‘Kill me if you can’: ermeneutica di un proto terrorista
Spiazzante doc di Infascelli: 'Kill me if you can' : la storia dell'italoamericano che ispirò Rambo con il dirottamento più lungo dell'aviazione civile americana.
‘Kill me if you can’ , documentario di Alex Infascelli, racconta l’incredibile storia di Raffaello Minichiello. Giovane soldato italoamericano, veterano della guerra in Vietnam, che il 31 ottobre 1969 dirottò un aereo da Los Angeles per fuggire a Roma. La sua vicenda ispirò il personaggio di Rambo.
Il film è disponibile su Raiplay. Vi basterà iscrivervi gratuitamente per vederlo.
Kill me if you can – la storia vera
Due storie che si incrociano. Quella del regista. E quella del suo protagonista.
La scritta nell’elmetto era diversa da tutti i commilitoni e Marines in Vietnam. Loro avevano inciso il loro nome. Raffaele Minichiello invece ‘Kill me if you can’, che diventa icasticamente titolo del bellissimo e bipolare film, che crea e distrugge un mito, un terrorista, un eroe, un padre di famiglia, un marito.
La prima parte del documentario si concentra sul dirottamento aereo avvenuto negli anni settanta per mano del personaggio irpino. Tratto dal libro Il Marine. Storia di Raffaele Minichiello di Pier Luigi Vercesi, l’eroe / terrorista si arruola nei Marines con l’America, ottiene una medaglia al valore militare in Vietnam. Ha il passaporto sia americano che italiano. E spiazza tutti perché La verità ultima è quella di Dio e della Bibbia – dice.
Terrorista? Latin lover? Marine? Spia della CIA? Dirottatore di aerei? Eroe o meno? Antitesi di se stesso. Questo e molto di più tra gli interrogativi che alimentano l’incredibile vita e film, di e su Raffaele Minichiello.
La parola al regista Alex Infascelli
“Dopo Kubrick e Totti, racconto la storia di un uomo comune, la cui vicenda straordinaria e controversa, è quella tipica dell’antieroe hollywoodiano: tra cielo e terra, tra Bene e Male, senza soluzione di continuità”.
Una vita. Un’Odissea
Italiano irpino, emigrato con la famiglia a Seattle nel 1963, si arruola nei Marines prima ancora di compiere 18 anni. Ottiene una medaglia al valore militare in Vietnam. Il ritorno negli USA, però, non è soddisfacente: quando ritira il suo salario, Minichiello riceve solo 600 dollari (200 in meno di quanto si aspettasse).
Tenta così, malamente, di rubare la differenza in cibo e bevande da uno spaccio dell’esercito. Avendo però bevuto troppe birre, li si addormenta, viene trovato e arrestato. In nuce già il suo contraddittorio temperamento dove il volere bypassare i valori imposti, anche in modo illegale, viene poi bruscamente frenato da un cuore bianco. Riesce a evitare la corte marziale, ma continua a nutrire un certo rancore per l’ingiustizia subita.
Il 31 dicembre 1969, dopo aver evitato i controlli grazie a un gruppo di hostess che seduce, sale su un volo della TWA con una carabina nel borsone, e dirotta l’aereo. Ha inizio così un’odissea durata 19 ore. E’ il dirottamento più lungo nella storia dell’aviazione civile, nonché il primo su scala intercontinentale. Un’impresa senza vittime né feriti: durante la prima tappa per il rifornimento di carburante, a Denver, Minichiello accetta infatti di liberare i passeggeri e quasi tutto il personale di volo, a parte la hostess Tracy Coleman, che rimane li di propria sponte. E, da Minichello stregata poi, per tutta la vita. La sua avventura termina a Roma, dove viene bloccato dopo una breve fuga.
America. Italia. Due paesi. Terra di entrambi. Per entrambi emblema di vita. E di morte.
Con una bella sceneggiatura: scritta daAlex Infascelli assieme a Vincenzo Scuccimarra, si dipana l’incredibile vicenda di Raffaele Minichiello. Una vita, la sua, punteggiata da terremoti, attentati, guerre, tragedie personali e guai di ogni sorta. Sempre all’insegna di una irriducibile voglia di vivere, o meglio, di sopravvivere.
‘Kill me if you can’, il trailer
Il 31 ottobre del 1969 le trasmissioni televisive di tutta l’America vengono interrotte da un annuncio: un uomo armato fino ai denti ha preso il controllo di un jet della TWA in partenza da Los Angeles e diretto a San Francisco con destinazione finale Roma. Inizia così il più lungo dirottamento nella storia dell’aviazione. Mentre l’America è incollata davanti alla televisione a seguire con il fiato sospeso l’odissea del volo TWA 85, gli agenti dell’FBI scoprono l’identità del ragazzo.
Si chiama Raffaele Minichiello, anni 19, emigrato negli Usa dall’Irpinia dopo il terremoto del 1962, Marine pluridecorato per il valore dimostrato in battaglia. Nel frattempo, anche l’Italia ha iniziato a seguire la gimcana tra i cieli del proprio connazionale.
All’arrivo a Roma, Minichiello cerca la fuga con una macchina della polizia ma viene catturato e arrestato…
Kill Me If You Can è quello che aveva scritto nell’elmetto in Vietnam. E come dargli torto?
Kill me if you can, la locandina
Ill regista
Alex Infascelli è uno dei più bravi registi italiani. Vincitore di tre David di Donatello e candidato all’Oscar Europeo, dopo aver lavorato ai videoclip di molti dei più importanti artisti degli Anni ’90, ha esordito con il film Almost blue (2000). Ha realizzato fra l’altroS for Stanley (2015) e Mi chiamo Francesco Totti (2020). Dal 2001 è impegnato a portare un messaggio di recupero dalle dipendenze. Now, here, nowhere – Ora, qui, da nessuna parte è il suo primo romanzo.
La versione di Raffaele Minichiello
“Non mi sono mai sentito un eroe per quello che ho fatto. In Vietnam invece ho fatto qualcosa di più, e purtroppo. Io prima di andare in Vietnam credevo nelle istituzioni degli Stati Uniti, nella bandiera. Gli Stati Uniti sono un grande Paese e quella bandiera, per me, rimane una cosa importante”.
E a proposito di quella bandiera americana che sul manifesto di “Kill me if you can” appare scura, in ombra, Infascelli dice: “Raffaele mi ha detto: perché non hai messo le stelle? E io credo che questo sia un momento storico in cui le stelle non si vedono, da nessuna parte. Ci auguriamo di poter tornare a vederle”.
Lorenzo Mieli, CEO di The Apartment, e Gabriele Immirzi, CEO di Fremantle Italia, hanno commentato in una dichiarazione congiunta.
“Alex è uno dei registi più ispirati della sua generazione. Siamo molto fieri di far parte di questo nuovo capitolo della sua opera creativa e siamo fermamente convinti che la storia di Minichiello abbia, per tanti versi – sorprendenti e affascinanti – un forte impatto nel nostro mondo di oggi “.
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