I DELITTI DEL BARLUME è la serie Sky Original, trasposizione dei romanzi di Marco Vivaldi e adattata per lo schermo con la regia di Eugenio Cappuccio (st.1) e Roan Jhonson (dalla st.2). La struttura è quella, semplice e diretta, degli episodi autoconclusivi: commedie gialle ambientate nel paesino sul litorale toscano di Pineta, con protagonista Massimo Viviani, proprietario di un bar sul lungomare dal nome, appunto Bar Lume.
Con l’arrivo di Roan Jhonson, che al cinema si era fatto notare con PIUMA (e che in tv ha diretto altre cose molto belle come LA CONCESSIONE DEL TELEFONO, da Camilleri), una commedia disperata che bene aveva messo in luce la capacità dell’autore di delineare quel’insostenibile leggerezza che riempie gli spazi tra il sorriso e il pianto, che però la serie ha svoltato: pian piano (escono due episodi l’anno, con struttura e durata da film tv) si è costruita una continuità interna sempre più robusta che ha saputo fidelizzare gli spettatori ma soprattutto dare più consistenza a trame a tratti un po’ troppo trasparenti.
Ma è tutto il BARLUME che è stato un po’ un work in progress: una strada lunga appunto otto anni che ha saputo fare dei piccoli aggiustamenti in corso d’opera al cast fino a rasentare la perfezione: via via sempre meno spazio ai “bimbi”, i quattro”grandi anziani” del gruppo (Alessandro Benvenuti, Atos Davini, Marcello Marziali, Massimo Paganelli) che da co-protagonisti sono stati ridimensionati a ruolo di “coro”, e soprattutto, con l’episodio UN, DUE, TRE, STELLA! del 2018, fuori (o quasi) Filippo Timi -che attraversava un periodo personale difficile e che ha visto il suo personaggio ridimensionato- e dentro (anche) Stefano Fresi.
In questo modo, I DELITTI DEL BARLUME ha acquistato una simpatia sottocutanea che non aveva agli inizi, fin troppo ambizioso e pretenzioso, ma soprattutto un affiatamento tra gli interpreti che ha restituito una commedia umana varia e variegata, gustosa e divertente.
E se la trama gialla è sempre stata centrale, i rapporti interpersonali sono diventati strada facendo il nucleo emotivo degli episodi, con l’abilità non da pochi in sceneggiatura di far procedere la linea gialla in maniera strumentale e rappresentativa di questi.
Probabilmente, l’acme della serie è stato raggiunto quindi con le annate 2018-2020: Enrica Guidi e Lucia Mascino colonne portanti, al fianco di un Fresi perfetto e le new entry Corrado Guzzanti e Michele Di Mauro a dare uno sprint in più.
MARE FORZA QUATTRO e TANA LIBERA TUTTI sono invece gli episodi targati 202: girati tra le mille difficoltà del 2020 (annus horribilis, con l’emergenza Covid a chiudere -anche- i set), hanno visto le loro storie adattarsi anche al coronavirus, in maniera molto più sorridente, realistica e intelligente anche rispetto ad altri serial più blasonati dal respiro internazionale (come GREY’S ANATOMY e THIS IS US)e, forse per contratto, con modi più convenzionali: un “Covid all’italiana” dove si ride per non piangere, e che descrive appieno la situazione di incertezza e incredulità delle persone.
Menzione di merito per la bellissima sigla di apertura, con la voce di Simona Molinari.
Peccato che proprio questi due ultimi mini-film sono sfilacciati e mostrano il fiato corto sotto gli altri punti di vista: una sorta di strascicamento per inerzia, si spera dovuto alle circostanze, che hanno dato uno stop alla crescita di una serie tutta italiana di cui andare fieri.
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