Un po’ di Francia, finalmente, al Festival di Roma. Cédric Kahn compone un film controcorrente rispetto alle sobrie atmosfere tipiche del cinema d’oltralpe, mettendo in scena un’appassionata storia d’amore, che vede come protagonista femminile una sempre più convincente Valeria Bruni Tedeschi.
Un po’ di Francia, finalmente, al Festival di Roma. Cédric Kahn compone un film controcorrente rispetto alle sobrie atmosfere tipiche del cinema d’oltralpe, mettendo in scena un’appassionata storia d’amore, che vede come protagonista femminile una sempre più convincente Valeria Bruni Tedeschi.
Il sobrio architetto Mathieu (Yvan Attal) conduce una vita composta e ordinata, e la morte della madre pare non turbarlo più di tanto. A questo triste evento però si aggiunge il rincontro con una vecchia fiamma, Maya (Valeria Bruni Tedeschi), mai definitivamente spenta. La lettura pseudo-psicanalitica dei fatti potrebbe essere questa: la morte della madre apre in Mathieu uno spazio di follia all’interno del quale vivere la tumultuosa passione con Maya. Man a mano che gli incontri clandestini fra i due si fanno più frequenti (entrambi sono coniugati), Mathieu abbandona la sua naturale compostezza e comincia a rilasciare tutto il desiderio precedentemente trattenuto. Insomma l’adagio è il solito: il desiderio passa per la morte; formuletta quest’ultima che credo abbia sfinito anche i cattolici più tenaci. Ma a parte questi rilievi, innegabile è il vortice d’emozioni che l’altalenante impeto di Maya suscita nello spettatore.
“I rimpianti” (il titolo del film) sono proprio ciò che costituisce la dorsale della passione. È la perdita e non il possesso a fornire la forza motrice del desiderio. I due amanti, a turno, prima l’uno, poi l’altra, si sono sottratti alle rispettive passioni, temendo di non riuscire a gestirle, ed esserne sopraffatti. Questo eccesso non dominabile rimane tale, proprio perché lo si è lasciato fluire, invece d’ingabbiarlo nella griglia d’un rapporto convenzionale. “Noi non siamo ciò che siamo, siamo ciò che ci manca” dicevano Bene – Lacan. Appunto.
Luca Biscontini
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