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#RIFF Makarìa di Giulia Attanasio

Intenso ritratto di una musicista e di una donna salentina, una vera tarantata, che della Makarìa possedeva qualcosa nell’intimo del suo animo

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Makaria di Giulia Attanasio

Makarìa di Giulia Attanasio, la storia di Enza della terra, della vita e della musica

In competizione nella sezione Documentariff del RIFF Rome Independent Film Festival, Makarìa di Giulia Attanasio ci trasporta nel Salento e svela la storia di un’anima diversa, di una ispirazione, nata dalla terra e prematuramente volata in cielo. Lei è Vincenza Magnolo, e il film di Giulia Attanasio è un omaggio sublime a quest’essenza del femminino fattasi leggenda.

Makarìa di Giulia Attanasio e il fluire

Un ritratto di una donna, certo, ma anche un ritmico pulsare. O il tamburellare. E la vibrazione femminina connessa alla terra. O ancora meglio, alla Madre Terra, visceralmente, in un’oscillazione tra blasfemia e santità che stordisce. Questo è il film di Giulia Attanasio, un potente omaggio alla ben più potente e travolgente figura di Enza.

Qui, si sentono i fluidi scorrere e il legame originale con la vita, la musica. La pelle esposta al sole che continuamente entra in con-tatto con la vegetazione, il suolo, le cortecce. Le donne lavoravano e cantavano, perché erano l’emanazione della vita terrena, erano frutti che nascevano e con i frutti della vita dovevano restare. Enza le prende per mano tutte e lascia che la loro energia scorra verso di sé, perché la tradizione musicale e curativa delle streghe, delle lavoratrici, della terra, non venga perduta. La sua taranta non è divulgativa, è liberativa del segreto.

Fuori dagli schemi, come la protagonista

È così trascinante l’emanazione che si spande dal film, già a pochissime immagini dall’inizio. Si rimane spiazzati dalla forza colmante di questa dea musicata, così carica di energia e di vita da attrarre ed esalare religiosità. Attanasio sceglie di raccontarla con un prodotto a metà tra il documentario e lo sperimentale, e non poteva essere altrimenti, iniettato com’è del profondo alito di vita di Enza. Passando da un contrappunto all’altro, le donne danzano, cantano, si confidano. Sulla sfondo c’è un Salento fatto di agricoltura, pastorizia e duro lavoro: Enza tira i fili fatati tra le storie di questi campi e riesuma la pizzica che si cantava nei campi senza strumenti, per rielaborare lutti e ingiustizie e curare, in ultimo, le ferite.

Terra. Perché Enza ricuciva le ferite della disconnessione.

Donne. Perché parla delle nostre antenate e del sangue che scorre attraverso le generazioni.

Makaria

I fili fatati della strega

Makarìa è la magia delle streghe, di cui Enza incarna realmente la pulsione e la pulsazione: verso la vita e la gioia. Ma questo straordinario dono cammina sul filo della pazzia. Una mattina si sveglia con la voglia di reagire, di esprimersi, ma “secondo la psichiatria questo modo è psicotico”. Si strappa il pigiama, si sveste del ruolo che le è stato assegnato, ed inizia a seguire una direzione, 

La direzione che devo prendere me la da’ il tamburo.

Non è che a metà film che si svela: tra i contrappunti eterei in bianco e nero di una danzatrice, la regista ammette che quando Enza se n’è andata, il film non ha più potuto attendere. È un omaggio ad un’anima tarantata, partita. Adesso che quella delicata santità non è più presente, che la sua missione di connettere la terra, le tradizioni, il canto, le donne, è passata, adesso, la memoria sarà la sua speme e il suo retaggio.

Makarìa

  • Anno: 2020
  • Durata: 35 minuti
  • Genere: Documentario sperimentale
  • Nazionalita: Italia
  • Regia: Giulia Attanasio
  • Data di uscita: 27-November-2020