Scent of a Woman – Profumo di donna, un film del 1992 diretto da Martin Brest, con protagonista Al Pacino. È il remake dell’omonimo film Profumo di donna del 1974, diretto da Dino Risi e interpretato da Vittorio Gassman, tratto dal romanzo Il buio e il miele di Giovanni Arpino del 1969. Vincitore di tre Golden Globe (Miglior film drammatico, Miglior attore in un film drammatico a Al Pacino, Migliore sceneggiatura a Bo Goldman) e del premio Oscar al Miglior attore protagonista, Al Pacino. Da segnalare la partecipazione del quasi esordiente Philip Seymour Hoffman. Con Al Pacino, Chris O’Donnell, Gabrielle Anwar, James Rebhorn.
Sinossi
Charlie Simms, di modesta estrazione sociale, frequenta un collegio esclusivo. Rischia però di non ottenere la borsa di studio per Harward. L’amico non corre invece rischi: suo padre è uno dei finanziatori del collegio. Charlie, intanto, accetta di fare da accompagnatore per il fine settimana a Frank Slade, un colonnello cieco, beone e scorbutico; questi si porta il ragazzo a New York e con il suo aiuto decide di divertirsi. Remake del film di Dino Risi, tratto dalla novella di Giovanni Arpino “Il buio e il miele”. La sceneggiatura di Bo Goldman non è straordinaria. Pacino però ce l’ha messa tutta, guadagnandosi pure un Oscar.
« Ci sono due tipi di persone al mondo: quelle che tengono duro e fanno fronte, e quelle che scappano. Scappare è meglio».
(Tenente Colonnello Frank Slade)
Commedia dal retrogusto aspro e remake con ampie variazioni sul tema imbastito da Risi, Scent of a Woman si fa apprezzare per una sceneggiatura robusta (opera di Bo Goldman, già premiato con l’Oscar per la sceneggiatura dell’eccelso Qualcuno volò sul nido del cuculo), una direzione accorta ed una prova d’attori che offre ad Al Pacino un’occasione suprema per confermare il suo talento ma che mette soprattutto in risalto le qualità di Chris O’Donnell, eccellente nel suo modo di esprimere il disagio e una differenziatissima gamma di emozioni davanti al carisma di Pacino. Una parte della critica italiana, tradendo un visibile campanilismo (il lavoro di Risi, tratto da Il buio e il miele di Giovanni Arpino, con un Vittorio Gassman in forma smagliante, non doveva essere nemmeno confrontato con quello della coppia Brest-Pacino), ha stigmatizzato il film, che a dispetto di ciò si è guadagnato tre Globi d’oro (miglior film, attore, sceneggiatura) ed è stato candidato a 4 premi Oscar: miglior film, regia, attore, sceneggiatura. Il film ha ricevuto commenti molto positivi da parte della critica. Il film è stato infatti premiato agli Oscar così come ai Golden Globe dove è stata lodata in particolar modo l’interpretazione di Pacino. Il film è stato anche un successo al botteghino, guadagnando circa 63 milioni di dollari negli Stati Uniti e 71 milioni di dollari all’estero, per un totale di circa 134 milioni di dollari in tutto il mondo, contro un budget di 31 milioni di dollari. Il tema musicale ricorrente nel film (la seconda parte del tango, la prima parte della musica durante la sequenza del giro in Ferrari e la musica finale) è un brano tratto da Luci della città di Charlie Chaplin, intitolato La violetera e composto da José Padilla; anche nel film di Chaplin la protagonista è cieca. Nella prima scena di tango, il titolo dello stesso è Por una cabeza (Per un’incollatura), canzone del 1935 di Carlos Gardel. Si tratta della corsa di un cavallo paragonato alla corsa della vita e all’amore per una donna.