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Film da Vedere

Film di Federico Fellini da vedere

È il 20 Gennaio, l'atteso giorno del centenario della nascita di Federico Fellini. Per l'occasione la programmazione serale offre diversi appuntamenti con il cinema del regista riminese

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Che strano chiamarsi Federico, un film del 2013, l’ultimo diretto da Ettore Scola, e scritto insieme alle figlie Paola e Silvia. Come lo stesso regista ha dichiarato, il film è “un piccolo ritratto di un grande personaggio“: Federico Fellini. Presentato durante la settantesima Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia alla presenza del capo dello Stato Giorgio Napolitano ha ottenuto il premio Jaeger-LeCoultre Glory to the Filmmaker.

Sinossi
Il film, basato sui ricordi personali di Scola, si concentra in particolare sui primi anni della carriera di Fellini: il suo arrivo a Roma, gli inizi come vignettista nella redazione del Marc’Aurelio (dove conobbe tra gli altri proprio Scola), fino al suo primo approdo nel cinema come sceneggiatore.

Il Casanova di Federico Fellini, un film del 1976 diretto da Federico Fellini. Il film è stato totalmente girato all’interno del teatro di posa numero 5 di Cinecittà, in cui furono ricreate l’atmosfera e le luci del XVIII secolo. Un’operazione opposta a quella fatta nel coevo Barry Lyndon di Stanley Kubrick, che invece fu girato totalmente in esterno. Fellini dichiarò: “Kubrick ha dilatato il Settecento in inquadrature vastissime, io invece ho fatto l’operazione inversa: l’ho compresso in ambienti piccoli“. L’accurata fattura dei costumi dell’epoca, sontuosi e realisti, valsero il Premio Oscar nel 1977 a Danilo Donati. Il film si basa su Histoire de ma vie del Casanova e su Storia della mia fuga dai Piombi. Molti passaggi sono riportati tali e quali dai racconti autobiografici del Casanova, e il film ne rispetta lo spirito e i dati storici. Ce ne dà la conferma il personaggio di Casanova, per il quale Fellini, dopo una lunga ricerca, scelse Donald Sutherland. Infatti, il viso dell’attore è stato rifatto per intero, per farlo assomigliare il più possibile al famoso ritratto del vero Casanova, un disegno del suo profilo fatto a matita, eseguito dal fratello Francesco, che rimane sicuramente il ritratto più attendibile di Giacomo.

Sinossi
Vecchio e malandato, Casanova, bibliotecario in un castello della Boemia, rievoca la sua vita densa di amori e di avventure. Prima, da giovane a Venezia, dove, incarcerato per la sua vita sregolata, evade dai Piombi e comincia a vagare per le corti europee conducendo una vita ricca di amori e truffe. Con il passare del tempo il successo con le donne comincia a scemare. Molte porte gli si chiudono in faccia mano a mano che la degradazione fisica e morale aumenta. Trova infine rifugio presso un nobile boemo che lo esibisce come fenomeno da baraccone.

Amarcord, un film del 1973 diretto da Federico Fellini. La notorietà di questo film è tale che lo stesso titolo Amarcord, univerbazione della frase romagnola “a m’arcord” (“io mi ricordo”) è diventato un neologismo della lingua italiana, con il significato di rievocazione in chiave nostalgica. Il film, che uscì nelle sale italiane il 13 dicembre 1973, fu poi presentato fuori concorso al Festival di Cannes 1974. Il film, la cui locandina e i titoli di testa sono opera del grafico statunitense John Alcorn, è stato selezionato tra i 100 film italiani da salvare. Amarcord è senza dubbio il più autobiografico dei film del regista riminese: il titolo stesso è un’affermazione e una conferma di ciò – a m’arcord “mi ricordo” – ed è proprio questo che Fellini ricorda attraverso gli occhi del suo alter ego (che per una volta non è Mastroianni, ma Bruno Zanin), il suo paese, la sua giovinezza, i suoi amici e tutte le figure che gli giravano attorno.

