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Interviews

Tony Driver e la storia di Pasquale Donatone: intervista al regista Ascanio Petrini

Tony Driver è la storia di un tassista italo-americano arrestato in Usa per traffico di migranti alla frontiera con il Messico e deportato in Italia. Una volta rientrato in Puglia, guarda l'Italia come un Paese senza opportunità. Non vuole, per nulla al mondo, rinunciare ai suoi sogni. Abbiamo intervistato Ascanio Petrini per comprendere meglio il suo personaggio

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Come sei venuto a conoscenza della storia di Pasquale Donatone, il personaggio intorno al quale hai deciso di costruire il tuo Tony Driver?

Ho conosciuto Pasquale in quanto viviamo nello stesso paesino. Io vivo campagna, in una zona remota e sperduta, che fa capo a un paesino che a sua volta è quello della grotta a cui si è appoggiato Pasquale nel primo periodo. È diventato famoso in paese e io ho letto direttamente un articolo di giornale. Poi un mio amico, un artista, me lo ha fatto conoscere: questo personaggio americano che poteva essere chiunque, un millantatore, che raccontava questa storia affascinante tra il Messico e l’Arizona come se fossero dietro l’angolo. Nel frattempo, viveva in una grotta e successivamente si è spostato in una fabbrica abbandonata, pur presentandosi in giro sempre in maniera ordinata, pulita. Questa figura mi ha particolarmente affascinato per questi motivi. Ho deciso di seguirlo fin dal primo momento. All’inizio, l’ho filmato perché avevo intenzione di scrivere una sceneggiatura di finzione. Come supporto mediatico aggiuntivo avevo con me una fotocamera e Mario Bucci, il direttore della fotografia, mi ha aiutato molto in tutto questo. Filmandolo e riguardando il materiale, ho messo meglio a fuoco il personaggio e ho preferito raccontare una storia più vera e non soltanto per sentito dire. Ad esempio, quando raccontava il suo lavoro interpretava l’atto della guida. Lui è proprio così. Mi sono dunque domandato: “Se questo personaggio decidesse di dare una svolta alla propria vita, cosa farebbe?“. Abbandonerebbe tutto e tornerebbe in America. È quello che abbiamo deciso di raccontare.

In Tony Driver la realtà si fonde perfettamente con l’immaginazione.

È un personaggio che vive nella sua mente, infatti. Quindi, tutto può accadere. A un certo punto può anche ritrovarsi a correre verso un muro nel tentativo di vincere quest’impresa.

L’immagine di Pasquale che corre verso il muro nel tentativo di superarlo è un po’ la metafora dell’uomo che cerca la propria identità?

Tutti gli uomini, in verità, sono alla ricerca della propria identità. Durante la presentazione di un festival, gli è stato domandato se si sente più americano o italiano. Pasquale si sente più americano che italiano: ragiona in lingua inglese. Quindi, nel suo caso, la ricerca potrebbe essere infinita.

Viene presentato con un profilo psicologico approfondito, in tutta la sua complessità. È un personaggio fortemente umano.

È cresciuto in una città metropolitana degli Stati Uniti degli anni ’70, Chicago. Ha avuto un’educazione che in Italia sarebbe arrivata trent’anni dopo. Pertanto, Pasquale riesce ad aggiungere un livello di profondità al personaggio perché ha vissuto molto, di più rispetto al napoletano presente nel film.

Quanto sono durate le riprese?

Complessivamente son durate quattro settimane, nel 2017. Abbiamo impiegato un bel po’ a montare il film.

Anche per la fotografia, vi siete ispirati a quella americana.

Era il personaggio che inevitabilmente richiamava quell’immaginario. Ho dovuto assecondare lui e il paesaggio che lo circondava. Le riprese sono avvenute tra gli Stati Uniti, il Messico e Bari. È stato girato molto on the road. Molto spesso sembra che le riprese siano avvenute in campo e controcampo, invece è solo un’unica ripresa con una copertura. C’è chi vede questa storia come un film, chi invece come un documentario. Io, personalmente, preferisco ritenerlo un film.

La presentazione di Tony Driver è avvenuta alla Mostra del Cinema di Venezia. È stato presentato anche al Sudestival. Il pubblico come recepisce il film dal tuo punto di vista?

Direi più che bene. Pasquale è un personaggio che si fa amare da tutti, anche dai più scettici.

Qual è l’aspetto di Pasquale che hai voluto trasmettere maggiormente nel film?

Sicuramente la leggerezza e la sua capacità di affrontare le situazioni più assurde come se fosse sempre una passeggiata. Per lui, anche scavalcare un muro nel deserto, rischiando la vita tra serpenti a sonagli, scorpioni, o rischiando di essere arrestato, è roba da poco.

L’idea del giro in elicottero è abbastanza spiazzante, poi.

Per assurdo, è stata una scena facile da girare. Quel giorno Pasquale lavorava realmente per il prete, che aveva organizzato questo giro turistico in elicottero. Abbiamo deciso di giocare l’effetto spiazzante a partire da quell’episodio.

  • Anno: 2019
  • Durata: 73'
  • Distribuzione: Wanted Cinema
  • Genere: Commedia, Drammatico, Documentario
  • Nazionalita: Italia, Messico
  • Regia: Ascanio Petrini