RIFF 2019: una proiezione speciale al termine della conferenza stampa
Mercoledì mattina al Nuovo Cinema Aquila, dopo la CS del RIFF Awards 2019, è stato proiettato “Le ragazze della rivoluzione”, ottimo lavoro documentaristico di Giancarlo Bocchi
Oggi, 15 novembre, la XVIII edizione del Riff Awards 2019 – Roma Independent Film Festival entra finalmente del vivo. Ma già mercoledì mattina, il 13 novembre, vi era stata una gustosa anticipazione: alla conferenza stampa del festival era stata infatti abbinata la proiezione speciale dell’intenso documentario realizzato da Giancarlo Bocchi, uno senza peli sulla lingua e che sa fare scelte coraggiose, presso quelle guerrigliere curde che coraggiosamente hanno combattuto l’ISIS per essere poi tradite, vilmente, dall’occidente. Procediamo comunque con ordine, perché anche la presentazione della frizzante kermesse cinematografica ha evidenziato qualche gustosa novità.
Tanto per cominciare il direttore Fabrizio Ferrari, nel prendere la parola ed elencare gli appuntamenti che compongono quest’anno il RIFF, ci ha tenuto ad introdurre alla stampa una vera e propria primizia: la sezione Il nuovo cinema ucraino: la realtà che ispira coordinata dalla giornalista e critica cinematografica Nadia Zavarova, con la quale il patron del festival capitolino aveva già avuto modo di collaborare anni fa per una selezione di corti programmata al Molodist di Kiev. E per restare in tema di cortometraggi, un blocco di lavori provenienti dall’Ucraina verrà presentato al Nuovo Cinema Aquila proprio oggi, alle ore 18. E a seguire la stessa Zavarova ci sbalordirà con un panel di tutt’altra natura e dal titolo alquanto ammiccante: Una movie star è il mio migliore amico.
Altri due lungometraggi ucraini verranno poi proiettati nei prossimi giorni. Particolarmente alte le aspettative per la black comedy The Strayed (Preputny, 2017) di Arkadii Nepytaliuk. Ma più in generale ci hanno invogliato le parole della curatrice di tale sezione, parole tese a sottolineare come del cinema ucraino si sia voluta dare un’immagine il più possibile ricca, variegata, stante la scelta di oggetti filmici diversissimi tra loro.
Un’eco di tale “biodiversità”, se ci può essere concessa tale espressione, l’abbiamo riscontrata anche negli altri scomparti del festival. A partire da una pattuglia di film indipendenti italiani che appare particolarmente agguerrita e che spazia da originali documentari a commedie e ad altri picareschi lungometraggi di finzione. Su tutti ad averci maggiormente incuriosito, almeno sulla carta, è Pastrone! di Lorenzo De Nicola, documentario da cui ci si aspetta che la conoscenza del leggendario regista di Cabiria esca implementata. Promettente anche la vetrina di film stranieri. Si parte forte stasera con Nancydi Christina Choe, l’intrigante thriller americano scelto quale Opening Night Film.
Due parole, infine, per Le ragazze della rivoluzione (Le donne che hanno sconfitto l’ISIS), il documentario cui si accennava in apertura. Ci ha fatto molto piacere vedere proiettato questo lavoro indubbiamente militante di Giancarlo Bocchi subito dopo la conferenza stampa, alla presenza di tanti ragazzi delle scuole fatti venire per l’occasione. Laddove l’informazione televisiva è sempre più viziata, parziale, pavida, uno come Bocchi si ostina a girare documentari in rischiosi teatri di guerra prendendo le parti delle vittime, delle parti oppresse troppo spesso ignorate e marginalizzate dai media occidentali. Lo ha fatto nell’ex Jugoslavia, lo ha fatto in Afghanistan, lo ha fatto in tanti altri posti. E anche se di indagini valide sulla tragedia siriana ce ne sono state altre, sempre per merito di troupe e fonti indipendenti, particolarmente vibrante ci è parso il suo ritratto delle donne curde che si sono sacrificate e continuano a sacrificarsi nella lotta contro le bestie dell’ISIS, dando vita all’avanzatissimo esperimento sociale del Rojava, con lo sconcertante risultato di essere poi pugnalate alle spalle assieme al loro popolo ancor oggi sottomesso ed umiliato da un odioso autocrate turco, nonché da quell’occidente che, per convenienza ed ignominia, preferisce volgere lo sguardo altrove.
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