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In Sala

The Lobster

The Lobster convince nel tema scelto e nella sua resa narrativa, nella quale viene evidenziato come la vera libertà sta nel rispettare la reale natura dell’essere umano e la sua volontà di scegliere ciò che vuole essere

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La libertà e la realizzazione esistenziale dell’uomo passa per la vita in due? E poi, che cos’è l’amore? Anzi, come la società ha costruito l’amore, la coppia? Come e perchè la solitudine viene combattuta ed esorcizzata da chi regola l’organizzazione sociale? Uno dei nuovi e promettenti autori cinematografici contemporanei, il greco Yorgos Lanthimos, tenta di mettere sul piatto tutte le variabili che scaturiscono da queste domande con The Lobster, pellicola in Concorso nella Selezione Ufficiale. Terzo lungometraggio e primo film in lingua straniera per Lanthimos, coprodotto con Irlanda, Inghilterra, Francia ed Olanda. In un non precisato futuro, i single sono banditi dal vivere civile. Chi lo diventa viene portato in un HOTEL: una spa correzionale dove si hanno a disposizione 45 giorni per formare una coppia con uno/una degli altri ospiti. In caso di insuccesso, si verraà trasformati nell’animale che si desidera diventare e relegati nel BOSCO, luogo dove tentano di sopravvivere i SOLITARI, che contestano il sistema civile organizzato, per preservare la loro libertà individuale… I solitari sono braccati letteralmente dalla società civile, che tenta di sterminarli mandando i reclusi della spa a battute di caccia nel bosco per trovarli ed ucciderli: più solitari si uccidono, più si incrementano i giorni per trovare “l’altra metà “ e per non morire come uomini.

Nella spa correzionale fa il suo ingresso David (Collin Farrel), che passivamente subisce il tentativo di conformarsi alle regole civili. Aragosta (The Lobster): un animale che vive a lungo, popola il mare, si riproduce… La scelta resa all’atto della registrazione nell’HOTEL rivela in David una latenza attiva che ben presto si trasforma in rivolta e fuga consapevole: la coppia non la si può far diventare un piano di vita a tutti i costi… Ma il BOSCO dove vivono i solitari non è il luogo di libertà che David immaginava. Anche qui la preservazione dell’individualismo è estremizzata all’eccesso. Impossibile baciarsi, fare sesso, innamorarsi. Lea Seydoux incarna una leader inflessibile nella tenacia difesa dell’individualismo, così prezioso da sacrificare la sua stessa vita. E proprio nel bosco David incontra la sua anima gemella (Rachel Weisz), anche lei miope come lui… I due si innamorano naturalmente e su di loro spietatamente Lea Seydoux infligge la sua vendetta. L’amore vero trionfa, diciamo, con il dubbio e la paura di David di renderlo completamente uguale per riuscire a vivere insieme per sempre….

The Lobster convince nel tema scelto e nella sua resa narrativa, nella quale viene evidenziato come la vera libertà sta nel rispettare la reale natura dell’essere umano e la sua volontà di scegliere ciò che vuole essere. Ma cosa vuole essere l’uomo, oggi? Lanthimos non riesce a dircelo, traducendo quest’impossibilità nei due bivi estremi che l’esorcizzazione della morte e della solitudine (culla in cui nasciamo e che ci raccoglie alla fine della vita) operata da chi gestisce religione e politica ha generato. Duro e reso davvero con efficacia l’atto di accusa di un sistema che ha messo e mette alla gogna l’individualismo e la realizzazione ‘autarchica’ dell’essere umano. Per una questione di sopravvivenza della specie, la vita in due viene costruita come la panacea di tutti i mali dell’uomo – e fa sorridere, ma è così maledettamente centrata in tal senso – la dimostrazione operata nell’hotel per convincere gli ospiti di quanto convenga non stare da soli: una donna mangia da sola e muore perchè nessuno c’era quando ha ingoiato male un boccone. Segue quella in due, con l’altro che l’aiuta a sbloccare il respiro. E l’amore diviene contratto sociale indispensabile per una piena e completa realizzazione di se stessi: una delle porzioni del film illuminanti in tal senso è la simulazione di coppia che i solitari devono fare per poter accedere al mondo civile. L’ingresso nel centro commerciale di Lea e dei suoi tre complici (tra cui David e Rachel) che possono finalmente entrare in un supermercato, mangiare, godere di un benessere altrimenti precluso, illumina sul prezzo da pagare per stare nel gioco e nella lotta della vita. Girata con alto senso di inquietudine visiva, dentro una fotografia neutra e ‘terrificante’ per ciò che rivela, la visita di Lea finta civilizzata ed accoppiata, ai suoi genitori: quante verità mostra l’artificiosità di una normalità (lavoro, casa, figli)… Lanthimos qui è abile visivamente nel rendere tutta la forzatura di una non assolutezza: non è questo l’unico modo, non è così, in questa forma, che si esorcizza il caos e la morte, non con un ordine di vita e di sentimenti a tutti i costi….

Visivamente, il regista greco questa volta non accompagna la sua storia con personalità. Il suo stile qui scompare, compresso-negato da una fruizione decisamente più ordinaria per l’occhio. La macchina da presa sembra non volersi mettere in gioco in ciò che illustra, restando lontana (se non per pochi sprazzi) da quei tocchi capaci di scavare e attraversare ambienti e individui con un senso di prospettiva, un tempo, propri. E la coproduzione, credo anche solo inconsciamente, abbia limitato la sua libertà. Migliore sceneggiatura è l’augurio che faccio a The Lobster, lo meriterebbe a pieno.

Maria Cera

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  • Anno: 2015
  • Durata: 118'
  • Distribuzione: Good Films
  • Genere: Fantascienza
  • Nazionalita: Grecia, Gran Bretagna, Irlanda, Paesi Bassi, Francia
  • Regia: Giorgos Lanthimos
  • Data di uscita: 15-October-2015