LA REGINA DEGLI SCACCHI: una delle migliori serie di Netflix
Beth Harmon è una bambina prodigio degli scacchi, orfana, che all'età di otto anni impara, dal custode dell'orfanotrofio, a giocare come una fuoriclasse
LA REGINA DEGLI SCACCHI è una produzione Netflix, una stagione di sette episodi disponibile in streaming.
Di cosa parla La regina degli scacchi
Ogni storia ha origine da una tragedia. La storia di Beth Harmon (Anya Taylor-Joy) non fa eccezione: postmoderna Candy Candy, orfana in tenera età -madre sucida, padre sparito-, cresce in un orfanotrofio dove le regole sono rigide ma la vita quotidiana è vivibile.
Non per lei, però: durante le insopportabili lezioni di canto, Beth preferisce rifugiarsi nella cantina dove il custode gioca solitario a scacchi.
La sua mente matematica e geniale troverà nel gioco una valvola di sfogo, riuscendo in breve tempo non solo ad imparare le regole ma addirittura a diventare una giovanissima fuoriclasse.
Nello sterminato catalogo Netflix, immerse in innumerevoli proposte che spesso partono bene e finiscono male, LA REGINA DEGLI SCACCHI è una luminosa eccezione, che rischia di passare inosservata.
Creata dal due volte premio Oscar Scott Frank, sembra non avere nulla di speciale: una storia che corre sui binari dei clichè, il genio che si unisce alla sregolatezza della dipendenza e del dolore affogato tra alcool e droga, rivincita del loser.
Nonostante questo, o magari soprattutto per questo, QUEEN’S GAMBIT(titolo originale, che viene da una mossa particolare degli scacchi) grazie ad una regia intelligente esplode ed implode in continuazione, perché abusa dei luoghi comuni ma ne aggira la messa in scena, tenendo bene a mente il romanzo di riferimento ma liberandosi dai suoi legacci.
E già quell’ambientazione vintage, scivolosa nel suo pericolo narrativo diventare soffocante, viene elusa perché la regia classica di Scott Frank riesce a mantenere il fascino antico delle location senza collocarlo eccessivamente nella sua epoca.
Basta per la collocazione temporale qualche accenno di decòr, ma LA REGINA DEGLI SCACCHI svicola e non si lascia inquadrare nel period drama: lo svolgersi degli eventi prende il sopravvento in un percorso entusiasmante ed avvincente.
Addicted
Così come l’elemento della protagonista come addicted: la storia di Beth è una storia di abusi e droghe, ma questo non la classifica come persona né come personaggio, anche per la straordinaria interpretazione della Taylor-Joy.
Occhi spalancati sul destino beffardo, emozioni sempre un passo indietro che non sfociano mai nel melodramma ma colorano il tessuto narrativo, insieme ad un cast di comprimari a cui il regista sa dedicare il giusto tempo e dare il giusto ritmo.
Dalla madre che evita ogni patetismo (e nello straordinario personaggio di Mrs. Alma Wheatley rivive il dramma della donna, il dolore silenzioso della depressione, la voglia di essere amata: in un amalgama di incredibile intensità con poche e segnate espressioni del viso, in un sentiero che va dall’incapacità di reagire alla voglia di rivalsa) ai vari avversari/compagni di scacchi fino al signor Shaibel, il mentore della ragazza nel collegio.
Comprimari mai realmente comprimari ma sempre protagonisti in un racconto corale dove i vari personaggi restituiscono un quadro dove non esistono vite e binari paralleli ma un unico grande percorso da fare insieme.
Scott Frank padroneggia uno stile classico e incredibilmente coerente che però travalica il deja-vù riuscendo a rendere emozionante un racconto di formazione reso grande dai piccoli particolari.
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