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IL DELITTO MATTEOTTI e IL DIVO due film a confronto

È disponibile su YouTube oltre che su Prime Il delitto Matteotti (1973) di Florestano Vancini ed é un film paragonabile a Il Divo di Paolo sorrentino. Vi spieghiamo il perché

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il delitto matteotti

È disponibile su YouTube oltre che su Prime Il delitto Matteotti (1973) di Florestano Vancini, vincitore del Festival cinematografico internazionale di Mosca.

Quest’anno è il 96° anniversario del sequestro e della morte del segretario del Partito Socialista Unito, avvenuto il 10 giugno del 1924, quando aveva solo trentanove anni.

Con il delitto Matteotti, il cinema diventa storia

Il regista ferrarese aveva affrontato il genere storico già nel 1971 con Bronte : cronaca di un massacro che i libri di storia non raccontano ambientato in Sicilia nel 1861.

Ma è con Il delitto Matteotti, che Florestano Vancini entra nel cuore della storia del nostro Paese, affrontando un avvenimento cruciale.

giacomo matteotti

Giacomo Matteotti, di umile origine, riesce a laurearsi in giurisprudenza e da giovanissimo si avvicina al partito socialista, conducendo battaglie a favore dei braccianti, che subito lo pongono contro il fascismo. Il giovane deputato, già nel marzo del 1921, fu vittima di un primo sequestro, episodio evocato nelle prime sequenze del film, quando i suoi compagni di partito denunciano, ad una polizia incurante, la scomparsa del loro capo politico.

La trama del film Il delitto Matteotti

Il film ha una narrazione lineare, raccontando i fatti così come sono avvenuti cronologicamente. Si parte dal 30 maggio 1924, quando Giacomo Matteotti ( Franco Nero ) in un appassionato discorso alla Camera dei deputati, denuncia la truffa elettorale del mese precedente. In seguito alle sue accuse, dopo alcuni giorni, il fascista Amerigo Dumini ( Umberto Orsini ) per conto di un polizia segreta fascista, denominata CE-KA, organizza e mette in pratica il sequestro di Giacomo Matteotti.

Passati due giorni i compagni del leader socialista, rappresentati dal deputato Modigliani, chiedono aiuto alle autorità, che sottovalutano l’accaduto e si rifiutano di aprire un’indagine. Ma intanto alcuni testimoni, che hanno assistito al rapimento, già hanno rilasciato dichiarazioni alla stampa.

Mussolini ( Mario Adorf ) teme di essere coinvolto in prima persona nello scandalo, visto che i rapinatori sono suoi fidati collaboratori e comincia ad agire, dopo essere informato della reazione dell’opinione pubblica. Intanto le opposizioni decidono di disertare i lavori parlamentari, delegittimando l’esito delle elezioni.

Finalmente si muove anche la magistratura, che apre un’inchiesta, affidata a Mauro Del Giudice (Vittorio De Sica ) e Umberto Tancredi ( Renzo Montagnani ), con simpatie nei confronti del fascismo. Ma il malcontento nel paese cresce e si diffondono le manifestazione di protesta contro Mussolini e il fascismo, ma le divisioni all’interno delle opposizioni, impediscono la spallata decisiva al regime.

Il film si conclude con il discorso di Mussolini del 3 gennaio 1925, con il quale si assume la responsabilità politica e ideologica, ma non penale, del rapimento e dell’uccisione di Matteotti.

Ne Il  delitto Mattotti, Florestano Vancini, mescola, in maniera magistrale, diversi approcci al racconto storico

Con Il delitto Matteotti, Florestano Vancini mostra, senza mezzi termini, cosa è stato il fascismo, ritratto in tutta la sua violenza politica, umana e sociale.

Il regista realizza un documento storico e usa il sequestro dell’esponente socialista, per documentare un punto cruciale, di non ritorno del fascismo: Il passaggio dell’autoritarismo di regime, apparentemente ancora parlamentare, ad una vera dittatura.

Il regista, senza mai diventare noioso, spiega in maniera semplice e chiara, le premesse storiche e sociali, che hanno portato il fascismo al potere. Ciò avviene già nelle sequenze iniziali, quando scorrono i titoli di testa, dove il regista inserisce delle didascalie, che raccontano la storia del nostro paese, dalla fine della prima guerra mondiale nel novembre 1918, passando poi alla fondazione del Partito Popolare italiano di Don Luigi Struzzo, che nel film è interpretato da Valerio Ruggeri e la nascita del Partito Comunista; per poi arrivare alla presa del potere da parte del fascismo, avvenuta nell’ottobre del 1922.

Ne Il delitto Mattotti, Florestano Vancini, mescola, in maniera magistrale, diversi approcci al racconto storico, dando al suo film una struttura circolare e polifonica, costituita da tanti personaggi, senza mai rendere la narrazione di difficile compressione, questa al contrario risulta sempre fluida e chiara.

Il panorama politico dell’epoca

damiano damiani

Damiano Damiani

Il regista ci propone una lunga serie di personaggi politici, tutti con un ruolo decisivo in un momento storico complesso e cruciale per il destino del paese.

Ad emergere sono, senz’altro, Filippo Turati ( Gastone Moschin ), Giovanni Amendola ( Damiano Damiani ) e Antonio Gramsci ( Riccardo Cucciolla ). E con questi personaggi, il regista offre allo spettatore, un dettagliato e chiaro panorama politico, che ci appare frammentario e profondamente diviso.

Vancini dimostra una grande capacità di sintesi nel affrontare complessi problemi storici, come quello dell’inganno, che subirono molte formazioni politiche liberali, sostenendo, in un primo momento il governo di Mussolini ( d’altronde il programma di San Sepolcro del 1919 era ben lontano da idee autoritarie e violente ).

