dell’Università degli Studi di Milano.

Già Orso d’Argento nel 2001 con Le biciclette da Pechino, come Gran Premio della Giuria, ora il regista cinese parla ancora della situazione sociale e politica del suo paese. Ponendola come sfondo a una storia intensa di amore, amicizia, rimorsi e perdono. E regalandoci una prova registica di altissima qualità.

So long, my son: Trama

A seguito della morte di un figlio in un tragico incidente, le vite di due famiglie si separano. Eppure una ricerca comune della verità e della riconciliazione intorno alla tragedia resta. Qualche volta ci vuole una vita intera per dire addio. Il film racconta la loro storia nel corso di tre decadi di sconvolgimenti politici, sociali e umani in Cina.

So long, my son: Mei Yong e Jingchun Wang.

So long, my son: il colore azzurro per raccontare la vita intera

Subito, dal primo frammento, il film ci seduce per la compostezza delle scene e la piacevolezza dei colori. Inquadrature simmetriche e con tagli sempre armoniosi, preferibilmente frontali, mai oblique. E quel colore tra l’azzurro e il celeste in tutte le possibili sfumature, a suggerire una serenità che la storia narrata smentisce. O a tentare di stemperarla, almeno un po’, da rendere sopportabile il dolore.

È una tenda, una camicia, sono gli oggetti degli spazi interni, l’acqua con le barche ormeggiate su cui posare lo sguardo. Quel lago artificiale, luogo della tragedia, con cui si apre il film e che insieme ai protagonisti ci accompagna per tutto il tempo.

Sul tavolo, però, un thermos rosso, una borsa rossa all’attaccapanni, un fiocco rosso tra i capelli. Qualche verde qua e là, ma sempre quelle varianti di azzurro, come a dare continuità alle scene.

So long, my son: dall’azzurro al rosso cupo

Perché il tempo invece non è affatto lineare. A volte confonde, e ci chiede di recuperare il racconto, senza sostare ancora sulle tinte  o le scenografie. Ma non possiamo fare a meno di notare che, mentre si dipanano gli eventi in un continuo flusso tra passato e presente, il rosso comincia a dominare. Non è lo stesso di prima, bensì una tonalità cupa, che non assomiglia né a quello della simbologia socialista, né a quello del capodanno cinese.

Difficile stabilire quando avviene il cambiamento, perché i passaggi sono repentini e ci sfugge persino il perché alcune scene si allungano, altre si accorciano, in un montaggio a dir poco straniante. Potrebbe essere quando la protagonista femminile dice “Il tempo per noi si è fermato. Aspettiamo solo di invecchiare”? O quando il marito aggiunge: “Abbiamo solo noi stessi per vivere”?

Scena di gruppo, in So long, my son

L’uomo progetta e Dio ride

L’uomo progetta e Dio ride, dice un personaggio femminile del film. E i personaggi sono qui prigionieri della loro perdita, ma anche di un sistema che gli ha negato la libertà. Poche le scene di massa, immagini epiche, nelle quali il regista è riuscito a condensare tutta la retorica del regime.

Liu Yaojun e Wang Liyun  sono al centro di tutto il racconto nel corso di trent’anni della loro vita. Da giovani, mentre ballano, e il loro amico, che ha recuperato una musica occidentale, viene arrestato per dissolutezza;  subito dopo la perdita del loro unico figlio, unico perché la seconda gravidanza è stata brutalmente interrotta dall’assurdo controllo delle nascite.

Quando Yaojun viene licenziato, con il commento del direttore della fabbrica:  “per il bene del paese socialista, perché la fenice muore e risorgerà dalle proprie ceneri”.

E poi ancora da anziani, quando riescono definitivamente  a elaborare il lutto in un epilogo che è, per tutti,  lezione di dignità e d’amore. A contenere il dolore (se si potesse!), per tutte e tre  le ore del racconto, sempre l’armonia formale e la delicatezza dei toni. Molte scene concepite come dipinti,  rispettando la prima passione del regista  Wang Xiaoshuai: la pittura.

