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“Il cinema di Don Siegel” di AA.VV. a cura di Fabio Zanello

Il cinema da leggere. Recensioni di libri di cinema. Rubrica a cura di Gianluigi Perrone

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IL CINEMA DI DON SIEGEL

A cura di Fabio Zanello

Edizioni Il Foglio

Don Siegel e Clint Eastwood

Che cosa ha Chicago? Cosa ha di così epico, definitivo e devastante per aver dato i natali a tre tra i più grandi autori noir americani: William Friedkin, Michael Mann e Don Siegel. Se lo chiede anche Fabio Zanello che, nel libro a saggi edito da Il Foglio (che ha curato), ripercorre, insieme a un gruppo di autori, la carriera e uno studio sull’autore.È un affresco lucido su un regista che definire sottovalutato, in questo caso, non è affatto fuori luogo. E non che Siegel non sia tenuto su un palmo, dopo anni di screzi e feroci critiche politiche e contenutistiche dalla scuola francese ‘godardiana codardiana’, dall’establishment attuale dalla nuova Hollywood in poi. Il suo nome non ha comunque la sufficiente eco che le sue opere hanno avuto. Basti pensare, come sottolinea subito Zanello, che ciò che ora è mito, ovvero Peckinpah e Eastwood, non solo inizia i suoi passi con lui ma ne dichiara l’influenza imprescindibile, più di qualsiasi altro. Ancora più paradossale visto che parliamo di due fasce politiche diametralmente opposte, come appunto Peck e Clint possono essere.

L’autore racconta, attraverso un’analisi precisa, l’aspetto più maturo e identificativo del cinema di Don Siegel, ovvero l’esposizione priva di retorica della società impazzita. Monolitico nelle sue scelte e nella sua morale, Siegel era invece plastico nell’uso dei generi e aveva sovvertito il poliziesco così come farà anche con la fantascienza (L’Invasione degli ultracorpi) o lo spionistico (Telefon). Artefice di un cinema di anti-eroi mai ruffiani, anzi dolorosi nella loro riluttanza verso l’immedesimazione dello spettatore, denunciava, senza denunciare, le contraddizioni della società americana, capace di catturarne soprattutto per immagini, la devastante rovina.

L’Inferno è per gli eroi, Faccia d’angelo, Squadra speciale, sparate a vista, Charlie Varrick, Telefon, Rivolta al blocco 11, Fuga da Alcatraz, sono alcune delle sue opere maggiori, per non citare Il pistolero o Dirty Harry, che sono impressi nella mente più di mille parole. Il libro a saggi di diversi autori (Francesco Asaro, Aurora Auteri, Alessandro Baratti, Beniamino Biondi, Massimo Causo, Sebastiano Cecere, Federico De Zigno, Fulvio Fulvi, Massimo Gerosa, Gabrielle Lucantonio, Matteo Lolletti, Mario Molinari, Domenico Monetti, Michelangelo Pasini, Michele Raga, Silvana Zancolò, Fabio Zanello  e Massimo Zanichelli) racconta il cinema di Siegel senza sensazionalismo ma con pacato rispetto, quello che sarebbe piaciuto a un regista che aveva fatto del codice d’onore tra gli uomini un pilastro della sua poetica.

Gianluigi Perrone

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