Somewhere di Sophia Coppola (Venezia 67esima edizione)
“Sophia Coppola continua il suo percorso di umanizzazione del mondo delle celebrity. In qualche modo, tutti i suoi film parlano di personaggi che cercano di vivere nonostante la pressione continua provocata dalla celebrità. Stavolta abbiamo il film forse più intimo e personale, quasi un omaggio al padre Francis, che viene ricreato nel personaggio di Johnny Marco, in questo caso attore, ma comunque rappresentante di un certo tipo di mondo”.
Sophia Coppola continua il suo percorso di umanizzazione del mondo delle celebrity. In qualche modo, tutti i suoi film parlano di personaggi che cercano di vivere nonostante la pressione continua provocata dalla celebrità (anche la Lux de Le Vergini Suicide a suo modo è una star). Stavolta abbiamo il film forse più intimo e personale, quasi un omaggio al padre Francis, che viene ricreato nel personaggio di Johnny Marco, in questo caso attore, ma comunque rappresentante di un certo tipo di mondo.
È evidente che ci siano moltissime storie di vita vissuta o raccontata nel film della Coppola, che gira con raffinatezza e mestiere, scegliendo la maniera di narrare più divertente e intima. Per l’audience italiana c’è l’ilarità aggiunta dalle beffe orchestrate ai danni dei personaggi televisivi nostrani (chissà che la Marini avrà capito che veniva presa per i fondelli).
La regista si sforza di mostrare la solitudine e la vacuità della vita di un personaggio come il suo protagonista. Purtroppo è veramente arduo provare compassione per una persona dalla vita così invidiabile, e il rischio forte è dare la sensazione che si tratti di gente che non sappia apprezzare le fortune e le sfortune. Forse poteva essere una buna mossa puntare su questa idea, ma improbabile poterlo fare se sei nata col cognome Coppola.
Gianluigi Perrone
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