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Raiplay

‘Regina’ di Alessandro Grande La recensione

Racconto sul rapporto padre-figlia, costruito con delicatezza e ambientato in una Calabria inedita

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Regina, il film di Alessandro Grande, uscito in sala nel 2021, dopo la presentazione al trentottesimo TorinoFilmFestival, viene trasmesso finalmente dalla Rai. Ahinoi, in seconda serata, inoltrata sabato.

Regina è stato selezionato da diversi festival, ha avuto nomination significative, vinto il Globo d’oro 2021 (miglior opera prima) e il Ciak d’oro 2021 (Miglior regista esordiente, Premio Cult Movie).

È prodotto da Bianca FilmRai Cinema (con il contributo del MiBACT) e  il sostegno di Fondazione Calabria Film Commission. Distribuito da Adler Enterntainment (Italia). Ora lo si può vedere su Raiplay.

È il racconto sul rapporto padre-figlia, costruito con delicatezza e ambientato in una Calabria inedita.

Trama del film Regina

Si narra l’esperienza traumatica della quindicenne Regina (Ginevra Francesconi), che cambierà la sua vita, il rapporto con se stessa e quello simbiotico con il padre,  Luigi (Francesco Montanari). Da lui, musicista che ha abbandonato il palcoscenico, e che ora proietta tutti i suoi desideri sulla figlia,  viene incoraggiata nella passione per il canto. Non c’è la figura materna, scomparsa non sappiamo quando, né come. I due hanno nel tempo rafforzato un legame fortissimo, che verrà minacciato dal tragico evento.

Regina: un’adolescente tra il mito Edipo e quello di Telemaco

Le prime scene sono molto affettuose, spensierate, allegre. Sembra che nulla possa interrompere il gioco tra Regina e Luigi: al lago, in piscina, nella loro casa un po’ spartana, ma ugualmente calorosa. Una vicinanza assai rara, quando le figlie ormai dovrebbero cercare le confidenze con le amiche o desiderare l’intimità fisica con il proprio ragazzo.

È un Edipo senza soluzione il loro, senza scioglimento. Tanto che quando Regina incontra la fidanzata di papà, non la saluta nemmeno, e Luigi, addirittura, rimprovera la sua donna per essere venuta a un concerto della ragazza.  Come se non avesse il diritto di entrare  nell’esclusività di una coppia già affiatata. Padre e figlia, insieme,  sembrano  bastarsi, e chissà quando sarebbero cresciuti senza il dramma che li ha travolti.

Alessandro Grande ci smentisce, o meglio, va ben oltre la prima rappresentazione di un legame edipico,  più o meno consapevole.  Avendo preso spunto da una saggio di Massimo Recalcati,  vuole renderci i bisogni dei nuovi figli (ai quali simbolicamente lo psicanalista associa il mito di Telemaco): quelli di un padre maturo, sicuro,  che si riappropri del ruolo tradizionale e sia portatore di una realtà da tramandare. Telemaco ne aspetta il ritorno e si fa metafora di attese nuove, o meglio rinnovate, nei confronti del genitore di oggi.

Ecco, almeno nella prima parte del film, Luigi è molto lontano da questo modello adulto. Qua e là emergono su di lui anche elementi di un passato non sempre trasparente. E intanto trova compensazioni  nella bellissima voce di Regina, che cerca in tutti i modi di avviare al successo, come una seconda chance, e negli scambi affettuosi con lei (un piccolo furtarello, se serve).

Dopo l’evento sconvolgente, vuole proteggerla, ma la negazione dell’accaduto, che vorrebbe durasse per sempre, è il suo modo per rimandare  i conti con la vita, ostinandosi a non guardarla in faccia. Alla tensione già alta degli eventi, si aggiunge un’ inquietudine in più: l’ansia di sapere se anche Luigi, insieme a Regina, se pure per strade diverse, riuscirà a fare tesoro di tutto questo per un arricchimento interiore.

Ottima la costruzione dei due personaggi

Gli aspetti migliori del film sono la costruzione dei due personaggi e le riprese ravvicinate sui loro volti che via via si caricano di ombre. Il pedinamento di Regina mentre si sente braccata da lei stessa. L’inserimento dello shock, insostenibile.

Da quel momento in poi padre e figlia non saranno più complici. Ciascuno deve affrontare da solo il proprio percorso, perché l’accelerazione del processo di crescita  che li vede coinvolti non può essere condiviso, questa volta. Regina va per suo conto, seguendo i sensi di colpa, guardando coraggiosamente  l’orrore, sentendo il dolore sul corpo che si ribella alla finta normalità di Luigi. La ricerca di espiazione si fa thriller dell’anima, attraversamento di nuove responsabilità. E solitudine.

Le location

Altra protagonista del film è una Calabria del tutto inedita. Bella, con il lago e i boschi della Sila, una volta tanto senza delinquenza o arretratezza a farla da padrone. Sì, ci sono i trafficanti di reperti archeologici, ma non al centro della narrazione. Per lo più,  è un paesaggio che fa da sfondo sereno a questa  storia di formazione. Che privilegia i colori luminosi, mentre Regina e Luigi affrontano, ciascuno a modo proprio,  il buio della loro mente.

I corti di Alessandro Grande

Alessandro Grande ha dimostrato la stessa sensibilità di questo suo primo lungometraggio anche  nei corti che l’hanno preceduto.

Con Bismillah, ha vinto il premio David di Donatello. Racconta l’immigrazione da vicino, nei risvolti e negli aspetti più intimi. È la storia di una tunisina di dieci anni, Samira, che vive illegalmente in Italia, con il fratello e il padre. Quando il fratello si ammala, sarà costretta ad affrontare una situazione più grandi di lei.

L’altro corto significativo di Grande, vincitore di parecchi premi, è Margerita, del 2013.

Prima ci viene offerto uno spaccato della vita del giovane rom, Efrem. Poi, la bizzarra reazione al suo primo furto in appartamento. Come Regina, Efrem ha solo quindici anni. Si lascia conquistare dalla donna (Francesca Valtorta) che vive nella stessa casa che dovrebbe svaligiare, vedendola uscire tutti i giorni alla stessa ora.  E dalle sue composizioni per violino. Anche Efrem è un violinista e ha come maestro niente di meno che Moni Ovadia nella parte di se stesso.

Questo lavoro riesce ad affrontare il tema delle comunità rom e del razzismo, sovvertendo tutte le aspettative, con un chiusura dolcissima, e inaspettata.

Leggi l’intervista al regista.

Insieme a Regina,  consigliatissima  la visione dei corti di Alessandro Grande,  Margerita, e Bismillah, per una conferma  del garbo con cui ci regala le sue storie.

Margerita – A short film by Alessandro Grande | wocomoMOVIES – YouTube

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Regina di Alessandro Grande

  • Anno: 2020
  • Durata: 82 minuti
  • Distribuzione: Adler Enterteinment
  • Genere: Drammatico
  • Nazionalita: Italia
  • Regia: Alessandro Grande