Prodotto da Istituto Luce Cinecittà con la preziosa collaborazione della Titanus, Nessuno ci può giudicare è un documentario diretto da Steve Della Casa e Chiara Ronchini sui musicarelli: filone di film incentrati su popolari cantanti o celebri canzoni di grande successo in Italia a cavallo fra anni ’50 e ’60.
Alternando immagini di repertorio e interviste a celebrità dell’epoca come Rita Pavone, Caterina Caselli, Don Backy, Tony Dallara e Shel Shapiro, i due registi dipingono un ritratto spensierato del cambiamento sociale e culturale di un Italia che, dal secondo dopoguerra, si trovava a cavalcare la rinascita del boom economico, anticipando quella tensione culturale culminata con le rivolte del Sessantotto.
Sinossi
Il racconto dell’Italia del secondo dopoguerra e del miracolo economico attraverso i film musicali, con protagonisti prima gli “urlatori” (Celentano, Mina, Dallara) e poi i cantanti beat (Morandi, Pavone, Caselli, Mal).
Un’Italia che cambia velocemente, dove i giovani per la prima volta nella storia nazionale possono essere indipendenti economicamente dalla famiglia e possono coltivare i loro gusti musicali e il proprio modo di vestire.
Recensione
Per la prima volta la canzone italiana, che fino a quel momento anche nel cinema era rivolta a tutta la famiglia, era indirizzata a un pubblico decisamente giovanile
Nessuno ci può giudicare non si limita a ricordare, ma indaga, attraverso un lavoro curato e approfondito, la svolta politica, generazionale e sociale di quegli anni.
Un compito non semplice visto l’imponente mole di materiale già ampiamente lavorato intorno quel periodo, ma i registi sono stati capaci di discutere di film – allora ampiamente snobbati – come In Ginocchio da te, Perdono o I ragazzi di Bandiera Gialla, dalle trame spesso povere e scontate (tanto che alcuni erano totalmente costruiti a partire da una canzone realizzata dal cantante protagonista), ma capaci di riscuotere un successo incredibile al botteghino.
Una cultura destinata a cambiare il concetto stesso di giovane; da lì in poi definito anche come teenager, che per la prima volta si distingue dalle generazioni precedenti
Proprio Goffredo Lombardo, il patron della Titanus, diceva che i film con Gianni Morandi e Caterina Caselli negli anni Sessanta avevano salvato la gloriosa casa produttrice. Effettivamente questi film, che costavano veramente poco, incassavano tantissimo.
Per la prima volta la canzone italiana, che fino a quel momento anche nel cinema era rivolta a tutta la famiglia, era indirizzata a un pubblico decisamente giovanile.
Una cultura destinata a cambiare il concetto stesso di giovane; da lì in poi definito anche come teenager, che per la prima volta si distingue dalle generazioni precedenti per il modo di vestire, comportarsi e consumare grazie – e soprattutto – alle nuove opportunità offerte dal boom economico.
“Da paese in bianco e nero, diventa improvvisamente colorato” ricorda Shel Shapiro.
La musica diventa il principale strumento di espressione, ma soprattutto il passatempo più importante per migliaia di giovani italiani
La musica diventa il principale strumento di espressione, ma soprattutto il passatempo più importante per migliaia di giovani italiani.
I musicarelli venivano visti allora poco più che un fenomeno commerciale, ma nel documentario realizzato da Steve Della Casa e Chiara Ronchini, ripercorrono quel periodo colorato e spensierato della storia italiana per ritrovare nei suoi protagonisti la spinta artistica e culturale che questi film hanno significato.
Un ricordo nostalgico di chi quegli anni li ricorda con affetto, ma dedicato ad un periodo di grande rivoluzione.
Alessio Paolesse