‘Quei bravi ragazzi’ di Martin Scorsese, uno dei più grandi capolavori del gangster movie
Costruito sul tempo sincopato delle canzoni della colonna sonora che si susseguono a raffica, Goodfellas scarta, deformandoli, i luoghi comuni del genere. Tour de force per l'occhio e la mente dello spettatore, Quei bravi ragazzi mette in scena un'abilità tecnica e un'intelligenza di regia magistrali. Di nuovo in sala
Quei bravi ragazzi(Goodfellas)di Martin Scorsese, torna al cinema dal 25 Novembre.
Il film del 1990 diretto da Martin Scorsese è tratto dal romanzo Il delitto paga bene di Nicholas Pileggi. A sua volta basato sulle vicende del pentito Henry Hill, il film è stato scritto a quattro mani dallo stesso Pileggi e da Scorsese. Il titolo fu modificato poiché l’originale, Wiseguy, avrebbe potuto confondersi con una serie TV omonima. Candidato a 6 Oscar nel 1991, si aggiudicò l’Oscar al miglior attore non protagonista, andato a Joe Pesci, alla seconda collaborazione con Scorsese dopo Toro scatenato (1980) e prima di Casinò (1995), per l’interpretazione del mafioso Tommy DeVito.
Considerato tra i migliori film del regista italoamericano, è stato a più riprese definito come uno dei migliori film della storia del cinema. Con Robert De Niro, Ray Liotta, Joe Pesci, Lorraine Bracco, Paul Sorvino.
Sinossi
Henry Hill racconta la sua storia di gangster da quando, ragazzetto, guardava i boss del quartiere. Incomincia così a frequentare l’ambiente dove James, Tommy e Paul lo introducono al crimine. Henry nel frattempo si è sposato con una ragazza ebrea, che ignora la sua vera professione, ma che a poco a poco verrà irretita nei traffici del marito. Caduto in disgrazia e temendo di essere eliminato, Henry decide di “cantare” con l’FBI.
Il ‘mondo’ di Scorsese
Martin Scorsese, con questo film, riaffronta l’ambiente mafioso italo-americano già descritto in Mean Streets. Costruito sul tempo sincopato delle canzoni della colonna sonora che si susseguono a raffica, il film scarta, deformandoli, i luoghi comuni del genere, mescolando paranoia e violenza per restituirci un quadro, paradossalmente, più vero del reale. Tour de force per l’occhio e la mente dello spettatore, Quei bravi ragazzi mette in scena un’abilità tecnica e un’intelligenza di regia magistrali. Premio per la regia al Festival di Cannes. Un capolavoro americano di cultura popolare, sulle cui innumerevoli qualità è inutile spendere una parola di più. Visto a distanza di anni, ci si accorge di come Quei bravi ragazzi sia invecchiato bene, perché un regista all’apice del suo talento ha saputo utilizzare tutti i registri di dialettica cinematografica a sua disposizione, inserendo tutte le finezze di mestiere necessarie al posto giusto. Non un inno alla criminalità ma un’efficacissima esposizione dei caratteri che di solito la compongono. L’allucinante rozzezza e brutalità priva di sentimenti di Tommy, capace di far fuori un barista solo per un commento irriverente, o pestare a morte un vecchio conoscente finendolo poi ripetutamente con un coltello da cucina, per poi ritenere il suo comportamento più che comprensibile. La devota dipendenza di Karen, che anche quando ha capito di che pasta sia fatto il marito, é incapace di liberarsi di lui, risultando in fondo affascinata dai suoi crimini. Sono i caratteri, quelli che Scorsese nel suo film riesce a cogliere in maniera precisa e plausibile come meglio non sarebbe possibile. Egli conferisce alle sue tragiche figure una profondità fino ad allora inconsueta per un film del suo genere, mostrando la mafia non dal punto di vista eroico ed euforico, ma realistico. Ogni musica scelta, canzoni dell’epoca, colpisce come un tiro al piattello scoccato da un mitragliatore.
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