Bellissimo e consigliatissimo film

Una sofferenza tutta trattenuta, niente di esibito. Ci viene risparmiata anche la violenza della morte, rappresentata più di una volta, ma solo in campo molto lungo. Il pudore di Wang Xiaoshuai avvolge tutto; poche  parole per esprimere i sentimenti, che affiorano magistralmente sulle espressione dei volti.

Per questo, sono meritatissimi  i tanti premi alla recitazione, oltre a quello di Berlino,  dei due attori,  Mei Yong  e Jingchun Wang. E tutti gli altri; alla fotografia di Kim Hyun-seok, per esempio, e alla sceneggiatura dello stesso Wang Xiaoshuai insieme a A. Mei.

Avessimo visto So long, my son  in sala, il primo commento all’uscita sarebbe stato: ”Cinema!”, tutti gli aggettivi contenuti nell’intonazione della voce. Lo abbiamo seguito da casa, purtroppo. Non ci resta che mandare messaggi agli amici e raccomandarlo il più possibile anche qui.

So long, my son sarà su Mymovies fino al 26 marzo

Interpreti: Wang Jingchun, Yong Mei, Qi Xi, Wang Yuan, Du Jiang, Ai Liya, Xu Cheng, Li Jingjing, Zhao Yanguozhang

Distribuzione

The Match Factory

Produzione

Dongchung Films, Hehe Pictures, FunShow Culture Communication Beijing, ZhengFu Pictures

Sceneggiatura

A Mei, Wang Xiaoshuai

Fotografia

Kim Hyun-seok

Montaggio

 Lee Chatametikool

Premi Principali:

Per il migliore attore e la migliore attrice

 Orso d’Argento per il Miglior Attore, Orso d’Argento per la Migliore Attrice (Berlinale 2019), Premio per il Miglior Attore (To Ten Chinese Film Festivals 2019), Premio per il Miglior Attore (Sir Movie Cultural And Entertainment Industry Award 2019), Premio per il Miglior Attore (Iqiyi TV and Movie Awards 2019), Golden Rooster per il Miglior Attore, Gallo d’Oro per la Migliore Attrice, Premio per la Migliore Attrice Protagonista (Faro Island Film Festival 2020), Premio per il Miglior Attore (Chinese Film Media Awards 2019),  Premio per il Miglior Attore,  (China Film Director’s Guild Awards 2020)

Altri premi

Premio del Pubblico, Premio Speciale della Giuria (Uruguay International Film Festival 2019), ,  Premio Top Ten Films (Shanghai Film Critics Awards 2020), Premio per la Miglior Fotografia (Minsk International Film Festival 2019),  Premio per la Miglior Sceneggiatura (Hamilton Behind the Camera Awards 2019),  Golden Rooster per la Miglior Sceneggiatura (Golden Rooster Awards 2019), Premio per la Miglior Performance di Gruppo,  Premio per il Miglior Film, Premio per il Miglior Regista (Academy Award of Beijing Film Academy 2020), Premio per il Miglior Regista (Asian Film Awards 2020),  Premio per il Miglior Regista (China Film Director’s Guild Awards 2020)

Notizie sul regista:

Wang Xiaoshaui è stato una figura pionieristica nel cinema indipendente cinese degli anni Novanta. Il suo lungometraggio d’esordio, Giorni d’inverno, è conservato al MoMA di New York. Wang ha ricevuto molti riconoscimenti internazionali: l’Orso d’Argento a Berlino per Le biciclette di Pechino (2001), il Gran Premio della Giuria a Cannes per Shanghai Dreams (2005) e l’Orso d’Argento per la Miglior Sceneggiatura per In Love We Trust (2008).

I suoi film sono stati in competizione al Festival di Cannes (due volte nel Concorso Ufficiale e due volte nella sezione Un Certain Regard), alla Berlinale, alla Mostra del Cinema di Venezia e a San Sebastian. È stato nominato Cavaliere dell’Ordine delle Arti e delle Lettere dal Ministero francese della Cultura per i suoi meriti artistici.

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So long, my son

  • Anno: 2019
  • Durata: 175 minuti
  • Distribuzione: The Match Factory
  • Genere: Drammatico
  • Nazionalita: Cina
  • Regia: Wang Xiaoshuai
  • Data di uscita: 23-March-2021