Animali notturni (Nocturnal Animals), un film drammatico e neo-noir del 2016 scritto, diretto e co-prodotto da Tom Ford. Basato sul romanzo del 1993 di Austin Wright Tony & Susan, il film è interpretato da Jake Gyllenhaal, Amy Adams, Aaron Taylor-Johnson, Michael Shannon, Isla Fisher e Armie Hammer. Il film è stato presentato in concorso alla 73ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, dove ha vinto il Gran premio della Giuria. Il film è stato presentato anche al Toronto International Film Festival il 9 settembre 2016 ed al BFI London Film Festival il 14 ottobre. È stato distribuito nelle sale cinematografiche italiane il 17 novembre 2016 da Universal Pictures, mentre negli Stati Uniti è uscito il giorno successivo a cura di Focus Features.
Sinossi
Susan riceve dall’ex marito un manoscritto su cui l’uomo vuole un’opinione. In quello che potrebbe essere un futuro libro pubblicato si racconta la storia di una vacanza familiare destinata a trasformarsi in qualcosa di violento e letale. Mentre si lascia prendere dallo scritto, Susan si ritrova a ricordare il suo primo matrimonio e ad affrontare alcune oscure verità che la riguardano.

La recensione di Animali Notturni
Il senso di questo secondo film da regista di Tom Ford è forse racchiuso tutto nella lunga sequenza che ne accompagna i titoli di testa: una galleria di corpi flaccidi e nudi che è, al contempo, elemento di disturbo e di enorme fascinazione estetica. In altre parole, una cosa brutta da cui è impossibile distogliere lo sguardo. Un’incapacità che poi è la stessa che ha la protagonista nello staccarsi da un manoscritto che, pur turbandola profondamente, le riaccende dentro una fiamma che credeva ormai spenta e che, di riflesso, lo stilista/regista trasferisce anche sullo spettatore, letteralmente ipnotizzato dalla violenza delle immagini. È questo il manifesto programmatico di un’opera densissima che utilizza il linguaggio sporco del thriller inserendolo però in una cornice di glaciale eleganza.
Con un processo inverso a quello di A Single Man, in cui lasciava il dolore di un lutto libero di esplodere in un mélo al calore bianco, qui Ford affronta il rimpianto per una scelta sbagliata – e mai del tutto elaborata – e lo cristallizza nella (magnifica) rigidità formale di Amy Adams e nelle opere d’arte che il suo personaggio ostenta più come blasoni di uno status sociale a cui rinunciare è impensabile che non per reale passione. Tratto dal noir di Austin Wright Tony e Susan, Animali notturni è un nero apologo morale strutturato su tre differenti linee narrative, due delle quali rappresentano il passato e il presente di Susan mentre una terza declina in immagini il crudo romanzo di Edward. E non è affatto un caso che quest’ultima traccia prenda ben presto il sopravvento su una realtà che ci viene da subito descritta come grigia e vinta dalla routine (seppure di lusso) in un film che in fondo non fa altro che raccontare la rivalsa dell’atto artistico nei confronti di una vita che in passato ha condannato il suo autore, Edward, per la sua supposta mediocrità.
Contraddistinto da un accumulo parossistico di pathos che sembra non voler sfociare mai in un vero e proprio climax, Animali notturni è un film complesso e impeccabile, splendidamente montato – e non potrebbe essere altrimenti, visto il coinvolgimento di Joan Sabel, già responsabile del montaggio di Kill Bill – e interpretato da un quartetto di attori in stato di grazia. La parte del leone la fa ovviamente Amy Adams, attrice straordinaria qui alle prese con questa “donna che visse due volte” (il riferimento a Hitchcock non sembri peregrino, basta notare l’uso che Ford fa della colonna sonora) che è un autentico capolavoro di sottrazione emotiva, anche se il vero centro nevralgico della storia è racchiuso in un altro personaggio, che solo a torto si potrebbe considerare secondario. Si tratta del ruvido sceriffo a cui presta il volto (e soprattutto la voce) Michael Shannon, prima pendolo morale e infine violenta scure della giustizia pronta ad abbattersi sui colpevoli di un crimine tanto cruento quanto privo di senso come quello descritto nel romanzo di Edward.
Alla fine del film – complice anche una sequenza finale di tensione emotiva tendente a infinito – si esce dalla sala con questa sensazione di sottile disagio. E, considerati i sette anni che separano questo Animali notturni dal precedente A Single Man, anche un po’ di dispiacere per il fatto che Tom Ford non si dedichi a quello che potremmo definire come il suo secondo lavoro con maggiore assiduità.