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Festival Cinema Africano, Asia e America Latina

‘Ma – Cry Of Silence’ e l’oppressione delle donne operaie

Una giovane e silenziosa operaia birmana aderisce ad uno sciopero intrapreso dalle sue colleghe con lo scopo di avere giustizia, una paga adeguata e orari sostenibili, ma l'unica cosa che otterranno in cambio sarà violenza, repressione e un tragico epilogo

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Ma Cry Of Silence 33 fescaaal 2025

Ma – Cry of Silence di The Maw Naing approda in Italia grazie al 34esimo FESCAAAL, festival del cinema Africano, d’Asia e America Latina, nella sezione principale, ‘Finestre sul mondo’. Un festival che da oltre trent’anni prosegue nella sua missione di far conoscere le opere più interessanti del cinema dei tre continenti al mondo occidentale, spesso troppo egocentrico e pigro di fronte ad un cinema sempre più globale e a storie che meritano di essere raccontata.

Tra i film più potenti emersi dal panorama asiatico contemporaneo, Ma – Cry of Silence si distingue come un’opera capace di condensare in meno di novanta minuti l’urlo silenzioso di una moltitudine. Premiato al prestigioso Busan Film Festival, questo lungometraggio si inserisce con forza nella nuova ondata di cinema del sud-est asiatico, rinnovando la tradizione con un linguaggio crudo, sensibile e profondamente politico.

Il film si apre in un interno dimesso: una camera da letto buia, spoglia, immersa in un silenzio quasi sacro. La protagonista, di cui non conosciamo il nome, vi si rifugia ogni giorno dopo il lavoro, trovando conforto solo nella solitudine e nella lettura. È uno spazio personale, protetto, l’unico in cui la sua identità può sopravvivere intatta, al riparo da un mondo che la risucchia pezzo dopo pezzo. Da questa stanza – che diventa rapidamente una sorta di camera della memoria – emergono immagini frammentarie, flashback visivi che sembrano materializzarsi direttamente dalla sua mente stanca.

Quei momenti esterni, filmati con uno stile documentaristico che richiama riprese amatoriali fatte con il cellulare, restituiscono una realtà disordinata e instabile: scioperi, marce, pianti, corpi schiacciati dal lavoro, suoni confusi, slogan gridati a mezza voce. La scelta di questi inserti – spesso sfocati, tremolanti, volutamente imperfetti – non è estetica ma etica: mostrano ciò che spesso viene tagliato via, ignorato, nascosto dietro i numeri delle cronache economiche o i bollettini metereologici.

Una storia brutale, che osa ripetersi

Ma – Cry of Silence, non si limita a osservare ma prepara il terreno a un’escalation di tensione che sfocia in un finale tragico e sanguinolento, in cui la rabbia, così a lungo repressa, si riversa in modo incontrollabile, ingiustificabile. Non c’è retorica, né compiacimento visivo, il sangue che vediamo è reale, non spettacolarizzato, e arriva come una conseguenza inevitabile di un sistema marcio. Il film non offre risposte, ma un grido strozzato che continua a vibrare anche dopo i titoli di coda.

Ispirato agli scioperi femminili in Birmania del 2012, Ma – Cry of Silence non vuole essere un film storico né didascalico. Piuttosto, un racconto esemplare, che proprio nella sua specificità riesce a toccare corde universali. Il film è “Una storia, tristemente, come tante altre”, e ce lo dice, con l’amaro in bocca. Ed è proprio questa tristezza, questo senso di déjà vu della sofferenza umana, a renderlo necessario. In un’epoca in cui tutto cambia per restare uguale, il film di The Maw Naing si propone come uno specchio scomodo ma onesto.

Ma Cry Of Silence 33 fescaaal 2025

Ma – Cry Of Silence (The Maw Naing, 2024)

“In questo pezzo di mondo il caos gioca con il cuore delle persone”

Il caos, in Ma, non è solo sociale o economico, ma anche climatico e simbolico. Se la precarietà del lavoro e delle condizioni di vita non bastasse, ci pensa la natura stessa, o meglio, la sua vendetta a rendere tutto più insopportabile: piogge torrenziali si alternano ad incendi devastanti, come se il mondo esterno si accanisse contro chi ha già perso quasi tutto. Non c’è tregua, né redenzione, ma solo resistenza.

Nel cuore del racconto vi è il lavoro: le catene di montaggio tessili, le fabbriche decadenti, i gesti ripetuti all’infinito. Le lavoratrici – quasi tutte donne – sono inchiodate alla loro postazione, chine su macchine da cucire che sembrano trappole più che strumenti. Il film insiste su questo gesto, il cucire, trasformandolo in metafora della sopravvivenza, della dignità, ma anche della rassegnazione. I “capi” non hanno volto: sono presenze vaghe, oscure, che incombono sulle vite delle protagoniste come spiriti malvagi, eppure banali. Sono il potere impersonale, strutturale, che opprime senza nemmeno doversi manifestare in un corpo. Questo anonimato del potere, come ‘gli adulti’ i ritratti nei vecchi cartoni Disney, reso con rara lucidità visiva, è uno dei grandi punti di forza del film.

Ma Cry Of Silence 33 fescaaal 2025

Ma – Cry Of Silence (The Maw Naing, 2024)

Tra le scene più forti c’è quella del canto: un motivo ripetuto allo sfinimento dalle lavoratrici durante le ore di fabbrica. È una solfa, un canto popolare forse, o una preghiera muta, che scandisce il tempo e allo stesso tempo ne sospende il senso. In quel canto c’è tutto: la fatica, la speranza, la disperazione, la solidarietà, la rabbia trattenuta. È un elemento rituale, che unisce i corpi in uno stesso respiro, ma che preannuncia anche l’esplosione finale.

Con Ma, il cinema del sud-est asiatico si dota di una nuova voce, già riconoscibile e riconosciuta a livello internazionale. Una voce che non urla, ma che vibra con forza nel silenzio. Un silenzio che, grazie al cinema, spera di diventare finalmente ascolto.

Taxidrivers al FESCAAAL 2025

Ma - Cry Of Silence

  • Anno: 2024
  • Durata: 74'
  • Genere: Drammatico
  • Nazionalita: Myanmar, Corea del Sud, Singapore, Francia, Norvegia, Qatar
  • Regia: The Maw Naing