Sinossi
A Borgo, nei primi anni ’30, l’adolescente Titta cresce subendo condizionamenti dentro e fuori l’ambito domestico. Suo padre Aurelio è un piccolo imprenditore edile, perennemente in discordia con la moglie Miranda. Zio Pataca vegeta alle spalle dei parenti; zio Teo è ricoverato in manicomio. Nella provinciale cittadina vivono anche Gradisca, una procace parrucchiera e Volpina, una ragazza un po’ scema e priva di freni inibitori.

La dolce vita, un film del 1960 diretto da Federico Fellini. Considerato uno dei capolavori di Fellini e tra i più celebri film della storia del cinema, fu vincitore della Palma d’oro al 13º Festival di Cannes e dell’Oscar per i costumi. Dopo quindici giorni di proiezione il film aveva già coperto le spese del produttore. Dopo tre o quattro settimane era in vista il miliardo di lire e dopo due mesi di programmazione gli incassi superarono il miliardo e mezzo. IMDb riporta un incasso negli Stati Uniti di 19.571.000 di dollari più 8.000.000 derivanti dal noleggio. Alla fine della stagione cinematografica 1959-60 risultò il maggior incasso dell’annata in Italia con 2.271.000.000 di lire dell’epoca d’introito. La dolce vita detiene ad oggi il sesto posto nella classifica dei film italiani più visti di sempre con 13 617 148 spettatori paganti.

Sinossi
Marcello, malgrado le proprie ambizioni di scrittore, si è adattato al ruolo di giornalista mondano. Conosce e frequenta così il mondo dorato che gravita attorno a via Veneto, ne assorbe la mentalità e ne copia i comportamenti. Anche la sua vita sentimentale è sregolata per le avventure occasionali che logorano il suo rapporto con Emma, la donna con cui vive. Nemmeno la tragedia dell’intellettuale Steiner lo scuote.

Intervista, un film del 1987 diretto da Federico Fellini. Il film, nel quale Fellini sembra girare una nuova pellicola ispirata al romanzo America di Franz Kafka, è stato presentato fuori concorso al 40º Festival di Cannes, dove Fellini ha ricevuto il Premio del 40º Anniversario. Con Sergio Rubini, Antonella Ponziani, Maurizio Mein, Paola Liguori, Lara Wendel.

Sinossi
Dietro richiesta di una troupe televisiva giapponese, Fellini accetta di farsi intervistare sulla sua storia di regista. Eccolo al suo arrivo a Cinecittà, sprovveduto cronista di provincia. Ecco le immagini della “Dolce vita”. Ecco, assediata dal cemento e dalle antenne televisive, la Cinecittà di oggi, dove si continua a lavorare per il cinema con tenacia e allegria.

I clowns, un documentario per la televisione diretto da Federico Fellini. La pellicola è raccontata dallo stesso Fellini che intraprende un lungo viaggio nei suoi ricordi al tempo in cui era un bimbo che amava il circo. Attraverso un viaggio nostalgico il regista proporrà tutti gli aspetti della vita di questi uomini buffi e malinconici allo stesso tempo. Il film venne presentato il 30 agosto alla 31ª edizione del Festival di Venezia. Venne distribuito in prima sul Secondo Canale della Rai il 25 dicembre 1970, in bianco e nero; due giorni dopo iniziò la distribuzione nelle sale cinematografiche nella sua versione originale a colori. Nel 1977 venne riedito in coppia con l’episodio di Tre passi nel delirio Toby Dammit, col titolo 2 Fellini 2; in questa versione la voce di Fellini è doppiata da Gigi Proietti.

Sinossi
Fellini segue alcuni clown e ricostruisce il magico mondo del circo a partire da quando, bambino, entrò per la prima volta sotto un tendone restandone affascinato. Alcuni personaggi della sua infanzia riminese sono a loro volta assimilabili a figure clownesche: la suora nana, il capostazione bersagliato dai lazzi degli studenti, i vetturini della stazione. La conclusione è una sgangherata parata, allegorico richiamo alla morte del clown.

 

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