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FESTIVAL DI CINEMA

L’Italia vince l’Orso d’oro: la 66. Berlinale premia Gianfranco Rosi con Fuocoammare

La giuria della Berlinale 2016, presieduta da Meryl Streep e composta da Alba Rohrwacher, Lars Eidinger, Nick James, Brigitte Lacombe, Clive Owen e Małgorzata Szumowska, premia l’Italia di Gianfranco Rosi con L’Orso d’Oro

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La giuria della Berlinale 2016, presieduta da Meryl Streep e composta da Alba Rohrwacher, Lars Eidinger, Nick James, Brigitte Lacombe, Clive Owen e Małgorzata Szumowska, premia l’Italia di Gianfranco Rosi con L’Orso d’Oro. Solo nel 2012 gli inossidabili fratelli Taviani portavano a casa lo stesso premio con Cesare deve morire, Shakespeare tra teatro e vita nel carcere di Rebibbia. A distanza di una manciata di Orsi d’Oro, Fuocoammare, unico italiano in concorso a Berlino, incontra il plauso di critica, pubblico e giuria. Tuttavia, come fu già per il Sacro GRA Leone d’Oro a Venezia, il lavoro di Rosi continua a dividere la critica nostrana: film documento allegorico e necessario per allenare gli occhi pigri del mondo? Esibizione della morte studiata e ricostruita?

Mentre la critica osanna e distrugge l’approccio di Rosi, Fuocoammare si aggiudica anche il Premio della Giuria Ecumenica, il Premio Amnesty International e il Premio della Giuria dei lettori del Berliner Morgenpost. L’Italia di Rosi torna a casa soddisfatta.

A vincere Il Gran Premio della Giuria è Death in Sarajevo di Danis Tanović, dove la Storia diventa il punto di partenza per osservare e afferrare il presente di un Paese tuttora in difficoltà. Il film di Tanović, coproduzione tra Francia e Bosnia e Erzegovina, riceve anche il premio FIPRESCI. Il lungo viaggio nella rivoluzione filippina contro l’oppressore spagnolo di Lav Diaz conquista il Premio Alfred Bauer (premio destinato a un film che “apre nuove prospettive”). Lullaby to the Sorrowful Mystery è un affondo rigorosamente in bianco e nero nell’uomo e nella storia abitati da demoni, figure mitologiche, ideali. La francese Mia Hansen-Løve ritira L’Orso d’Argento alla Miglior Regia per Things to Come, mentre i premi al Migliore Attore e Migliore Attrice spettano rispettivamente a Majd Mastoura in Hedi di  Mohamed Ben Attia e a Trine Dyrholm in The Commune di Thomas Vinterberg. Hedi viene inoltre ricompensato con il cospicuo premio alla Miglior Opera Prima. Il polacco United States of Love di Tomasz Wasilewski, storia di quattro donne che si ribellano tragicamente all’oppressione esercitata sul corpo dal loro Paese ascoltando i propri desideri, vince il Premio alla Miglior Sceneggiatura. A Mark Lee Ping-Bing, direttore della fotografia nel cinese Crosscurrent di Yang Chao, la giuria consegna Premio Miglior Contributo Artistico.

Per vedere tutti i premi assegnati clicca qui.

Francesca Vantaggiato

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