L’interpretazione di Renzo Montagnani

Il delitto Matteotti, diventa un film interessante e avvincente, anche perché il regista decide di affiancare, alla storia principale del confronto e scontro politico, l’inchiesta giudiziaria, che davvero avvenne per il caso Matteotti. L’ indagine venne affidata a Mauro Del Giudice, un fermo sostenitore dell’autonomia della magistratura durante il fascismo e a Umberto Tancredi.

I due giudici nel film sono interpretati da Vittorio De Sica, che darà l’addio al cinema l’anno dopo con C’eravamo tanto amati ( 1974 ) di Ettore Scola; e Renzo Montagnani, non ancora noto al grande pubblico per le sue partecipazione alla commedia sexy.

I due personaggi, interpretati dall’atipica e affiatatissima coppia di attori, non sono eroi. Questi cercano semplicemente di svolgere il loro dovere, al servizio della giustizia.

E se Del Giudice, dal principio dimostra il suo integralismo e la sua testardaggine nel difendere l’autonomia di magistrato, in un contesto sempre più ostile; il personaggio interpretato da Montagnani ha un comportamento contradditorio, che per alcuni aspetti, lo rende molto più interessante.

Il giudice Tancredi dimostra delle simpatie nei confronti del fascismo. In lui, nel corso del film, non avviene, però, un percorso formativo, ponendolo apertamente contro il fascismo, piuttosto il personaggio incarna, perfettamente, la cultura borghese dell’epoca, incapace, consapevolmente, di reagire alle prepotenze di un regime dittatoriale, che ormai ricorre apertamente alla violenza, per tacciare le voci dell’opposizione.

Questo spirito d’impotenza della borghesia, è magistralmente espressa dall’interpretazione di Renzo Montagnani, soprattutto nella sequenza quando comunica a Del Giudice, che la loro inchiesta è ormai passata al senato.

Una regia sobria e potente

Il film oltre ad avere una sceneggiatura ben fatta, scritta dallo stesso Vancini, insieme ad Lucio Manlio Battistrada, ha una regia sobria, ma allo stesso potente, capace di sottolineare i momenti più drammatici della storia, come il rapimento del leader socialista, che il regista realizza con dei fermo immagine, per rendere ben visibile la violenza dei squadristi fascisti; il tutto accompagnato da una musica martellante, realizzata da Egisto Macchi.

Interessante sono anche le sequenze dedicate alle iniziative “nonviolente” contro il regime fascista, promosse a Torino dal liberale Piero Gobetti ( Stefano Oppedisano ), anche lui pestato a sangue dai fascisti.

Florstano Vancini, non risparmia di accusare anche i poteri forti, come il Vaticano, che decide di sostenere il regime fascista e costringe Don Luigi Struzzo a rifugiarsi a Londra, Il Re Vittorio Emanuele III ( Giulio Girola ), che ormai è già una marionetta nelle mani di Mussolini e Confindustria, che decide di sostenere il regime fascista, per eliminare i sindacati.

Il regista per questo film, decide di percorre una strada insidiosa. Gli attori interpretano i loro personaggi, acconciati come erano nella realtà e soprattutto ricalcando le loro inflessioni dialettale, evidente soprattutto per il sardo di Gramsci. Questo poteva rendere il tutto grottesco, relegando il film al genere della parodia, ma le capacità attoriali del cast e la magnifica regia di Vancini, lo rendono un film molto appassionante e soprattutto interessante in ottica storica.

Il delitto Matteotti è un film, da mostrare soprattutto alle nuove generazioni, per non dimenticare un periodo storico tragico per il nostro paese e non sottovalutare il pericolo fascista, tuttora concreto e tangibile.

il divo

Il delitto Matteotti di Florestano Vancini e Il Divo di Paolo Sorrentino

Inoltre questa pellicola di Florestano Vancini ha fatto scuola. É verosimile che un regista come Paolo Sorrentino, non ne abbia tenuto conto, quando nel 2008 ha realizzato Il Divo.

I due film hanno molto in comune, anche Sorrentino, compie la stessa scelta di Vancini, facendo recitare i propri attori acconciati come i personaggi che interpretano, con un magnifico Toni Servillo nei panni di Giulio Andreotti, non è meno riuscita l’interpretazione di Carlo Buccirosso nel ruolo di Carlo Ciriaco Pomicino.

Polo Sorrentino, come Florestano Vancini, affrontano un tema storico di scottante attualità. Certo Giulio Andreotti, non è stato Benito Mussolini, ma entrambi i registi vogliono dimostrare con i loro film, come entrambi siano stati coinvolti in vicende, per nulla edificabili.

Vicende ancora aperte, che ancora oggi vengono sottoposte a riletture e interpretazioni nuove; come non mancano tesi a scagionare Benito Mussolini dal delitto Matteotti, non mancano quelle a favore di Giulio Andreotti, che lo rendono estraneo da ogni trattativa con la mafia, nonostante le sentenze della magistratura.

Il delitto Matteotti e Il Divo sono due film capaci di esprimere il potere del linguaggio cinematografico, capace di esprimere, forse meglio della letteratura, le passioni e le contraddizioni di complessi periodi storici, trasformandosi in documenti d’arte visiva di grande potenza.

Leggi la recensione de Il Divo di Paolo Sorrentino

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  • Anno: 1973
  • Durata: 120 min
  • Distribuzione: Claudia Cinematografica
  • Genere: drammatico, storico
  • Nazionalita: Italia
  • Regia: Florestano Vancini
  • Data di uscita: 13-September-1973